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Renzi, Verdini, Trump. Chi ha vinto e chi ha perso in questo 2016

sabato, dicembre 31st, 2016

IMG_9940Alcuni lo ricorderanno come un anno a dir poco paradisiaco, altri ancora come quello delle grandi occasioni mancate. Dodici mesi vissuti in una sorta di purgatorio, insomma. Per qualcun altro, invece, sarà semplicemente da cancellare perché è stato un vero e proprio inferno. Meglio voltare pagina e farlo in fretta. Quando mancano poche ore alla fine del 2016 è possibile tracciare un bilancio di quali siano stati i top e i flop in politica, sport, musica, cinema. Gli avvenimenti che hanno caratterizzato il 2016, da gennaio fino a dicembre, del resto, sono stati numerosi. In Italia c’è stato il referendum costituzionale, ma anche le elezioni Amministrative che hanno visto la vittoria del Movimento 5 Stelle a Roma e Torino (con risultati ad oggi contrastanti). Mentre a livello internazionale l’evento clou sono state senza ombra di dubbio le elezioni americane, che hanno incoronato il repubblicano Donald Trump. Ma non solo. La vittoria del Leicester di Claudio Ranieri in Premier League e quella di tanti atleti azzurri a Rio 2016 – due nomi su tutti: Niccolò Campriani e “Bebe” Vio – fanno da contraltare al flop di Federica Pellegrini. Ecco vincitori e vinti di questo 2016.

INFERNO – Il flop dell’anno è indubbiamente quello dell’ex sindaco di Firenze ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che aveva puntato tutte le sue fiches sul referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Com’è andata a finire è cosa nota. Oggi da segretario del Pd si aggira per le corsie del supermercato con il carrello della spesa al seguito, ma lo rivedremo nel 2017, questo è poco ma sicuro. Chi invece non è mai sparita dai radar è Maria Elena Boschi, un’altra delle grandi sconfitte del 2016 (i motivi sono gli stessi dell’ex premier). L’ex ministra delle Riforme è diventata sottosegretaria alla presidenza del Consiglio del Governo di Paolo Gentiloni. Insomma, è praticamente uscita dalla porta e rientrata dalla finestra. Che dire poi di Giorgio Napolitano? Il presidente emerito della Repubblica, un altro dei “padri” del ddl Boschi, sperava nel successo del Sì al referendum. Poi, metabolizzata la batosta, ha ammesso: “Con il No ho perso anch’io”. Averlo capito è già qualcosa. A Roberto Benigni, invece, è costata cara la giravolta in corso d’opera. All’inizio era “orientato a votare No”, poi si è schierato con Renzi e soci: non gli è andata bene. Virginia Raggi (M5S), prima sindaca donna della Capitale, doveva invece rivoltare Roma come un pedalino. Ma fra perquisizioni, arresti e una città bloccata non si può certo dire che ci stia riuscendo. Capitolo ministri. I nomi sono quelli di Federica Guidi e Giuliano Poletti. La prima è stata costretta a dimettersi ad aprile per la vicenda “Tempa Rossa”; sul secondo, dopo due gaffe nel giro di pochi giorni – le dichiarazioni sul voto anticipato per scongiurare il referendum sul Jobs Act e quelle, peggiori, sui giovani italiani che vanno all’estero – pende una mozione di sfiducia che pure la minoranza dem minaccia di votare. Altra grande sconfitta del 2016 è Hillary Clinton: doveva diventare la prima donna alla Casa Bianca, ma gli Usa le hanno preferito Trump. Non possiamo certo dimenticarci, infine, di Lapo Elkann e Federica Pellegrini. A fine novembre, il primo è stato arrestato a New York per aver simulato un sequestro dopo un festino a base di coca e sesso. Alle Olimpiadi di Rio, “Federica” doveva portare a casa almeno una medaglia. È tornata a mani vuote e con i nervi a fior di pelle. Di più: nei giorni scorsi è stata pure ufficializzata la crisi col fidanzato Filippo Magnini.

PURGATORIO – Ma c’è anche chi ha vissuto un anno in chiaroscuro. Né vincitore né vinto. È il caso di Denis Verdini, che col neonato gruppo Ala ha fatto da stampella al fu Governo Renzi per poi rimanere a bocca asciutta al momento di riempire le caselle dell’Esecutivo “fotocopia” di Gentiloni. Non è comunque detta l’ultima parola: l’appoggio esterno dei suoi può sempre tornare utile. È stato un 2016 dal sapore agrodolce anche per la coppia d’oro del M5S, quella formata da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. In prima linea durante la campagna elettorale per il referendum, entrambi si sono ritrovati loro malgrado invischiati nell’affaire Raggi (soprattutto dopo l’arresto di Raffaele Marra), stretti nella morsa delle correnti che stanno agitando i pentastellati e che vogliono minarne la scalata alla leadership. Anche Silvio Berlusconi può sorridere a metà. Ringalluzzito dalla vittoria del No il 4 dicembre – ma non gli sarebbe dispiaciuto un successo del Sì – l’ex premier è tornato ad occupare ancor più insistentemente le pagine dei giornali grazie al tentativo di scalata di Mediaset da parte di Vivendi. La doccia gelata per l’inquilino di Arcore è però arrivata lo scorso 15 dicembre. Giorno in cui il procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno e i pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio hanno ribadito davanti al gup Carlo Ottone De Marchi la richiesta di rinvio a giudizio per il Cavaliere, accusato di corruzione in atti giudiziari nel processo “Ruby ter”. E Gianni Cuperlo? Anche a lui l’anno poteva andare meglio. Prima oppositore di Renzi, poi sostenitori del Sì al ddl Boschi, infine di nuovo picconatore: “Il Pd senza congresso è morto, è un partito senz’anima”. Sarebbe bastato accorgersene prima. Negli Usa, invece, Barack Obama sognava un’uscita di scena sicuramente diversa. Sperava, soprattutto, di lasciare le chiavi dello Studio ovale alla Clinton. Invece ha dovuto ammettere che forse la candidata democratica non è stata capace “di farsi vedere ovunque”. A chi poteva andare meglio in ambito sportivo? Sicuramente a José Mourinho, Vincenzo Nibali, Alex Schwazer e Lionel Messi.

PARADISO – Tra i vincitori dell’anno che sta per volgere al termine figura senz’altro Donald Trump. Il tycoon ha vinto le elezioni americane avendo praticamente contro tutta la grande stampa e le celebrities (da George Clooney a Lady Gaga fino a Bruce Springsteen), schierate con la rivale Hillary. Alla stessa categoria è ascrivibile anche il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che con il suo giornale ha trainato la vittoria del No al referendum. In questo contesto non possiamo certo dimenticarci del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, il primo a festeggiare quando la sconfitta di Renzi alle urne era ormai certa e pronto a lanciare la sfida a Silvio Berlusconi per la guida del Centrodestra. A Torino c’è invece Chiara Appendino. Battuto il sindaco uscente Piero Fassino (Pd) alle comunali di giugno, la prima cittadina del capoluogo piemontese sta facendo sicuramente meglio della sua collega romana, tanto che il suo nome già circola nelle segrete stanze per il ruolo di candidata premier del Movimento 5 Stelle. Vedremo. Tanti sono invece i protagonisti dello sport che quest’anno si sono distinti per le loro grandi imprese. Claudio Ranieri è il primo fra questi. L’ex allenatore di Juventus, Roma e Inter ha compiuto un vero e proprio miracolo calcistico portando il “piccolo” Leicester alla vittoria della Premier League, prima volta in assoluto nella storia del club. Dopo un Europeo vissuto da protagonista con l’Italia, nonostante l’eliminazione ai quarti di finale contro la Germania ai calci di rigore, anche Antonio Conte sta brillando in Inghilterra: il suo Chelsea è primo in classifica con 6 punti di vantaggio sul Liverpool. Mentre Cristiano Ronaldo, attaccante del Real Madrid, ha messo in bacheca un triplete da brivido: Champions League, Europeo e Pallone d’Oro (il quarto in carriera). Davvero niente male. Dalle Olimpiadi arrivano invece le belle storie di Niccolò Campriani e Beatrice “Bebe” Vio. Il fiorentino, classe ’87, è rientrato dal Brasile con due ori (carabina 10 metri aria compressa e carabina 50 metri da 3 posizioni). Sempre a Rio, stavolta alle Paralimpiadi, la schermitrice ha vinto la medaglia d’oro nella prova individuale battendo in finale la cinese Zhou Jingjing. E che dire di Zanardi? Alle Paralimpiadi il leggendario Alex, 50 anni compiuti, ha prima vinto l’oro nella cronometro di handbike e poi l’argento nella gara individuale in linea di handbike H5. La colonna sonora? Sicuramente Andiamo a comandare di Fabio Rovazzi, rivelazione dell’estate 2016 (e non solo).

Twitter: @GiorgioVelardi

Articolo scritto il 31 dicembre 2016 per La Notizia 

L’Italia ha fallito. Anche nel calcio

martedì, ottobre 25th, 2011

Che l’Italia sia un paese che ha fallito è acclarato. Ieri Umberto Bossi, leader della Lega Nord, ha minacciato la crisi di Governo. «Dio volesse!», ha esclamato qualcuno. Ma che l’Esecutivo cada o meno conta poco: peggio di così le cose non possono andare.

Ma la notizia di giornata – sul fronte sportivo – è stata un’altra: Antonio “Totò” Di Natale è l’unico italiano presente nella lista dei 50 candidati al Pallone d’Oro, che sarà assegnato il prossimo 9 gennaio. Un segnale inequivocabile: anche il nostro calcio, dopo la politica, l’economia e compagnia cantante, ha fallito. Ma non perchè il numero 10 dell’Udinese non sia un ottimo giocatore – guida da due anni la classifica cannonieri della Serie A – ma semplicemente perchè ha 34 anni. Non è quindi un giovane talento, come Messi (24) o Cristiano Ronaldo (26), perchè guarda un po’ il nostro paese non investe sui giovani non solo a livello lavorativo, ma pure a livello calcistico. Le società italiane mettono sul piatto solo l’1 o 2% per i propri settori giovanili, mentre in Spagna, Inghilterra e Germania l’investimento va dal 6 al 10% (cinque o sei volte tanto). Nella lista per i candidati al più importante riconoscimento individuale a livello calcistico – che sarà scremata a novembre, quando i candidati saranno ridotti a 23 e poi (il 5 dicembre) a 3 – il Barcellona porta ben 9 giocatori, il Real Madrid 5. Non sono solo numeri, sono lampadine rosse che si accendono per segnalare un grave problema.

Poi c’è il capitolo degli stadi di proprietà. Quella della Juventus è sembrata una vera rivoluzione, poi si scopre che la struttura è stata costruita con acciaio non a norma e che c’è il rischio di chiusura. Ma dove viviamo? In Italia, quindi la risposta ai perchè e ai per come di tale idiozia e negligenza è già compresa. In Europa sono tante le squadre ad avere da anni un impianto tutto loro – si pensi all’Arsenal in Inghilterra e al Bayern Monaco in Germania -, fattore che frutta ingenti ricavi tramite un business collaterale che ripaga, in pochissimo tempo, degli sforzi economici necessari alla costruzione della struttura. E nel nostro paese? La legge sugli stadi, che ha avuto il via libera della commissione Cultura della Camera lo scorso 5 ottobre (notizia passata sottotraccia), e che sarà ora calendarizzata al Senato, arriva con enorme ritardo e presenta una serie considerevole di punti oscuri, primo fra tutti la gestione dell’affido dei lavori per la costruzione degli impianti. Secondo la legge, infatti, lo stadio può essere costruito “dalla società sportiva, una società di capitali dalla stessa controllata e perfino soggetti pubblici o privati che al fine di effettuare investimenti sullo stadio o sul complesso multifunzionale, stipulino un accordo con la medesima società sportiva per la cessione alla stessa del complesso multifunzionale o del solo stadio“. Il tutto con regole speciali e veloci, e con il rischio del tanto famigerato abusivismo edilizio (Legambiente sta monitorando molto attentamente la situazione).

Infine c’è il dossier Roma 2020, e quel taglio di 4,5 miliardi sui 9 previsti per il progetto che dovrebbe portare la Capitale ad ospitare, fra nove anni, le Olimpiadi. Il tutto grazie all’eliminazione del progetto-metropolitana (da allungare fino alla Farnesina) suggerito da Franco Carraro (a volte ritornano), attuale commissario straordinario della Fisi. Gli investimenti per Londra 2012 sono di 12 miliardi, noi ci presentiamo alla data del 15 febbraio 2012 – scadenza per la presentazione dei prospetti al Comitato Internazionale – con le tasche vuote e la speranza (o presunzione?) di ottenere la vittoria. Forse è per questo che nel mondo ridono di noi. Non che gli altri stiano chissà quanto meglio, ma un tantino meno peggio di noi sicuramente sì.

“Calcio totale”: Manchester capitale del calcio, in Spagna volano Real e Barça

martedì, agosto 30th, 2011

Mentre i Paperoni della Serie A italiana scioperano, in giro per l’Europa si gioca e si segna tanto. In Inghilterra come in Spagna, in Germania come in Francia. Manchester si trasforma, in un weekend, nella nuova capitale del calcio, con United e City che segnano 13 gol in due e mantengono la testa della classifica. Cominciano i giochi anche in Spagna, dopo l’accordo raggiunto fra Lfp ed Afe: il Real Moudrid segna 6 gol al malcapitato Saragozza, il Barcellona risponde mostrando la “manita” al Villarreal.

INGHILTERRA – Come detto, è Manchester il centro di gravità della Premier League. Gli uomini di Alex Ferguson umiliano con un inedito 8 a 2 l’Arsenal, giustiziere dell’Udinese nei preliminari di Champions League. Rooney mette a segno una tripletta, Young una doppietta, costringendo i Gunners a pagare – come “risarcimento” per la figuraccia – una trasferta ai tifosi accorsi all’Old Trafford. Sull’altra sponda, quella del City, il copione è lo stesso. La quaterna di Dzeko e il sigillo finale di Agüero archiviano la pratica Tottenham. Fanno sul serio anche Liverpool, Chelsea, Wolverhampton e Newcastle, che formano il quartetto posizionato a quota 7. I Reds hanno la meglio del Bolton (3 a 1), mentre gli uomini di Villas Boas superano con qualche apprensione (l’infortunio di Drogba, finito in ospedale con una commozione cerebrale) il Norwich. Il Newcastle batte 2 a 1 il Fulham, mentre il Wolves non va oltre lo 0 a 0 contro l’Aston Villa. Questi i risultati delle altre sfide: WBA-Stoke City 0 a 1; Wigan-QPR 2 a 0; Blackburn-Everton 0 a 1 e Swansea-Sunderland 0 a 0.

FRANCIA – Il Montpellier resta capolista (9 punti), malgrado la sconfitta subita sul campo del Lione, che sale al secondo posto, a quota 8. Comincia a prendere quota anche il PSG, che vince in trasferta sul campo del Tolosa e si porta a soli due punti dal comando. I parigini sono in compagnia di Rennes (3 a 2 contro il Caen), Sochaux (2 a 1 al Saint-Etienne), Lille (3 a 2 ad un Marsiglia sempre più in crisi) e Lorient (2 a 1 al Nancy). Un piccolo balzo in avanti lo compie anche il Dijon, che conquista i tre punti sul campo dell’Èvian e raggiunge il Caen a 6 punti. Arriva contro il Valenciennes il successo esterno del Bordeaux, mentre l’Auxerre cala il poker contro l’Ajaccio. Nizza-Brest termina a reti bianche.

GERMANIABayern Monaco, Schalke 04 e Werder Brema sono il terzetto di testa della Bundesliga. Grazie alla tripletta di Mario Gòmez, i bavaresi vincono in casa del Kaiserslautern penultimo in classifica, mentre il solito, eterno Raul, regala i tre punti alla squadra di Gelsenkirchen, che supera 1 a 0 il Borussia Mönchengladbach. Grazie ad Arnautovic e Rosenberg, invece, il Werder vince in rimonta contro l’Hoffenheim, passato in vantaggio con Firmino. L’Hannover perde la possibilità di balzare al comando non andando oltre il pari contro il Mainz; lo stesso destino tocca anche ai campioni in carica del Borussia Dortmund, fermati sullo 0 a 0 dal Leverkusen. Spettacolo e gol ad Amburgo, dove la squadra di casa (fanalino di coda) perde 4 a 3 contro il Colonia di Lukas Podolski. Il Friburgo vince 3 a 0 contro il Wolfsburg, Norimberga ed Hertha Berlino 1 a 0 contro – rispettivamente – Augsburg e Stoccarda.

SPAGNA – La Liga parte con il botto, e non poteva essere altrimenti. Sono 30 i gol segnati nel primo weekend di campionato. Diciotto solo quelli concentrati fra Saragozza, Barcellona e Valencia. Contro gli uomini di Aguirre, il Real Madrid mette a segno 6 gol, firmati da Ronaldo (tripletta), Marcelo, Xabi Alonso e dal ritrovato Kakà, il cui destino sembra essere ancora legato ai Blancos. Se Mourinho parte col botto, Guardiola non sta a guardare. Contro un avversario molto più ostico, il Villarreal, i blaugrana escono dal campo con in tasca un sonoro 5 a 0, messo a segno da Messi (doppietta), Fàbregas, Thiago Alcantara e Sànchez. Sarà, anche quest’anno, un campionato a due? Possibile, ma per ora c’è anche il Valencia, che con una clamorosa rimonta ha la meglio (4 a 3) del Racing Santander (tripletta di Soldado e Rami). Bene, in questa prima giornata, anche Siviglia (2 a 1 al Màlaga), Maiorca (1 a 0 sull’Espanyol), Betis Siviglia (1 a 0 a Granada) e Real Sociedad (2 a 1 sul campo dello Sporting Gijòn). Finiscono in parità Getafe-Levante, Athletic Bilbao-Rayo Vallecano (entrambe 1 a 1) e Atlètico Madrid-Osasuna (0 a 0).