Image 01

Posts Tagged ‘terrorismo’

L’attacco al Pentagono dell’11 settembre nelle nuove foto dell’Fbi

venerdì, marzo 31st, 2017

9-11 Pentagon Emergency Response 3Ventisette scatti inediti di una giornata che gli Stati Uniti e il mondo intero non dimenticheranno mai.

Sedici anni dopo l’11 settembre 2001, l’Fbi ha pubblicato nuove immagini che mostrano gli effetti dell’attacco di al-Qaida al Pentagono in cui persero la vita 189 persone, 125 delle quali lavoravano per il dipartimento della Difesa americano. Molte delle foto diffuse sul sito Internet del Federal Bureau of Investigation (“9/11 Attacks and Investigation Images”) sono state scattate subito dopo l’impatto del Boeing 757 della American Airlines, che in volo tra Washington e Los Angeles era stato dirottato dai terroristi fedeli a Osama bin Laden.

Nelle immagini si vede l’edificio sede del quartier generale del Dipartimento della difesa Usa in fiamme, i pompieri che combattono contro l’incendio, l’arrivo dei soccorsi. Altre foto, stavolta aeree, mostrano invece l’enorme voragine lasciata dall’impatto della fusoliera sul lato occidentale dell’edificio, all’altezza del primo piano. In altre ancora ci sono gli investigatori tra le macerie e scorci dell’interno distrutto. L’aereo che colpì il Pentagono fu dirottato tra le 08.51 e le 08.54, pochi minuti dopo che un altro velivolo dell’American Airlines si era schiantato contro il World Trade Center. 

Quirinale, il 2015 di Sergio Mattarella: un anno di impegni tra banche, riforme, corruzione, mafia e giustizia

venerdì, gennaio 1st, 2016

I primi mesi al Colle del presidente della Repubblica. Dal monito contro il terrorismo “germe della terza guerra mondiale”, all’affondo sulle truffe a danno dei risparmiatori. Dalla corruzione “furto di democrazia”, ai richiami contro il crimine organizzato. Ecco i temi sui quali il capo dello Stato si è speso di più

mattarella-6751Era stato chiaro sin dal giorno del suo giuramento. “Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione”. E l’arbitro “deve essere, e sarà, imparziale”. Una frase, quella pronunciata il 3 febbraio scorso davanti al Parlamento riunito in seduta comune, che anticipa e riassume il 2015 di Sergio Mattarella al Quirinale. “Il calmo”, addirittura “l’anti-eroe”, come lo aveva definito Giampaolo Pansa su Repubblica nel 1989, in questi primi dieci mesi ha parlato poco. Proprio come ogni direttore di gara che si rispetti. Mai una parola di troppo né una dichiarazione che potesse prestare il fianco alle strumentalizzazioni. Un fatto nuovo per la politica italiana dopo i nove anni al Colle di Giorgio Napolitano, uno abituato ad entrare a gamba tesa su qualsiasi questione. Anche dopo aver abdicato. Come quando ad aprile, ormai da presidente emerito, è tornato a difendere l’Italicum. Raccontano che Mattarella, che in quell’occasione gli era seduto accanto, non l’abbia presa benissimo. Ma in pubblico non ha detto nulla. Né a caldo né a freddo. Niente di niente. Ma di cosa ha parlato il presidente della Repubblica da quando è in carica? Di corruzione, mafia, giustizia. Ma anche di diritti umani, terrorismo, Corte costituzionale. Banche, economia. Ecco le sue principali dichiarazioni dall’insediamento ad oggi.

Banche. Costituzione alla mano, Mattarella non ha potuto esimersi dall’intervenire sul caso che ha coinvolto i 130 mila risparmiatori delle quattro banche (Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti) in dissesto ‘salvate’ dal decreto del governo del 22 novembre scorso. Non più tardi di dieci giorni fa, il capo dello Stato ha assicurato che “si stanno approntando interventi di possibile sostegno, valutando caso per caso, al fine di tutelare quanti sono stati indotti ad assumere rischi di cui non erano consapevoli”. Non solo. Perché Mattarella ha anche fatto capire che chi ha sbagliato pagherà. “Occorre un accertamento rigoroso e attento delle responsabilità – ha proseguito –. Sono di importanza primaria la trasparenza, la correttezza e l’etica”, anche se il sistema creditizio italiano si è dimostrato “più solido di altri”. Infine un attacco agli speculatori. “Il risparmio non è soltanto il frutto della fatica del lavoro e la base di sicurezza familiare: è anche una leva di finanziamento cruciale per l’economia reale – ha concluso –. In un contesto che sembra premiare soprattutto la speculazione finanziaria servono capitali pazienti per finanziare investimenti di lungo termine”.

Corruzione. L’ha definita come “un cancro”, addirittura “un furto di democrazia”. Certo che sconfiggerla e “spezzare le catene della complicità” è “possibile”. In che modo? “Dobbiamo porci obiettivi elevati sul piano della moralità pubblica e del senso civico”, ha spiegato Mattarella il 9 dicembre scorso durante la ‘Giornata mondiale contro la corruzione’ indetta dalle Nazioni Unite. Messaggio poi ribadito il 21 dicembre nel corso del tradizionale scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni. Ma non è tutto. La corruzione “crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera ogni principio di equità penalizza il sistema economico, allontana gli investitori e impedisce la valorizzazione dei talenti – ha proseguito il capo dello Stato –. L’opacità e il malfunzionamento degli apparati pubblici e di giustizia colpisce ancor di più i poveri e le persone deboli, crea discriminazioni, esclusioni, scarti, distrugge le opportunità di lavoro” e “le speranze dei giovani”.

Corte costituzionale. Il siderale ritardo con cui il Parlamento ha eletto i tre giudici della Consulta ha irritato non poco Mattarella. Che il 2 ottobre scorso ha richiamato le Camere a quello che ha definito un “doveroso e fondamentale adempimento, a tutela del buon funzionamento e del prestigio della Corte e a salvaguardia della responsabilità istituzionale”. Auspicando che con “la massima urgenza” i componenti di Montecitorio e Palazzo Madama provvedessero a trovare un accordo per superare l’impasse. Tutto inutile. Così, il 10 dicembre, il capo dello Stato ha rincarato la dose dalle colonne del Messaggero. “La mancanza di tre giudici incide molto sulla funzionalità della Corte Costituzionale e questo vuoto non può continuare”, ha scandito. Anche perché “la Costituzione prevede una composizione articolata ed equilibrata della Corte”. E “la mancanza di oltre la metà dei giudici di una componente (quella eletta dal Parlamento, ndr) altera l’equilibrio voluto dai Costituenti”, aggiungendo “un ulteriore aspetto di gravità allo stallo che si registra”. Stavolta il messaggio è stato recepito: sei giorni dopo, alla trentaduesima votazione, sono stati eletti Augusto BarberaFranco Modugno e Giulio Prosperetti. Grazie all’accordo fra Pd e M5S.

Diritti umani. Quelli dei migranti (“è un errore storico ritardare la necessaria azione comunitaria in tema di accoglienza”). Ma non solo. Perché il presidente della Repubblica è intervenuto anche per riaffermare “il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e affermato nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea” contro ogni forma di omofobia e transfobia. “Rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità umana”, ha affermato Mattarella il 17 maggio scorso durante la giornata internazionale contro l’omofobia, “è una responsabilità primaria, dalla quale discende la qualità del vivere civile e della stessa democrazia. Le discriminazioni, le violenze morali e fisiche – ha aggiunto – non sono solo una grave ferita ai singoli ma offendono la libertà di tutti, insidiano la coesione sociale, limitano la crescita civile”. L’obiettivo è “costruire una cultura che assuma l’inclusione come obiettivo sociale, che applichi il principio di eguaglianza alle minoranze, che contrasti l’omofobia e la transfobia perché la piena affermazione di ogni persona è una ricchezza inestimabile per l’intera comunità”.

Giustizia. È stato uno dei primi temi trattati dopo l’insediamento. Il 24 febbraio, a Scandicci (Firenze), dove ha sede la Scuola Superiore della Magistratura, Mattarella ha parlato di giustizia, “chiamata a definire ogni giorno l’equilibrio fra diritti e doveri applicando le regole dettate dalla legge”. Sottolineando che quello del magistrato è “un compito né di protagonista assoluto nel processo né di burocratico amministratore di giustizia”. Tradotto: basta protagonismi fra le toghe. Il 26 novembre scorso, in un messaggio inviato alla conferenza nazionale dell’Avvocatura che si è svolto a Torino, Mattarella ha invece spiegato che “le criticità del sistema giustizia incidono sulla capacità di crescita del Paese, sull’amministrazione delle risorse pubbliche e sull’attrattività di investimenti esteri”. Infine a dicembre, in una lettera spedita al leader radicale Marco Pannella, Mattarella ha parlato del cosiddetto ergastolo ostativo. Ricordando come la sua abolizione sia “al centro di un animato dibattito politico e giuridico ed è all’esame del Parlamento una norma di delega che mira a ridurre gli automatismi e le preclusioni che escludono i benefici penitenziari per i condannati all’ergastolo”.

Grazia. Stavolta non ci sono dichiarazioni ma atti. Il 23 dicembre, infatti, Mattarella ha firmato tre decreti di concessione di grazia (una delle prerogative costituzionali del capo dello Stato). Il primo nei confronti di Massimo Romani, condannato a 40 anni per droga in Thailandia (poi ridotti a 30 in Italia). Il secondo e il terzo nei confronti dei due americani Robert Seldon Lady e Betnie Medero, entrambi condannati per il sequestro dell’ex Imam di Milano Abu Omar. Nel 2003, all’epoca dei fatti, Seldon Lady (condannato a 9 anni) era a capo del centro della Cia di Milano, mentre Medero (condannata a 6 anni) era una delle agenti responsabili del sequestro. A novembre, Mattarella aveva concesso la grazia parziale (pena ridotta da 6 a due anni) adAntonio Monella, l’imprenditore bergamasco che nel 2006 uccise un diciannovenne albanese che tentava di rubargli l’automobile.

Mafia. Si tratta, come noto, di un tema che ha toccato da vicino Sergio Mattarella (nel 1980 suo fratello Piersanti fu assassinato da Cosa nostra). Non è un caso quindi se in questi primi dieci mesi al Quirinale, l’ex giudice della Corte costituzionale ne ha parlato più volte. Il 6 agosto scorso, giorno nel quale è stato ricordato Ninni Cassarà, vice questore e braccio destro di Giovanni Falcone e del pool antimafia di Palermo ucciso nel 1985 da Cosa nostra, il capo dello Stato ha chiesto di “onorare nel modo più concreto la memoria dei tanti magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine e singoli cittadini che hanno perso la vita per assicurare l’affermazione dei diritti e il rispetto delle regole”, impegnandosi “nel contrastarerifiutare e denunciare ogni forma di infiltrazione e di ricatto criminale, di malaffare e di corruzione”. Il 28 settembre, inaugurando l’anno scolastico a Napoli, Mattarella è tornato sull’argomento. “La camorra e le mafie – ha affermato il presidente della Repubblica – possono essere sconfitte”. Anzi: “La camorra e le mafie saranno sconfitte” perché “non possiamo rinunciare a essere donne e uomini liberi”.

Riforme. Le ha lodate ad inizio novembre, quando è volato a Saigon e Giacarta. L’Italia è impegnata “in un profondo rinnovamento” e da tre anni a questa parte “sono state impostate ed approvate alcune riforme importanti finalizzate a rendere l’Italia più competitiva”, ha affermato Mattarella. Il quale è tornato a parlarne il 21 dicembre al Colle: “Non posso che augurarmi” che esse “giungano a compimento in questa legislatura” perché “il senso di incompiutezza rischierebbe di produrre ulteriori incertezze conflitti, oltre ad alimentare sfiducia”. Per il capo dello Stato “le riforme non riguardano soltanto l’organizzazione costituzionale, ma dovranno anche imprimere una svolta rispetto all’uso improprio di strumenti e procedure”. Perché “il tema della qualità della legislazione si pone davanti a noi come un dovere inderogabile”. Senza dimenticare i riflessi che l’immobilismo provoca sull’economia reale: “Il 2015 si chiude con un segno positivo per il Pil e per l’occupazione – ha proseguito –. Certo, è ancora insufficiente per compiacerci della ripresa, sapendo che un gran numero di nostri concittadini cerca ancora lavoro”.

Terrorismo. Ad agosto lo ha apostrofato come “il germe della terza guerra mondiale”. Segno che il tema del terrorismo lo preoccupa non poco. Sergio Mattarella ne ha parlato in più di un’occasione. La prima il 28 marzo in un’intervista al quotidiano francese Le Figaro, nella quale ha invocato la necessità di un “patto di civiltà” per “contrastare le campagne d’odio e di indottrinamento” dei fondamentalisti islamici. L’ultima il 10 dicembre, un mese dopo gli attentati di Parigi nei quali hanno perso la vita 130 persone. “L’Italia è in prima linea contro l’Isis”, ha assicurato il presidente della Repubblica, che ha comunque escluso (almeno per ora) la possibilità di un intervento militare delle nostre forze armate in Siria e Iraq. “Non ne vedo le condizioni”, ha risposto Mattarella a esplicita domanda, ricordando comunque la necessità di “una piena collaborazione dei servizi di intelligence dei vari Paesi”.

(Articolo scritto il 31 dicembre 2015 con Antonio Pitoni per ilfattoquotidiano.it)

11 settembre, dieci anni dopo

domenica, settembre 11th, 2011

Fermatevi un istante. Sedetevi. Chiudete gli occhi. Sono passati dieci anni. Era l’11 settembre 2001. Una data che ha cambiato mondo, e non in positivo. Sono sicuro che – malgrado la drammaticità di quegli istanti – riuscite a ricordare ogni singolo momento. Dove eravate e con chi. Cosa avete pensato a caldo, quali sono state le vostre paure e le vostre ansie.

Ma cosa è cambiato, da dieci anni a questa parte? Tutto, e stavolta il tutto non è niente. Perchè il lasso temporale che intercorre fra quella drammatica giornata e questo triste anniversario ha visto l’inizio di “missioni di pace” atte ad esportare la democrazia (vere e proprie guerre, in realtà, che hanno finora visto morire migliaia di uomini e che sono tuttora in corso), una crisi economica e finanziaria che ha messo in ginocchio non solo gli Stati Uniti ma il mondo intero, e l’uccisione di Osama Bin Laden, mente e braccio degli attentati alle Twin Towers.

L’America ne esce apertamente rivoluzionata. Ricorderete tutti lo sguardo del Presidente George W. Bush quando Andrew Card (il suo capo di gabinetto) gli comunicò quanto stava accadendo (Bush era in visita in una scuola elementare). In quella maschera di incredulità, stupore, impotenza e paura, c’era tutta l’America. Una nazione colpita al cuore, in maniera inaspettata, con il sacrificio di 3.000 vite umane che verranno ricordate nella cerimonia di commemorazione a cui parteciperà Barack Obama.

Ma l’11 settembre del 2001 potrebbe non essere un episodio isolato. Noi, ovviamente, ci auguriamo di non dover più assistere a scene di questo tipo. Ma il terrorismo è come un serpente che, dopo essere stato decapitato, si rigenera, fino ad avere una nuova mente e delle nuove braccia armate pronte a morire per i propri ideali. Ecco perchè l’euforia per la morte dello sceicco del terrore deve essere presa sì come un colpo importante ad al-Qaida e al terrorismo internazionale, ma non come il colpo di grazia.

Minuto dopo minuto, il tragico ricordo di quegli istanti:

  • Ore 8.45: il volo 11 dell’American Airlines (Boeing 767) si schianta sulla torre nord del World Trade Center. A bordo ci sono 92 passeggeri;
  • Ore 9.03: il volo 175 della United Airlines (Boeing 767) si schianta sulla torre sud del World Trade Center. A bordo ci sono 56 passeggeri;
  • Ore 9.55: il volo 757 dell’American Airlines (Boeing 757) si schianta sul pentagono. A bordo ci sono 64 passeggeri;
  • Ore 11.15: il volo 93 della United Airlines (Boeing 757) precipita a Shanksville. A bordo ci sono 45 passeggeri, che vengono ricordati per il loro coraggio: riuscirono infatti a sottrarre il controllo dell’aereo ai dirottatori e ad evitare che il velivolo colpisse la Casa Bianca, obiettivo dei terroristi.

Vittime:

  • Sono 3.000, in totale, le vittime dell’11 settembre. Sono oltre 70 le loro nazionalità;
  • 246 quelle che hanno perso la vita nei cieli;
  • 2.700 i morti per l’attacco alle Twin Towers;
  • 411 i soccorritori, 343 dei quali Vigili del Fuoco.

In questo giorno particolare, Il mercante di notizie pubblicherà i vostri ricordi dell’11 settembre 2001. Sulla mia pagina Facebook lasciate un commento, o inviatemi un messaggio in posta privata. Grazie a tutti.

Emanuele: «Avevo 12 anni, ero praticamente un bambino. Ero a casa, e come ogni pomeriggio, al ritorno dalla scuola, stavo guardando tranquillamente la televisione, ma quando le trasmissioni furono interrotte, cominciò a crearsi un clima surreale che avrebbe finito con lo sfociare persino nella paura. Tuttavia, sembrava che nessuno volesse accettare che quello cui si stava assistendo fosse un evento storico. Le immagini della tragedia, trasmesse in diretta, stavano a poco a poco richiamando gli incubi sopiti di ognuno di noi. Perchè non si poteva decidere nulla, perchè bisognava soltanto guardare, perchè si era impotenti di fronte alla morte. Nei pochi secondi in cui vidi quell’aereo, quel secondo aereo avvicinarsi a quelle vetrate, mi chiesi cosa ne sarebbe stato subito dopo. Nell’ultimo secondo, sperai che gli aerei potessero esplodere soltanto nei film. A colpirmi più di ogni altra cosa, però, non fu quello che accadde, ma la velocità con cui si verificò: fui costretto a capacitarmi di come la vita umana potesse tristemente lasciar spazio ad una nuvola di fumo rossa e svanire come se fumo lo fosse sempre stato. Il panico fu tale che chiunque poteva sentirsi coinvolto dall’attacco, ed il cielo divenne sinonimo di pericolo. Erano arrivati gli alieni, alieni umani che avevano deciso di farsi la guerra. Quel giorno, qualcuno mise il mondo in scacco. Nessuno, però, aveva il coraggio di dirgli che fosse matto».

Stefano: «Me lo ricordo, credo che non lo dimenticherò mai purtroppo. Eravamo a casa tua sg…ricordi? E soprattutto non dimenticherò mai la fuga verso casa, con il timore che mentre ero per strada potesse succedere qualcosa di tragico anche a Roma……Dio che brutti momenti!!! E’ triste ricordarli ma abbiamo il dovere di farlo, per rendere omaggio alla memoria di chi ha pagato ingiustamente il prezzo della follia umana».

Francesco: «Avevo 16 anni ed ero a letto con la febbre. me lo ricordo cm fosse stato ieri. ero a casa tranquillo a guardare la tv quando il programma che stavo guardando venne interrotto da un’edizione speciale del tg. vidi quelle immagini,della prima torre colpita dal primo aereo e mi venne la pelle d’oca, non riuscivo a credere a quello ke i miei occhi, anche un pò lucidi, stavano vedendo. poi in diretta il secondo aereo contro la seconda torre e da lì tutte le altre immagini. non smisi mai di guardare la tv quel giorno. e ancora oggi a volte vado alla ricerca di video di quel maledetto giorno e li guardo con sguardo malinconico con il pensiero rivolto a tutte le vittime di quella catastrofe. non possiamo dimenticare, non DOBBIAMO dimenticare quel giorno. E dopo 10 anni, io continuo a farmi la stessa domanda: sarà andata veramente come c’hanno fatto credere?? Io ho seri dubbi. L’america è troppo grande per poter essere attaccata in una maniera cosi “semplice”… Secondo me i parenti delle vittime avrebbero il DOVERE di sapere come sono andate realmente le cose. troppi dubbi, troppi particolari lasciati in sospeso. Mah….».

Umberto: «Avevo quasi 14 anni, una fase importante per me visto che ero a pochi giorni dall’inizio del mio primo anno di scuola superiore. In quel momento però mi godevo gli ultimi scampoli estivi, e mi accingevo ad andare ad allenarmi con la mia squadra (una delle cose che più amavo). Non dimenticherò mai lo sguardo di mia madre: le dicevo che stavo per andare agli allenamenti, ma lei non mi rispondeva, e rimaneva con lo sguardo fisso sulla tv, impietrito dall’incredulità. Resomi conto dell’inferno scoppiato a Manhattan, anche io non ho potuto far altro che fermarmi ed assistere a quello spettacolo terribile. Ci sono andato, poco dopo, a quell’allenamento. Ero in forte ritardo, come altri, ma al mio allenatore non ci fu bisogno di dir nulla, aveva già capito. Fu un allenamento svolto in un’atmosfera surreale: grande silenzio, nessuno aveva voglia di scherzare come al solito. Quel giorno, quell’11 settembre di 10 anni fa, il mondo si era fermato. E noi con lui».

Annarita: «Avevo 13 anni ed ero a casa in cucina, stavo stirando delle maglie e guardavo un programma su rai1 (non ne ricordo il nome, probabilmente “La vita in diretta”) quando ad un certo punto la trasmissione venne interrotta per far spazio ad un’edizione speciale del tg. Mi venne un sussulto, mi accade sempre anche adesso quando capita, pensai subito che era successo qualcosa di grave per interrompere una trasmissione. Effettivamente era così: davanti ai miei occhi increduli di bambina si stagliavano delle immagini surreali, quasi da film, immagini che non avevo mai visto e mai avrei pensato di vedere nella realtà. L’attacco alla prima torre c’era già stato, ma in mondo visione, tutti abbiamo assistiti al secondo attacco. Il panico di coloro che guardavano le torri da sotto era straziante, le telecamere dei cronisti accorsi si muovevano quasi fossero state colpite anche loro, la gente fuggiva, piangeva, moriva insieme alle migliaia di vittime di quella tragedia. Ciò che ricordo e che mi ha scioccato enormemente è stato vedere l’impotenza di fronte alla morte di tutti coloro i quali erano all’interno delle torri e sono stati costretti, nel vano tentativo di salvarsi o volendo semplicemente alleviare più velocemente il proprio dolore, a buttarsi giù nel vuoto, tra la polvere che avrebbe risucchiato qualunque cosa. Sono rimasta a guardare la televisione tutto il pomeriggio, ad ascoltare, o fingere di ascoltare i commenti dei giornalisti, ma la mia mente era offuscata, ero assopita da quella tragedia. Credo che il primo pensiero di ognuno sia stato a quanti erano all’interno delle torri, ma mi chiedevo se qualcuno avesse pensato a quanti erano nei 2 aerei, a quanti si sono sentiti dire tra la cabina di pilotaggio e il corridoio che sarebbero morti di lì a poco. Io ho il terrore dell’aereo (a seguito di una brutta esperienza) ma credo quasi certamente che sarei morta prima dello schianto, non avrei retto ad una tale notizia. Quindi il mio pensiero di oggi, dopo 10 anni, va alle vittime tutte, che possano riposare in pace ed essere accarezzati di tanto in tanto dai nostri ricordi».

Sandra: «Ero a casa, stavo guardando un telefilm con mia madre. Ero tornata in anticipo dalla scuola quando hanno interotto il programma: siamo rimaste così sospese alla tv. Era incredibile, all’inizio si pensava a uno scherzo. Nessuno parlava, c’era solo quest’immagine in diretta e poi all’improviso un altro aereo in diretta e io che strilavo: “Mamma devi venire a vedere, sta arrivando un altro aereo mamma”. L’abbiamo visto arrivare e non si poteva fare nulla per aiutare chi era nelle torri o vicino alle torri. Poi il crollo e finalmente il giornalista inizio a parlare. Si parlava di morti, della gente che si buttava dalle finestre. Non abbiamo lasciato la tv quel giorno».

Giorgio: «Avevo 11 anni e giocavo con un mio amico che aveva dormito da me, si aspettava l’inizio della scuola che di lì a poco sarebbe ripresa. Mamma mi disse di non vedere la tv per un pò e di pensare a giocare, ma noi testardi la abbiamo accesa e ci siamo incollati allo schermo su rai1 mentre ci fu il secondo schianto……».

Samuele: «Era la classica, sonnolenta giornata di fine estate, quella in cui hai talmente poche cose da fare che arrivi perfino ad accendere la tv nel primo pomeriggio… Sullo schermo cominciano a scorrere strane immagini. sembra quasi un film d’azione e ti chiedi: “Da quando la Rai ha cominciato a trasmettere action movie hollywoodiani a quest’ora?”. Poi fai caso all’icona del TG1 in basso a destra, alzi il volume, voci sconvolte commentano quanto accade e rimandano in loop lo scontro del primo aereo. Rimani spaesato, ti siedi a mezzo centimetro dalla tv e provi a capire… “Ma quella è New York!”… Trattieni il respiro, fai il giro delle principali emittenti ed è come un macabro show trasmesso a reti unificate… Fino a quando lo vedi arrivare, lo vedi schiantarsi sull’altra torre… vedi UN AEREO che entra dentro uno dei grattacieli più alti e famosi del mondo… In quell’istante realizzi che la storia, e probabilmente la tua stessa vita, cambieranno irrimediabilmente… Gli Stati Uniti, quelli che al cinema e in tv sono sempre apparsi come intoccabili, imbattibili, al di sopra di ogni altra nazione, sono ora in ginocchio, inermi davanti a un attacco tanto tragico quanto spettacolare… Chiami qualcuno vicino a te, lo inviti a guardare, a condividere con te una scena surreale, sperando che possa dirti: “No, tranquillo… è tutto finto”. Peccato che questo qualcuno sia sconvolto quanto te… Potrebbe essere altrimenti?! Perché del resto, come si fa a non rimanere senza parole, quando si capisce che la storia del mondo che hai da sempre conosciuto, è cambiata radicalmente? 11 Settembre, impossibile dimenticare…».

9 maggio 2011, terza Giornata della Memoria

lunedì, maggio 9th, 2011

Due uomini diversi fra loro, ma che hanno fatto e fanno parte della storia di questo paese. Trentatrè anni fa morivano Peppino Impastato e Aldo Moro.

Il primo ucciso per essersi ribellato alla mafia (lui che proveniva da una famiglia malavitosa dalla quale si era distaccato), il secondo per mano delle Brigate Rosse, che dopo 55 giorni di progionia fecero ritrovare il suo cadavere in Via Caetani a Roma. In questo clima di tensione, queste due figure vanno ricordate, insieme alle tantissime altre che hanno versato il loro sangue per il bene dell’Italia.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono sicuramente quelle più importanti e note, ma in questa terza Giornata della Memoria (dedicata alle “vittime del terrorismo” e alle “vittime del dovere“), non vanno dimenticati i nomi dei 26 magistrati e delle 352 persone morte per terrorismo e stragi. Fra questi Emilio Alessandrini, Guido Galli e Giorgio Ambrosoli, le cui gigantografie erano oggi esposte fuori dal Palazzo di giustizia di Milano, ma anche Francesco Coco, Vittorio Occorsio, Girolamo Minervini etc…

Chissà se i nostri politici si ricordano ancora di loro. A volte viene da pensare che non sappiano nemmeno chi siano.