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Posts Tagged ‘Giulio Tremonti’

Evasione fiscale, da che pulpito viene la predica…

domenica, ottobre 27th, 2013

Soldi_evasioneIn Tv, all’ora di pranzo (tanto per farti andare il boccone di traverso), parlano di evasione fiscale e lavoro nero. Lo fanno invitando gli esponenti di quei partiti che hanno “depenalizzato” il falso in bilancio, emanato condoni a manetta – 7 dal 1973 ad oggi (due dei quali da parte dei governi Berlusconi, 2003 e 2009, con Tremonti ministro dell’Economia) – e permesso il rientro dei capitali dall’estero (il cosiddetto “scudo fiscale”) a fronte del pagamento di una somma del 5% a titolo di imposte, interessi e sanzioni. Insomma: hanno fatto il solletico agli evasori, a cui questa situazione è piaciuta non poco. L’Agenzia delle Entrate, quella che se un contribuente in regola commette un errore anche solo nel compilare un modulo ti manda a casa la letterina di rimbrotto (con richiesta di pagamento di mora annessa), dice di non avere «gli strumenti adeguati» per combattere fenomeni di questo tipo. Certo. Sarà che forse l’Italia è popolata di tanti Denis Verdini (Pdl) – «Sì, ho preso dei soldi in nero. Ma è una cosa normalissima, si fa così nella vita», ha dichiarato pochi giorni fa davanti alle telecamere di “Report” – e di tanti che i “Verdini” di turno non li vogliono vedere. Chissà perché…

Ingroia candida La Torre, Ruotolo e Cucchi. Per Giannino niente politici. Lega, c’è Bossi – da “Il Punto” del 25/01/2013

sabato, gennaio 26th, 2013

ingroiaFra le novità di questa tornata elettorale ci sono Antonio Ingroia e Oscar Giannino con i loro movimenti, Rivoluzione Civile e Fare. Forze che correranno da sole, visti i falliti tentativi di apparentamento con il centrosinistra (la lista del pubblico ministero) e i centristi (Giannino). La strada è in salita, ma nessuno dei due ha accettato di scendere a compromessi al ribasso. Chi c’è nelle loro liste?

Partiamo da Rivoluzione Civile. Ingroia è capolista alla Camera in tutte le circoscrizioni, anche nella “sua” Sicilia, dove è candidabile ma non eleggibile. Dietro di lui, in Sicilia 1, c’è Franco La Torre, figlio di Pio, il segretario regionale del Partito comunista ucciso nell’aprile del 1982 da Cosa Nostra. Nello stesso elenco compaiono anche i nomi del senatore uscente e coordinatore regionale dell’Italia dei valori Fabio Giambrone, del segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero e di Giovanna Marano, la sindacalista Fiom che aveva sfidato Rosario Crocetta e Nello Musumeci nella corsa alla guida della Regione dopo l’esclusione di Claudio Fava (Sel). Fra i volti noti della lista del magistrato palermitano ci sono anche quelli del leader dell’Idv Antonio Di Pietro, candidato alla Camera nelle circoscrizioni Lombardia 1 (ma solo come terzo in lista, dietro a Ingroia e all’ex “grillino” Giovanni Favia), Emilia- Romagna e Lazio; del segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto, capolista al Senato in Emilia-Romagna; di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano (il giovane morto nell’ottobre 2009, ndr), prima in lista nella circoscrizione Lazio 1 (Camera); dei giornalisti Sandra Amurri (in corsa per un seggio a Palazzo Madama), Sandro Ruotolo e Saverio Lodato (Montecitorio).

Discorso diverso per Fare. Oscar Giannino ha puntato tutto sulla cosiddetta «società civile». Nelle liste messe nero su bianco dal noto giornalista economico e dai suoi collaboratori non ci sono politici di Prima e Seconda Repubblica, ma solo liberi professionisti, imprenditori, dirigenti e lavoratori. E una grande attenzione è stata data all’appartenenza territoriale. Scelte, quelle compiute da Giannino, che si riflettono anche in ottica regionale, visto che il 24 e 25 febbraio gli elettori di Lazio e Lombardia decideranno i nomi dei nuovi governatori. Per il dopo-Polverini, Fare punta su Alessandra Baldassari, imprenditrice romana e membro del consiglio direttivo della sezione farmaceutici e biomedicali di Unindustria Lazio. A tentare la scalata al Pirellone sarà invece Carlo Maria Pinardi, 55 anni, commercialista, saggista e docente di Finanza aziendale all’Università Bocconi di Milano.

Ma in corsa alle elezioni c’è anche la “nuova” Lega Nord di Roberto Maroni, che ha recentemente deciso di riformare la coalizione con il Pdl dopo la parentesi del governo Monti. Alla Camera, in Lombardia 1, il capolista è Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda e braccio destro dell’ex ministro dell’Interno. In Lombardia 2, come primo della lista, c’è invece Umberto Bossi. Il Senatur è di nuovo in campo dopo lo scandalo che ha travolto la “sua” Lega e costretto alle dimissioni da consigliere regionale il figlio Renzo. Il capolista per la Camera nella circoscrizione Lombardia 3 è Giovanni Fava. In Liguria a guidare il gruppo del Carroccio c’è Sonia Viale, già Sottosegretario all’Economia e all’Interno, mentre in Toscana, Piemonte e Trentino i capilista sono rispettivamente il vicecommissario regionale Manuel Vescovi, il governatore della Regione Roberto Cota e il deputato uscente Maurizio Fugatti. I pezzi da novanta si trovano spostandosi sulle liste per Palazzo Madama. In Lombardia i primi tre nomi nell’elenco sono quelli di Roberto Calderoli, Giulio Tremonti e Massimo Garavaglia. L’ex ministro dell’Economia, fondatore della lista “3L”, è capolista anche in Liguria, Toscana, Piemonte e al centrosud. Saranno della partita anche Giacomo Stucchi (Senato), Giancarlo Giorgetti e Andrea Gibelli (entrambi alla Camera). Chi invece ha deciso di fare un passo indietro è Marco Reguzzoni. L’ex capogruppo alla Camera, “bossiano” della prima ora, si è però tolto qualche sassolino dalla scarpa attaccando le scelte compiute dal partito: «Queste candidature mi hanno deluso, sembrano fatte per perdere. Difficile contrastare chi dice che Salvini abbia candidato i suoi amici… ». A stretto giro di boa è arrivata la risposta del diretto interessato: «Per qualcuno vale il motto “Invidio ergo sum”». Segno che la ruggine, nei corridoi di via Bellerio, non è ancora stata rimossa del tutto.

Twitter: @mercantenotizie

Esclusiva del “Corriere della Sera”: ecco la lettera della Bce al Governo

giovedì, settembre 29th, 2011

Questa mattina, in esclusiva, il Corriere della Sera ha pubblicato la tanto chiacchierata lettera firmata da Mario Draghi e Jean-Claude Trichet e inviata al Governo italiano lo scorso 5 agosto. Se leggete con attenzione la missiva, vi sarà facile notare come la manovra messa nero su bianco da Berlusconi e Tremonti non sia altro che la risposta alle richieste di Francoforte. Ecco la versione integrale del documento:

Francoforte/Roma, 5 Agosto 2011
Caro Primo Ministro,
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell’euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell’attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1.Vediamo l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2.Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.

Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,

Mario Draghi, Jean-Claude Trichet