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Sanità “alla greca” anche in Italia? – da “Il Punto” del 30/03/2012

sabato, marzo 3rd, 2012

Per mesi, prima del cambio della guardia a Palazzo Chigi fra Silvio Berlusconi e Mario Monti, ci siamo domandati se avremmo fatto la fine della Grecia. Il pericolo sembra sventato, ma è ancora troppo presto per abbassare la guardia. La difficile situazione in cui versa la sanità italiana ci porta però ad essere nuovamente accostati alla Repubblica Ellenica.

Le corrispondenze che quotidianamente arrivano da Atene, capitale di un paese sempre più in ginocchio dopo la «cura da cavallo» prescritta dalla troika formata da Bce, Fondo monetario internazionale e Unione europea per evitare il default, ci hanno raccontato dello sciopero di ospedali pubblici e centri sanitari avvenuto lo scorso 29 febbraio. Strutture chiuse per 24 ore in segno di protesta contro la decisione del Ministero della Sanità di chiudere 50 ospedali pubblici e di ridurre del 17 per cento la retribuzione per il lavoro straordinario, stando a quanto denuncia la Federazione Nazionale dei Medici Ospedalieri di Grecia (Oenge). Secondo l’Ordine dei Medici, «l’unico obiettivo del governo è il taglio delle spese nel settore sanità». Ma lo sciopero di fine febbraio è stato la ciliegina sulla torta di una situazione al collasso.

Lo scorso novembre un’inchiesta del Wall Street Journal ha rivelato l’esistenza di un sistema parallelo di prestazioni e pagamenti in nero nella sanità pubblica greca, tanto che – stando a quanto scrive il più famoso e autorevole quotidiano economico al mondo – le liste d’attesa vengono aggiornate secondo le mazzette (in greco fakelaki) che i medici intascano dai malati. Un testimone ha rivelato di aver pagato 5mila euro per operarsi al cuore. Cosa c’è di strano, oltre al danno economico? La beffa, visto che l’intervento era coperto dalla sanità pubblica. Per evitare lungaggini “mortali”, però, meglio tirare fuori i soldi che rischiare di passare all’altro mondo. Ma ci sono altri tre dati che spaventano. Il primo riguarda i debiti che le strutture pubbliche hanno contratto nei confronti delle multinazionali farmaceutiche, da cui acquistano i medicinali. Sempre secondo il WSJ, fra il 2007 e il 2009 il passivo ha raggiunto la cifra di 5,4 miliardi di euro. Lo Stato, per cercare di rimediare alla drammatica situazione, ha pagato le case farmaceutiche con dei titoli di stato. In secondo luogo c’è la situazione al collasso di alcuni ospedali. Al Metaxàs, la grande clinica oncologica del Pireo, 2 infermieri gestiscono 54 pazienti, bisognosi di cure costanti. A Dafnì, un sobborgo della capitale, l’ospedale psichiatrico si è trovato nell’impossibilità di acquistare il cibo per i malati. Terzo (dato forse più preoccupante, visto il risvolto sociale): uno studio pubblicato su Lancet, rivista medica di fama mondiale, ha constatato l’aumento del tasso di abuso di droga e di malati di HIV in Grecia. In quest’ultimo caso, fra il 2010 e il 2011, si è registrato un +52 per cento. La metà è da attribuire ai consumatori di droga per endovena. Ma lo studio ha svelato un retroscena allarmante: alcuni contagiati si sono infettati apposta per ricevere i 700 euro che lo Stato fornisce ai malati di HIV e per avere accesso, con maggiore facilità, ai programmi che mirano a sostituire le droghe con versione sintetiche dell’eroina (ad esempio il metadone). Alla metà di marzo, poi, Medici Senza Frontiere ha fatto sapere che la malaria è diventata endemica (cioè costantemente presente) nella parte meridionale del Paese. È la prima volta che accade dopo la caduta del regime dei colonnelli (Anni ’70).

Nel 2011 la Grecia ha speso per la sanità 16 miliardi di euro: 10 provenienti dallo Stato, 6 dai privati. Il 36 per cento il meno rispetto al 2010, quando erano stati messi sul piatto 9 miliardi in più. Ogni mese il deficit cresce di 100 milioni di euro, mentre la sanità privata continua ad incassare denari portando sempre più famiglie ad indebitarsi pur di ricevere assistenza. Sanità “alla greca” anche in Italia? Preferiamo “assaggiare” altre ricette.