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Qui scoppiano le carceri

martedì, marzo 5th, 2013

Condannati-preventivi-300x200Ci sono due problemi, in Italia, invisibili ai più: quello della carcerazione preventiva e del sovraffollamento dei penitenziari. Temi che hanno spinto Annalisa Chirico, giornalista e membro del Comitato nazionale dei Radicali Italiani, a scrivere Condannati preventivi – Le manette facili di uno stato fuorilegge (Rubbettino, 10 euro, pp. 150).

Questo libro squarcia il velo di Maya su tematiche che,malgrado la gravità della situazione, sembrano lasciare indifferenti. Com’è nata l’idea di affrontarlo?

«Mi capita spesso di visitare i penitenziari italiani. L’idea di scrivere un libro che si focalizzasse sul problema della carcerazione preventiva e che raccontasse le storie di persone più o meno note incappate nelle sue maglie è nata da una visita in carcere all’Onorevole Alfonso Papa nell’ottobre 2011. Ho seguito la sua vicenda e dopo le pronunce dellaCassazione, che hanno smontato l’impianto accusatorio a suo carico, ho deciso di parlare di chi è in prigione senza una sentenza di condanna definitiva. Nelle celle “illegali” italiane quasi un detenuto su due è in attesa di giudizio. Non a caso di recente la Corte di Strasburgo è tornata a sanzionare il nostro Paese…».

Il caso Tortora pare non averci insegnato nulla…

«Dalle campagne di Toni Negri ed Enzo Tortora degli Anni ‘80, fino ad oggi, sul tema della carcerazione preventiva niente è cambiato. Con la riforma del Codice di procedura penale ci sono stati dei ritocchi legislativi, che si sono però accompagnati ad uno sfasamento tra la norma scritta e la prassi. Di fatto la carcerazione preventiva è diventata un antidoto all’irragionevole durata dei processi. Si tratta di una perenne violazione della Costituzione che non crea scandalo neanche fra i più ferrei difensori della nostra Carta».

In Condannati preventivi le storie di detenuti illustri si alternano a quelle di gente comune. Qual è quella che l’ha colpita di più?

«Sicuramente la storia di Adriana, una badante romena che prestava assistenza ad una vedova ottantenne di Albano Laziale. A gennaio 2008 l’anziana muore e lei viene accusata di omicidio, scontando tre anni di carcere preventivo. Al processo d’appello Adriana viene assolta perché il fatto non sussiste. Motivo? La donna non era morta di percosse ma d’infarto, il che si sarebbe potuto capire con una perizia fatta ad arte in primo grado; invece i periti nominati dall’accusa e gli errori macroscopici commessi hanno mandato in galera un’innocente. Ciò testimonia che la giustizia italiana sta diventando un “manicomio”, visto che ci troviamo con 9 milioni di procedimenti pendenti e 130mila prescrizioni nell’anno appena concluso. Il nostro è un sistema in cui i magistrati sono l’unica categoria che non ha nessun tipo di responsabilità».

Entrambi i provvedimenti del ministro Severino, “Salva-Carceri” e “Svuota-Carceri”, si sono rivelati fallimentari. Si aspettava di più dal governo tecnico?

«Avrebbe dovuto fare di più,non soltanto nell’ambito della giustizia ma anche in quello dell’economia. Dal deludente decreto sulle liberalizzazioni c’è stata la metamorfosi politica di un esecutivo che grazie al ministro Severino ci ha insegnato cosa sono i “provvedimenti spot”. L’unico punto su cui ha agito è stato quello delle porte girevoli, ma per tutto il resto si è cercato di svuotare le carceri con un cucchiaino e si è privata di 27milioni di euro la legge Smuraglia sul lavoro dei detenuti. E anche in tema di responsabilità civile dei magistrati c’è stato un totale immobilismo».

Crede che con il prossimo governo, di qualsiasi colore esso sia, ci sarà una svolta?

«Temo di no perché nel nuovo Parlamento non ci saranno i Radicali e perché non vedo persone disposte a portare avanti una campagna di civiltà e libertà per un sistema carcerario rispettoso della dignità umana. La politica non mi sembra in grado di opporre a movimenti“giustizialisti”come quelli di Grillo e Ingroia una cultura liberale ossequiosa del principio della presunzione di innocenza».

Twitter: @mercantenotizie

Le bugie di Severino sulle carceri

giovedì, gennaio 24th, 2013

paola-severino-Ogni volta che leggo una dichiarazione del ministro della Giustizia Paola Severino che riguarda le carceri mi domando su che pianeta viva. L’ultima, pronunciata all’Assemblea del Consiglio d’Europa martedì 22 gennaio, recita così: «Nonostante le ristrettezze delle risorse disponibili il governo Monti ha ampliato le strutture carcerarie per far fronte al sovraffollamento dei detenuti.  Già nel 2012 sono stati consegnati 3.178 nuovi posti, cui se ne aggiungeranno 2.382 entro il mese di giugno di quest’anno».

Ci dispiace deluderla, ministro, ma davvero di questo incremento di posti non ce ne siamo accorti. Non sarà che i numeri sono stati alterati? Per rispondere è utile ricordare quanto scrive Antigone, una delle associazioni che in Italia si occupano dell’emergenza carceraria e dell’abuso della carcerazione preventiva (il 40,1% dei detenuti è in attesa di giudizio, contro una media dei Paesi del Consiglio d’Europa del 28,5%), nel IX Rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione.

«Al 31/12/2009 la capienza regolamentare delle nostre carceri era di 44.073 posti», scrive Antigone. «Secondo i dati ufficiali del 31/10/2012 la capienza regolamentare complessiva è di 46.795 posti. La notizia però incredibile è che il 31/08/2012, due mesi prima, la capienza degli istituti era di 45.568 posti. Da agosto il numero degli istituti è rimasto lo stesso in ogni regione, ma in Calabria ci sarebbero 263 posti in più, in Umbria 196 e in Lombardia addirittura 661 in più. A noi – aggiunge l’associazione – non risulta però l’apertura di nuove carceri, né di nuovi padiglioni in vecchie carceri, né in Calabria né in Umbria e né in Lombardia. A che gioco giochiamo?».

Già: chi cosa stiamo parlando? Del nulla. Quello delle carceri è un problema ancestrale, ignorato per anni dai nostri governanti. Se n’è occupato, e lo fa tutt’ora con costanza, un unico partito: i Radicali. I quali, però, rimarranno probabilmente fuori dal prossimo Parlamento. Cambiare tutto per non cambiare niente, dunque. In pieno stile gattopardesco.

Sotto questo punto di vista, nell’anno passato alla guida del Paese, il governo Monti ha fatto il minimo sindacale. I provvedimenti della Guardasigilli, che pure portavano nomi ambiziosi (“Salva-Carceri” e “Svuota-Carceri”), si sono rivelati fallimentari. Di più: la spending review è stata una mannaia per il cosiddetto “Piano-carceri” (datato 2010, anno in cui l’allora governo Berlusconi dichiarò lo «stato d’emergenza»), che avrebbe dovuto garantire la realizzazione di 9.150 nuovi posti letto grazie ad uno stanziamento di 675 milioni di euro. Cos’è successo, invece? Che l’esecutivo tecnico ha ridotto la cifra di ben 228 milioni.

Passi il fatto di essere in campagna elettorale e di dover “bere”, senza filtro, qualsiasi cosa viene detta ai cittadini. Ma i freddi numeri, quelli che – scherzo del destino – hanno portato all’insediamento dei Professori, parlano chiaro. Sono inoppugnabili. E raccontano una realtà diversa da quella descritta dalla Severino. Ministro, la prego: abbia rispetto non tanto per noi, quanto per i detenuti. Glielo deve.

Twitter: @mercantenotizie