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L’Italia ha fallito. Anche nel calcio

martedì, ottobre 25th, 2011

Che l’Italia sia un paese che ha fallito è acclarato. Ieri Umberto Bossi, leader della Lega Nord, ha minacciato la crisi di Governo. «Dio volesse!», ha esclamato qualcuno. Ma che l’Esecutivo cada o meno conta poco: peggio di così le cose non possono andare.

Ma la notizia di giornata – sul fronte sportivo – è stata un’altra: Antonio “Totò” Di Natale è l’unico italiano presente nella lista dei 50 candidati al Pallone d’Oro, che sarà assegnato il prossimo 9 gennaio. Un segnale inequivocabile: anche il nostro calcio, dopo la politica, l’economia e compagnia cantante, ha fallito. Ma non perchè il numero 10 dell’Udinese non sia un ottimo giocatore – guida da due anni la classifica cannonieri della Serie A – ma semplicemente perchè ha 34 anni. Non è quindi un giovane talento, come Messi (24) o Cristiano Ronaldo (26), perchè guarda un po’ il nostro paese non investe sui giovani non solo a livello lavorativo, ma pure a livello calcistico. Le società italiane mettono sul piatto solo l’1 o 2% per i propri settori giovanili, mentre in Spagna, Inghilterra e Germania l’investimento va dal 6 al 10% (cinque o sei volte tanto). Nella lista per i candidati al più importante riconoscimento individuale a livello calcistico – che sarà scremata a novembre, quando i candidati saranno ridotti a 23 e poi (il 5 dicembre) a 3 – il Barcellona porta ben 9 giocatori, il Real Madrid 5. Non sono solo numeri, sono lampadine rosse che si accendono per segnalare un grave problema.

Poi c’è il capitolo degli stadi di proprietà. Quella della Juventus è sembrata una vera rivoluzione, poi si scopre che la struttura è stata costruita con acciaio non a norma e che c’è il rischio di chiusura. Ma dove viviamo? In Italia, quindi la risposta ai perchè e ai per come di tale idiozia e negligenza è già compresa. In Europa sono tante le squadre ad avere da anni un impianto tutto loro – si pensi all’Arsenal in Inghilterra e al Bayern Monaco in Germania -, fattore che frutta ingenti ricavi tramite un business collaterale che ripaga, in pochissimo tempo, degli sforzi economici necessari alla costruzione della struttura. E nel nostro paese? La legge sugli stadi, che ha avuto il via libera della commissione Cultura della Camera lo scorso 5 ottobre (notizia passata sottotraccia), e che sarà ora calendarizzata al Senato, arriva con enorme ritardo e presenta una serie considerevole di punti oscuri, primo fra tutti la gestione dell’affido dei lavori per la costruzione degli impianti. Secondo la legge, infatti, lo stadio può essere costruito “dalla società sportiva, una società di capitali dalla stessa controllata e perfino soggetti pubblici o privati che al fine di effettuare investimenti sullo stadio o sul complesso multifunzionale, stipulino un accordo con la medesima società sportiva per la cessione alla stessa del complesso multifunzionale o del solo stadio“. Il tutto con regole speciali e veloci, e con il rischio del tanto famigerato abusivismo edilizio (Legambiente sta monitorando molto attentamente la situazione).

Infine c’è il dossier Roma 2020, e quel taglio di 4,5 miliardi sui 9 previsti per il progetto che dovrebbe portare la Capitale ad ospitare, fra nove anni, le Olimpiadi. Il tutto grazie all’eliminazione del progetto-metropolitana (da allungare fino alla Farnesina) suggerito da Franco Carraro (a volte ritornano), attuale commissario straordinario della Fisi. Gli investimenti per Londra 2012 sono di 12 miliardi, noi ci presentiamo alla data del 15 febbraio 2012 – scadenza per la presentazione dei prospetti al Comitato Internazionale – con le tasche vuote e la speranza (o presunzione?) di ottenere la vittoria. Forse è per questo che nel mondo ridono di noi. Non che gli altri stiano chissà quanto meglio, ma un tantino meno peggio di noi sicuramente sì.

“Calcio totale”: Manchester capitale del calcio, in Spagna volano Real e Barça

martedì, agosto 30th, 2011

Mentre i Paperoni della Serie A italiana scioperano, in giro per l’Europa si gioca e si segna tanto. In Inghilterra come in Spagna, in Germania come in Francia. Manchester si trasforma, in un weekend, nella nuova capitale del calcio, con United e City che segnano 13 gol in due e mantengono la testa della classifica. Cominciano i giochi anche in Spagna, dopo l’accordo raggiunto fra Lfp ed Afe: il Real Moudrid segna 6 gol al malcapitato Saragozza, il Barcellona risponde mostrando la “manita” al Villarreal.

INGHILTERRA – Come detto, è Manchester il centro di gravità della Premier League. Gli uomini di Alex Ferguson umiliano con un inedito 8 a 2 l’Arsenal, giustiziere dell’Udinese nei preliminari di Champions League. Rooney mette a segno una tripletta, Young una doppietta, costringendo i Gunners a pagare – come “risarcimento” per la figuraccia – una trasferta ai tifosi accorsi all’Old Trafford. Sull’altra sponda, quella del City, il copione è lo stesso. La quaterna di Dzeko e il sigillo finale di Agüero archiviano la pratica Tottenham. Fanno sul serio anche Liverpool, Chelsea, Wolverhampton e Newcastle, che formano il quartetto posizionato a quota 7. I Reds hanno la meglio del Bolton (3 a 1), mentre gli uomini di Villas Boas superano con qualche apprensione (l’infortunio di Drogba, finito in ospedale con una commozione cerebrale) il Norwich. Il Newcastle batte 2 a 1 il Fulham, mentre il Wolves non va oltre lo 0 a 0 contro l’Aston Villa. Questi i risultati delle altre sfide: WBA-Stoke City 0 a 1; Wigan-QPR 2 a 0; Blackburn-Everton 0 a 1 e Swansea-Sunderland 0 a 0.

FRANCIA – Il Montpellier resta capolista (9 punti), malgrado la sconfitta subita sul campo del Lione, che sale al secondo posto, a quota 8. Comincia a prendere quota anche il PSG, che vince in trasferta sul campo del Tolosa e si porta a soli due punti dal comando. I parigini sono in compagnia di Rennes (3 a 2 contro il Caen), Sochaux (2 a 1 al Saint-Etienne), Lille (3 a 2 ad un Marsiglia sempre più in crisi) e Lorient (2 a 1 al Nancy). Un piccolo balzo in avanti lo compie anche il Dijon, che conquista i tre punti sul campo dell’Èvian e raggiunge il Caen a 6 punti. Arriva contro il Valenciennes il successo esterno del Bordeaux, mentre l’Auxerre cala il poker contro l’Ajaccio. Nizza-Brest termina a reti bianche.

GERMANIABayern Monaco, Schalke 04 e Werder Brema sono il terzetto di testa della Bundesliga. Grazie alla tripletta di Mario Gòmez, i bavaresi vincono in casa del Kaiserslautern penultimo in classifica, mentre il solito, eterno Raul, regala i tre punti alla squadra di Gelsenkirchen, che supera 1 a 0 il Borussia Mönchengladbach. Grazie ad Arnautovic e Rosenberg, invece, il Werder vince in rimonta contro l’Hoffenheim, passato in vantaggio con Firmino. L’Hannover perde la possibilità di balzare al comando non andando oltre il pari contro il Mainz; lo stesso destino tocca anche ai campioni in carica del Borussia Dortmund, fermati sullo 0 a 0 dal Leverkusen. Spettacolo e gol ad Amburgo, dove la squadra di casa (fanalino di coda) perde 4 a 3 contro il Colonia di Lukas Podolski. Il Friburgo vince 3 a 0 contro il Wolfsburg, Norimberga ed Hertha Berlino 1 a 0 contro – rispettivamente – Augsburg e Stoccarda.

SPAGNA – La Liga parte con il botto, e non poteva essere altrimenti. Sono 30 i gol segnati nel primo weekend di campionato. Diciotto solo quelli concentrati fra Saragozza, Barcellona e Valencia. Contro gli uomini di Aguirre, il Real Madrid mette a segno 6 gol, firmati da Ronaldo (tripletta), Marcelo, Xabi Alonso e dal ritrovato Kakà, il cui destino sembra essere ancora legato ai Blancos. Se Mourinho parte col botto, Guardiola non sta a guardare. Contro un avversario molto più ostico, il Villarreal, i blaugrana escono dal campo con in tasca un sonoro 5 a 0, messo a segno da Messi (doppietta), Fàbregas, Thiago Alcantara e Sànchez. Sarà, anche quest’anno, un campionato a due? Possibile, ma per ora c’è anche il Valencia, che con una clamorosa rimonta ha la meglio (4 a 3) del Racing Santander (tripletta di Soldado e Rami). Bene, in questa prima giornata, anche Siviglia (2 a 1 al Màlaga), Maiorca (1 a 0 sull’Espanyol), Betis Siviglia (1 a 0 a Granada) e Real Sociedad (2 a 1 sul campo dello Sporting Gijòn). Finiscono in parità Getafe-Levante, Athletic Bilbao-Rayo Vallecano (entrambe 1 a 1) e Atlètico Madrid-Osasuna (0 a 0).

Quando un semplice gesto vale più di tutto il resto

domenica, maggio 29th, 2011

Sabato sera, come sapete, il Barcellona ha vinto la quarta Champions League della sua storia, battendo 3 a 1 il Manchester United nella finale di Wembley. Messe da parte le prodezze di Pedro, Leo Messi e Villa, c’é un avvenimento da segnalare con grande orgoglio, che fa capire come a volte prima del denaro e della fama ci sia  la semplicità di un piccolo (grande) gesto.

La “Coppa dalle Grandi Orecchie” non l’ha alzata Puyol, capitano della corazzata blaugrana, ma Éric Abidal, il terzino francese tornato in campo dopo l’operazione del 17 marzo scorso per un tumore al fegato. Abidal ha vinto la sua battaglia, lottando con tutte le sue forze per arrivare a giocare questa partita, riuscendoci. La squadra non lo ha mai lasciato solo, lo ha sostenuto così come hanno fatto (sportivamente) tutti i giocatori delle altre squadre del campionato spagnolo. Éric ha calcato nuovamente il terreno di gioco lo scorso 3 maggio, quando erano passati meno di due mesi dall’intervento. Nel match contro i “Red Devils” è stato uno dei migliori, poi ha sollevato per primo il trofeo vinto. La sua è una davvero una delle favole più belle di un calcio sempre più legato al business e alla gloria personale. Ma è anche un messaggio forte a tutti coloro che vivono ancora (o hanno vissuto) combattendo contro il male che lui è riuscito a sconfiggere.

Un gesto, quello di Puyol, che invece rende bene l’idea di come il Barça sia, come recita il suo motto, “Més que un club“.