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Cambi di casacca, ecco i recordman del Parlamento. Ultimo caso Formisano, ma Compagna ha già cambiato 6 gruppi

venerdì, marzo 3rd, 2017

Camera-risparmi-e1475146143897A Montecitorio i suoi (ormai ex) colleghi di gruppo l’hanno ribattezzato “la meteora”. Come altro definire, del resto, Aniello Formisano detto Nello? Nemmeno Wikipedia, pensate, è riuscita a stargli dietro. Già, perché il deputato di Torre del Greco, eletto 4 anni fa tra le file di Centro Democratico, è riuscito nella titanica impresa di passare – nell’arco di appena 19 giorni – da Civici e Innovatori ad Articolo 1 – Movimento democratico e progressista. Così, senza colpo ferire. “Da giovane ero comunista”, ha spiegato al Corriere: “Non sono un fuoriuscito, sono un rientrato…”. Proprio così ha detto. Ma non sarà che per lei Mdp è un taxi, caro onorevole Formisano? “Non scherziamo”, si è inalberato l’interessato: “Se facciamo riferimento all’impostazione ulivista i partiti sono un mezzo per affermare i valori”. Sarà.

Certo è che quello di Formisano non è un caso isolato. Anzi. Dall’inizio della legislatura (marzo 2013) ad oggi, stando ai dati pubblicati da Openpolis, ci sono stati la bellezza di 447 cambi di casacca con 373 parlamentari coinvolti: il 39,26% del totale. In media, ha calcolato l’associazione, ogni 30 giorni 9 eletti decidono di traslocare da un gruppo all’altro. Cifre monstre, se si considera che nella passata legislatura (2008/2013) i passaggi furono in tutto 261 e coinvolsero 180 fra deputati e senatori. La rottura interna al Pd, ufficializzata non più tardi di 48 ore fa, comunque, è solo la punta dell’iceberg.

Andirivieni – Di scuse se ne possono trovare quante se ne vogliono, comprese quelle tirate in ballo da alcuni: la legge elettorale con le liste bloccate, alias il famigerato Porcellum, e (addirittura) la fine delle ideologie. Molto più semplicemente, spesso dietro alla decisione di fare le valige e cambiare “casa” si cela un mero calcolo politico. Qualcuno, poi, c’ha proprio preso gusto. Sempre nella pattuglia degli scissionisti dem, per dire, è finito Adriano Zaccagnini. Candidato ed eletto alle ultime politiche con il Movimento 5 Stelle, il deputato romano ha abbandonato i grillini 4 mesi dopo l’ingresso in Parlamento passando nel Gruppo Misto. A ottobre 2014, Zaccagnini ha deciso di sposare il progetto di Sinistra italiana ma, finita la luna di miele, a settembre 2016 è tornato nel Misto. Prima dell’ultimo cambio di gruppo, in Mdp appunto. Che dire poi di Paola Pinna? La deputata sarda è riuscita in un’altra grande impresa: spostarsi dai 5 Stelle al Pd, suo attuale partito, passando per il Misto e Scelta civica. Pinna e Zaccagnini sono comunque in ottima compagnia.

Liberi tutti – Degna di nota è anche la parabola di Fucsia Nissoli. Entrata alla Camera pure lei con Scelta civica, la deputata di Treviglio è passata per il Misto prima di rientrare nel partito fondato da Monti e infine aderire (a dicembre 2013) a Democrazia Solidale-Centro Democratico. Anche Giuseppe Ruvolo e Riccardo Conti, in questa legislatura, hanno cambiato 3 volte casacca. Il primo, eletto con il Popolo della Libertà, è passato per Grandi Autonomie e Libertà (Gal) e Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (i verdiniani): oggi indossa la maglia dell’Udc. Percorso simile è quello fatto da Conti, che prima di aderire pure lui all’Udc (partito col quale era stato eletto in Parlamento nel 2006) ha transitato in Forza Italia, Misto e Ala. E Salvatore Margiotta? Potevamo dimenticarci di lui? No che non potevamo. Seguiteci: il senatore potentino è rimasto nel Pd dal 19 marzo 2013 al 10 dicembre 2014, poi è passato al Misto fino al 20 gennaio 2016, infine è andato in Area popolare e dal 1° marzo 2016 – incredibile ma vero – è rientrato nei dem.

L’inarrivabile – Il primatista dei cambi di casacca nell’attuale legislatura è senza ombra di dubbio Luigi Compagna. Che di spostamenti da un gruppo all’altro, fate attenzione, ne ha fatti ben 6. Una lunga carriera politica alle spalle iniziata negli Anni ’90 con il Partito Repubblicano, in 4 anni Compagna è entrato e uscito due volte da Gal e Area Popolare fermandosi per un po’ nel Misto fino ad accasarsi tra i Conservatori e Riformisti. Tre passaggi di gruppo li hanno fatti anche Sandro Bondi e Manuela Repetti. Insieme, come nella vita. Da Forza Italia, la coppia di ex fedelissimi di Berlusconi è passata ai “nemici” verdiniani prima di congedarsi dopo soli 6 mesi e andare al Misto. Alla prossima puntata.

Twitter: @GiorgioVelardi

Articolo scritto il 2 marzo 2017 per La Notizia

Forza Italia in libera uscita, dopo il Senato ora tocca alla Camera: verso l’addio anche Lainati e Romele

giovedì, dicembre 24th, 2015

A Montecitorio gli emissari di Verdini al lavoro. Girandola di contatti con gli ex colleghi del partito di Berlusconi per rafforzare il gruppo di Ala. Praticamente fatta per la Polverini, in stand by anche i campani Cesaro, Russo e Sarro: solo la nomina di Mara Carfagna a nuovo capogruppo azzurro in sostituzione di Brunetta potrebbe convincerli a restare. D’Anna: “FI paga l’appiattimento sulle posizioni di Meloni e Salvini”. Ma nel mirino ci sono anche i fittiani a Palazzo Madama: l’obiettivo è sgonfiare i Conservatori e Riformisti dell’ex governatore della Puglia

berlusconi-675Lunedì pomeriggio Luca D’Alessandro percorreva chilometri da un lato all’altro del Transatlantico di Montecitorio. Senza mai staccare mani e orecchie dal telefonino. Insieme ad Ignazio Abrignani e Massimo Parisi sta gestendo i contatti con gli ex colleghi di Forza Italia che stanno meditando seriamente l’addio al partito di Silvio Berlusconi. Per gli emissari di Denis Verdini, fondatore della nuova componente parlamentareAlleanza Liberalpopolare Autonomie (Ala), sono giornate intense e decisive. E il trasloco annunciato ieri al Senato dai coniugi Sandro Bondi e Manuela Repetti insieme ad Enrico Piccinelli tra i banchi del gruppo dell’ex plenipotenziario del Cavaliere sarebbe solo l’antipasto di quello che, entro la fine dell’anno, potrebbe succedere anche alla Camera. Dove a parte l’ex governatrice del Lazio, Renata Polverini, che ha praticamente già anticipato a mezzo stampa l’intenzione di passare coi verdiniani, potrebbero lasciare FI anche l’ex capo ufficio stampa del partito Giorgio Lainati e Giuseppe Romele. Nomi ai quali vanno aggiunti anche quelli di una serie di deputati ancora in forse, che stanno meditando sul da farsi. A cominciare dalla pattuglia dei campani (da Luigi Cesaro a Paolo Russo e Carlo Sarro), che restano però in attesa della nomina della Mara Carfagna come nuovo capogruppo al posto del contestato Renato Brunetta prima di sciogliere la riserva.

TUTTI CONTRO TUTTI – È questo il risultato delle ultime, travagliate vicende che stanno spaccando il partito di Berlusconi. A cominciare dalle laceranti divisioni emerse in occasione del voto sulla mozione di sfiducia individuale contro il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, in relazione alla vicenda Banca Etruria. Un episodio che ha seminato all’interno dei gruppi parlamentari ulteriori dosi di malumore e scontento. “Più che di scontento parlerei di sconcerto”, fotografa con una battuta la situazione dentro FI il senatore verdiniano Vincenzo D’Anna a ilfattoquotidiano.it.“Ormai assistono attoniti a tutta una serie di decisioni in contrasto tra loro: da un lato Brunetta attacca Renzi, dall’altro Romani cerca di interloquire con il Pd per mantenere l’accordo sui giudici costituzionali; mentre il giorno dopo Berlusconi sconfessa gli uni e gli altri – continua –. C’è gente che non ci si raccapezza più, il tutto mentre il partito si appiattisce sul lepenismo e l’euroscetticismo da una parte e la xenofobia e il razzismo del duo Meloni-Salvini dall’altra”. E proprio al Senato l’esodo potrebbe non finire qui. Nella lista degli indecisi, infatti, ci sarebbe anche i nome di Sante Zuffada.

DAGLI AI FITTIANI – Ma nel mirino del fondatore e leader di Ala non ci sono solo i berlusconiani. Infatti “l’altro obiettivo di Verdini a Palazzo Madama, oltre agli ex colleghi di Forza Italia, sono i fittiani”, rivela un ex ministro azzurro. Cioè i senatori del gruppo Conservatori e Riformisti, nato a giugno di quest’anno, che fa capo all’europarlamentare pugliese. E a cui Verdini, nei mesi scorsi, ha già strappato due importanti pedine: Eva Longo (nominata vicepresidente di Ala al Senato) e Ciro Falanga (segretario). “A Palazzo Madama – prosegue la fonte – l’uscita di un solo senatore dal gruppo di Fitto porterebbe di fatto alla sua implosione, perché scenderebbe sotto la soglia minima dei dieci eletti necessaria per formare una componente autonoma”. Proprio questo sembra essere l’obiettivo dichiarato di Verdini. Il quale, in particolare, ha messo gli occhi su Antonio Milo e Marco Lionello Pagnoncelli (anche loro ancora incerti sul da farsi). “Ma potrebbe non essere finita qui – aggiunge l’ex ministro –, anche perché il pressing è a tutto campo, sia alla Camera sia al Senato”. E poi, rivela, “quello che Verdini ha da offrire non ce l’ha nessun altro”. Ovvero? “Niente poltrone di governo o ricandidature alle prossime elezioni, ma prospettive lavorative utilizzando l’esecutivo”. Cioè quelli che in gergo vengono definiti incarichi di sottogoverno. Non è un caso che ciò che resta del ‘cerchio magico’ di Forza Italia (Deborah BergaminiMariarosaria Rossi e Giovanni Toti) stia spingendo affinché Berlusconi torni in campo in prima persona per raddrizzare la situazione. Ammesso che, arrivati a questo punto, ciò possa ancora servire a qualcosa.

(Articolo scritto con Antonio Pitoni il 23 dicembre 2015 per ilfattoquotidiano.it)