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Lettera aperta a Nanni Moretti (e a tutti gli intellettuali di “sinistra” rimasti in Italia) – di Mariaelena Prinzi

lunedì, maggio 4th, 2015

Nanni_MorettiGentile Sig. Moretti,

Non conoscendola direttamente non mi permetto inutili e fastidiose confidenze. Sono una giovane insegnante, ho poco più di trent’anni, sono cresciuta a Monteverde tra le “sue” vie e un tempo ero innamorata dei suoi film.

Ebbene sì, un tempo.

Ormai sono grande e dovrei sapere che nulla è per sempre, dunque nemmeno lei e la sua arte. Era il 1998 quando, con la sua consueta ironia, supplicava un D’Alema intrappolato in un televisore di dire qualcosa di sinistra. Ma purtroppo non accadeva nulla. E sempre in quella pellicola, con un tono tra il serio e il faceto, spiegava ad un incredulo giornalista francese “l’anomalia Berlusconi”. E poi è venuta l’epoca dei girotondi e de “Il caimano” (2006).

E poi? E ora?

Cosa sta facendo, signor Moretti? Capisco il suo impegno artistico per produrre film di qualità che, ahimè, ormai sono distribuiti anche nelle grandi multisala (mi conceda uno sfogo nostalgico per quei piccoli cinema in via d’estinzione che programmavamo film indipendenti) ma una parola, un mezzo girotondo, un tweet – ormai anche il Santo Padre li usa – potrebbe anche farlo. Le sarà giunta voce che alla Camera è in arrivo il disegno di legge sulla scuola presentato dai ministri Giannini, Madia e Padoan, che mina alla base il principio cardine dell’insegnamento: la sua libertà. Come sanciscono gli articoli 33 e 34 della Costituzione. Gli dia un’occhiata, così per scrupolo. Se dovesse concordare con quanto proposto, beh mi scuso in anticipo per il disturbo arrecatole. Ma se per sbaglio non dovesse essere… D’accordo, ci dica qualcosa.

E se poi le venisse voglia di commentare anche la legge elettorale appena passata alla Camera con la fiducia, che, come lei ricorderà, ha solo due precedenti nella nostra storia repubblicana – la legge Acerbo del 1923 e la legge Scelba del 1953 – e che, come avrà notato, è il 41esimo provvedimento a cui viene messa la fiducia, lo faccia. Vede, io sono cresciuta nell’“epoca del berlusconismo” e mi sono incredibilmente salvata. E ascoltavo con attenzione e interesse le sue critiche. Ma vede, tutto sommato è facile criticare chi si trova dall’altra parte della “barricata”; arduo è farlo con chi ci sta accanto o dice di esserlo.

Vengo al punto.

Se dovesse sentire l’irrefrenabile desiderio di dire qualcosa di sinistra, qualsiasi cosa, lo faccia. Perché vede purtroppo c’è stata una moria e, oltre al signor Bertinotti e al signor Cossutta, i comunisti sono spariti. E quei pochi che si definiscono ancora tali esitano, hanno paura di criticare. Eppure loro, al contrario della sottoscritta, la storia l’hanno vissuta e non studiata sui libri e sanno quale prezzo pagò il Pci per non aver rinnegato prontamente alcuni movimento violenti extraparlamentari che si definivano “di sinistra”.

Ma questa è un’altra storia. Mi scuso, probabilmente l’ho annoiata e, solo a fatica, è giunto a queste ultime righe. Ma l’ho dichiarato sin dall’inizio: sono soltanto una giovane insegnante. Magari un po’ sognatrice e logorroica, come tanti colleghi, ma nulla di più.

La saluto con le parole di Gaber, che magari lei avrà anche avuto la fortuna di conoscere: “Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Sì qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso. No niente rimpianti (…), perché ormai il sogno si è rattrappito”.

E se fosse sparito?

Mariaelena Prinzi (Docente e Giornalista)