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Nella Cgil è già partita la corsa al dopo-Camusso. Ecco i nomi dei possibili successori

mercoledì, novembre 22nd, 2017

Camusso_2Il suo secondo mandato scadrà esattamente fra un anno, a novembre 2018. Ma Susanna Camusso potrebbe anche chiudere in anticipo la propria esperienza alla guida della Cgil se le venisse offerto un seggio in Parlamento. L’interessata per ora ha stoppato qualsiasi ipotesi di ‘discesa in campo’. A metà settembre, alla festa della Cgil a Lecce, Camusso ha detto chiaro e tondo che “la scelta di non candidarmi non è solo personale ma è anche una scelta per la Cgil. Questa non è una critica per chi in passato ha fatto la scelta di stare in Parlamento, ma ci sono stagioni e stagioni”. Vedremo se sarà veramente così. Anche perché i suoi due predecessori, Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani, hanno fatto il ‘grande passo’, sbarcando chi all’Europarlamento (il primo) chi alla Camera (il secondo) col Pd, prima di dire addio in polemica con la linea di Matteo Renzi, uno degli arcinemici dell’attuale leader della Cgil.

Pesi e contrappesi – L’unica cosa certa, al momento, è che la corsa per la successione è già in fase avanzata. I nomi sul tavolo sono tre: si tratta di Serena SorrentinoVincenzo Colla e Franco Martini. Non in rigoroso ordine di gradimento, però. Perché se è vero che, come recita il vecchio adagio, gli ultimi saranno i primi, su Colla e la Sorrentino alla fine potrebbe spuntarla proprio Martini. Sessantaquattro anni, nato a Tunisi ma cresciuto a Prato (la sua famiglia è originaria di Livorno), Martini è entrato nella Confederazione Generale Italiana del Lavoro nel 1975, a 22 anni. Prima segretario generale della Camera del lavoro di Prato, poi membro della segreteria regionale della Cgil Toscana – della quale è diventato segretario generale dal ’92 al 2000 – Martini sbarca a Roma per guidare la Fillea, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni. Poi a settembre del 2008 viene eletto segretario generale della Filcams, la categoria della Cgil che organizza e rappresenta i lavoratori del Commercio, Turismo e Servizi, infine il 23 giugno 2014 entra in segreteria nazionale confederale. Uno al quale l’esperienza non manca, insomma. Stesso discorso per Colla. Piacentino, classe 1962, nell’ultimo anno il 55enne ha scalato posizioni nel sindacato di Corso d’Italia grazie anche all’appoggio delle più potenti federazioni di categoria, a partire dai pensionati (Spi): 2.863.318, oltre il 50 per cento del totale di quelli della Cgil secondo l’ultimo dato disponibile (aggiornato al 31 dicembre 2016) sul sito Internet.

Terza via – La terza e ultima ipotesi in campo è quella della Sorrentino. A dispetto dell’età l’attuale responsabile della funzione pubblica della Cgil, originaria di Arzano (Napoli), vanta anche lei una lunga esperienza nella Cgil. Nata nel 1978, proprio l’anno in cui Luciano Lama annunciava la “svolta dell’Eur”, Sorrentino si è avvicinata al sindacato di Corso d’Italia nel ’94, a soli 16 anni. Da quel momento in poi la sua carriera è stata in costante ascesa, tanto da approdare nel 2010, a 32 anni, nella segreteria di Epifani col ruolo di responsabile delle politiche sulle Pari opportunità. Chi la conosce la descrive come una persona attenta, riflessiva, mai sopra le righe e senza troppa voglia di apparire. Anche se qualche incursione televisiva, in questi anni, se l’è concessa pure lei. Come quando a gennaio di quest’anno, seduta nel salotto di Porta a Porta, è stata protagonista di un serrato confronto con Tommaso Nannicini, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro del segretario del Pd, al quale il 20 settembre 2014 “Serena” aveva indirizzato un tweet al veleno: “La Cgil vuole estendere lo statuto dei lavoratori a tutti, Matteo Renzi vuole licenziare liberamente tutti. Chi è che difende diritti/lavoro?”. Una alla quale, indubbiamente, il carattere non manca.

Articolo scritto il 22 novembre 2017 per La Notizia

Sono un lettore del “Corriere della Sera”, e voglio che domani il mio giornale sia in edicola

lunedì, settembre 5th, 2011

Domani, martedì 6 settembre 2011, avverrà qualcosa a cui difficilmente abbiamo già assistito. Un quotidiano, anzi il quotidiano più importante ed autorevole del panorama giornalistico italiano, non sarà in edicola. Per volontà diretta del segretario generale della Cigl, Susanna Camusso, il Corriere della Sera (ma anche la Gazzetta dello Sport, altro quotidiano del gruppo RCS) non verrà stampato. In prima persona, il numero uno di Corso d’Italia ha fatto in modo che i poligrafici iscritti al suo sindacato incrociassero le braccia (domani, lo ricordiamo, c’è lo sciopero indetto dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro per protestare contro la manovra del Governo), provocando la reazione sdegnata di Ferruccio De Bortoli. Il direttore del Corriere, con un fondo pubblicato questa mattina sul quotidiano, ha spiegato ai lettori i motivi per cui domani non potranno sfogliare il giornale (http://www.corriere.it/economia/11_settembre_05/de-bortoli-sciopero-generale-commento-camusso_cdd55aea-d77b-11e0-af53-ed2d7e3d9e5d.shtml).

Un fatto grave, che lascia amarreggiati soprattutto perchè dalla bocca di sindacalisti ed esponenti dell’intellighenzia di sinistra arrivano spesso – e a volte senza giusta causa – proclami a favore della tanto decantata libertà di stampa. Per carità, scioperare è un diritto sancito dalla nostra Costituzione (art. 40), ma è altrettanto giusto poter fruire del proprio organo di stampa senza che un leader sindacale intervenga direttamente in situazioni di questo genere. E in questa occasione pare sinceramente essere di fronte ad un capriccio della Camusso. Il Corriere della Sera è un quotidiano nazionale, scevro da interessi di parte o in mano a qualsivoglia partito politico. Per carità, in passato ha appoggiato indirettamente questa o quella parte politica. Ma va ricordato come nessun giornale, neanche in quel tanto decantato “paradiso” anglosassone, sia privo di interessi. I giornalisti sono, prima di tutto, cittadini ed elettori, ed hanno una loro posizione. Che può essere consona o meno alla linea editoriale del giornale per cui scrivono, poi è la loro professionalità che fa il resto. Criticare è, dunque, un loro sacrosanto diritto. Senza offendere, per carità, e questo il Corriere non lo ha fatto. Se ha espresso posizioni critiche nei confronti della Cgil, in questi giorni, non ha sbagliato, perchè è quello che la stampa deve fare. E se non lo facesse ci lamenteremmo del contrario.

Domani verrà messo un bavaglio all’informazione. Un bavaglio vero, perchè se la legge sulle intercettazioni è ancora in fase embrionale e le telefonate possono ancora essere ascoltate e pubblicate, il fatto che domani il quotidiano di Via Solferino non esca è certo al cento per cento. Nel corso del pomeriggio, su Facebook, sono nate due pagine per “protestare” contro quanto accadrà domani. A margine di questo articolo troverete gli indirizzi: iscritevi numerosi, mi raccomando.

In conclusione vorrei far notare come nessun esponente di quella che prima ho definito “intellighenzia di sinistra” abbia espresso il suo punto di vista. Quando Michele Santoro vedeva minato il suo programma, quell’”Annozero” che sembra più “La Corrida” che un talk show politico, la mobilitazione è stata generale. Parafrasando le parole pronunciate dall’ormai ex istrione di Viale Mazzini, dico: “Sono un lettore del Corriere della Sera, e voglio che domani il mio giornale sia in edicola“.

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