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Camera, ex direttore di Europa Menichini nuovo capo ufficio stampa: scelto dalla Boldrini, protestano M5S e Forza Italia

venerdì, febbraio 12th, 2016

Dei 22 componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio hanno partecipato alla votazione solo in 13. Due astenuti. Consulente del ministero dei Trasporti, è stato sponsorizzato dalla presidente. Tra molte polemiche. Dei rappresentanti azzurri che non hanno partecipato alla votazione dell’ufficio di presidenza. E dei grillini che hanno contestato il metodo di selezione. Ecco il verbale dell’accesa seduta. Così come è stato raccontato a ilfattoquotidiano.it

stefano-menichini-675È stato scelto per “competenza, professionalità” e, soprattutto, parola di Laura Boldrini, perché ieri durante il colloquio ha spiegato che Montecitorio deve continuare ad essere “la casa della democrazia”. Proprio così. Stefano Menichini è il nuovo capo ufficio stampa della Camera. E proprio grazie alla sponsorizzazione della presidente. È stata lei che questo pomeriggio ha comunicato ai membri dell’Ufficio di presidenza la bontà della scelta. Una nomina quasi scontata, per la verità, visto che lo scorso 22 gennaio proprio ilfattoquotidiano.it aveva raccontato di come la corsa per l’ambita poltrona lasciata libera da Anna Masera (tornata a La Stampa) fosse ridotta ad un derby fra l’ex direttore di Europa, attuale consulente del ministero dei Trasporti, e l’ex direttrice de l’Espresso e D di Repubblica, Daniela Hamaui. La quale pare non abbia convinto gli illustri membri dell’ufficio di presidenza soprattutto su uno dei requisiti principali richiesti per conquistare la carica: la conoscenza del Parlamento e dei suoi meccanismi. Menichini ha così battuto la concorrenza dei 270 colleghi – tanti sono stati quelli che hanno inviato il curriculum per partecipare alla selezione – poi ridotti a 12 in vista della decisione finale. Ma cos’è accaduto durante la riunione odierna? Se è vero che la proposta della Boldrini è stata accolta a larga maggioranza, non sono mancate le critiche da parte di chi non ha per nulla condiviso il metodo con il quale si è giunti alla nomina. Ecco comunque il “verbale” dell’ufficio di presidenza così come è stato raccontato a ilfattoquotidiano.it.

CASA STREGATA – La seduta si è aperta con la presidente che ha ringraziato il comitato ristretto, costituito su sua indicazione all’interno dell’Ufficio di presidenza, spiegando che per l’occasione sono state audite persone di“elevata professionalità”. Una in particolare ha però raccolto i suoi favori: Stefano Menichini. Il quale, ha spiegato la Boldrini, era da scegliere per “competenza, professionalità” e perché, durante il colloquio, particolare che pare l’abbia letteralmente stregata (e vai a capire perché), ha dichiarato che Montecitorio deve continuare ad essere “la casa della democrazia”.

MI MANDA MATTEO – Subito dopo la ‘dichiarazione di voto’ della presidente è intervenuta Claudia Mannino (Movimento 5 Stelle), uno dei segretari dell’ufficio di presidenza, che ha anzitutto criticato il metodo con il quale è stato scelto il nuovo capo ufficio stampa. Non a caso, ieri, proprio lei aveva chiesto alla numero uno di Montecitorio di presentarsi all’ufficio di presidenza di oggi con una rosa di 3/4 nomi e condividere con i presenti la decisione finale. La Boldrini però aveva respinto l’invito ricordando che le regole della selezione erano già state decise in precedenti incontri. A quel punto fra le due si è aperto uno scontro. La Boldrini ha sostenuto che, oltre ai motivi esposti nel suo intervento, è stata anche colpita da ciò che ha detto Menichini alla fine del suo colloquio. E cioè che l’ex direttore di Europa ha spiegato di essere cosciente del fatto che l’aver diretto un giornale politicamente schierato (il quotidiano della Margherita e poi del Pd, ndr) poteva essere un ostacolo per una sua eventuale nomina. Ma che, nel caso in cui fosse stato scelto, avrebbe gestito la macchina parlamentare con la massima professionalità e terzietà. E qui, visti i sospetti di “lottizzazione politica” di matrice renziana sulla carica da assegnare che circolano da tempo anche tra i membri dell’ufficio di presidenza, la Mannino non si è trattenuta. Neanche con l’ironia: “Presidente, l’eccesso di onestà non mi pare fosse fra le motivazioni che l’hanno condotta alla scelta”. Battuta velenosa, nessuna replica della Boldrini.

FONTANA DI ACCUSE – A quel punto la parola è passata a Stefano Dambruoso. Il questore dell’ufficio di presidenza in quota Scelta civica ha spiegato che al posto di Menichini avrebbe preferito la nomina di un altro dei candidati. E cioè Maddalena Loy (ex Foglio, Rai e Unitàndr). Perciò ha chiesto alla presidente che quest’ultima venga presa in considerazione per entrare a far parte del gruppo di lavoro che curerà la comunicazione di Montecitorio. Insomma, un premio di consolazione. Ma le critiche alla Boldrini non si sono fermate. Dopo Dambruoso, contro di lei ha iniziato a cannoneggiare l’altro deputato questore, Gregorio Fontana (Forza Italia): “Tutta questa storia della selezione pubblica si poteva evitare – ha detto piccato – anche perché si sapeva da tempo che alla fine la scelta sarebbe ricaduta su Menichini”. La Boldrini non l’ha presa bene: “Che si sappia, ho deciso senza aver ricevuto alcuna pressione politica”.

MOLTO DI PERSONALE – La riunione volge al termine. Interviene Roberto Capelli (Democrazia Solidale): “Condivido la scelta di Menichini, era nella mia top three insieme a Maddalena Loy e Claudio Giua (ex direttore dello sviluppo e innovazione del Gruppo Espresso). Altra dichiarazione di voto, arriva da Ferdinando Adornato (Area popolare). “Conosco Stefano (Menichini, ndr) personalmente, può garantire professionalità e terzietà”, dice. Non c’è da stupirsi visto che proprio lui nei giorni scorsi, come riferito dall’agenzia di stampa Dire, aveva inserito l’ex direttore di Europa in una short list formata da 4 “giornalisti di chiara fama”. Fine degli interventi. La Boldrini mette ai voti la proposta. Menichini viene scelto a larga maggioranza: solo Mannino e Fontana si astengono. Triplice fischio: la seduta è tolta.

(Articolo scritto con Primo Di Nicola il 10 febbraio 2016 per ilfattoquotidiano.it)

Camera dei deputati: Stefano Menichini e Daniela Hamaui favoriti per la poltrona di nuovo capo ufficio stampa

lunedì, gennaio 25th, 2016

Sono i nomi che circolano con maggiore insistenza fra i 270 candidati che hanno inviato un curriculum. Per succedere ad Anna Masera. Mentre continuano le polemiche ai vertici di Montecitorio. Iniziate con le dimissioni di Roberto Giachetti dalla guida del Comitato per la comunicazione. In rotta con la presidente Laura Boldrini. Fino all’ultimo ufficio di presidenza. Che ha affidato a un gruppo di 5 deputati la compilazione di una lista di 10 nomi. Fra i quali sarà effettuata la scelta finale. Mannino (M5S): “Metodo incomprensibile, negata la trasparenza”

Menichini_675Nei corridoi di Montecitorio c’è già chi è pronto a scommettere che la corsa per la successione ad Anna Masera alla guida dell’ufficio stampa della Camera si sia ridotta a un derby. Quello fra l’ex direttore di Europa, Stefano Menichini (nella foto), oggi consulente del ministero dei Trasporti (“Incarico che lascerò in caso di nomina”, fa sapere l’interessato). E l’ex direttrice de l’Espresso e di D di Repubblica, Daniela Hamaui. Entrambi, contattati da ilfattoquotidiano.it, confermano che fra i circa 270 curriculum arrivati sulla scrivania della presidente, Laura Boldrini, ci sono anche i loro. Un esercito di candidati tra i quali si dovrà decidere a breve a chi assegnare l’ambita poltrona (circaseimila euro di stipendio netti al mese) ancora vacante.

ALTA TENSIONE Un cambio della guardia che, dal giorno in cui la Masera ha annunciato il suo ritorno a La Stampa, sta però alimentando non poche tensioni all’interno dell’ufficio di presidenza di Montecitorio. A cominciare dalle rumorose dimissioni di Roberto Giachetti (Pd), che il 2 dicembre scorso ha lasciato, in aperta polemica con la Boldrini, la guida del Comitato per la comunicazione e l’informazione esterna. Cioè l’organo che proprio in occasione della nomina della Masera seguì per la prima volta l’iter per l’assegnazione dell’incarico. “Non sono nelle condizioni di poter continuare a lavorare”, accusò sbattendo la porta l’attuale candidato del Pd alle primarie per le comunali di Roma. Da quel momento, però, i toni sono rimasti alti. Passano dieci giorni e a rinfocolare la polemica arriva infatti anche una lettera della deputata del Movimento 5 Stelle, Claudia Mannino, indirizzata alla presidente della Camera, per sollecitare la nomina del successore di Giachetti.

MAGNIFICI DIECI Appello rimasto inascoltato fino all’ufficio di presidenza di giovedì 21 gennaio. Quando, dopo aver proposto che ad occuparsi della selezione fosse l’intero Ufficio di presidenza – i cui membri avrebbero dovuto indicare due nomi a testa fra i 270 candidati per scremare la lista ad una trentina di concorrenti – Boldrini è stata costretta a tornare sui suoi passi. Visti i malumori scatenati dalla soluzione prospettata, alla fine la presidente ha nominato un sottogruppo di lavoro formato da 5 membri: Anna Rossomando, Giovanni Sanga (entrambi del Pd), Ferdinando Adornato (Area Popolare), Gianni Melilla (Sinistra Italiana) e la stessa Mannino (M5S). A loro è stato chiesto di redigere, entro il 29 gennaio, una lista di 10 nomi dalla quale sarà scelto il nuovo capo ufficio stampa di Montecitorio. Tutto risolto? Nemmeno per sogno. Almeno a sentire la componente grillina del sottogruppo appena insediato. “La decisione presa dalla Boldrini dimostra la superficialità nello gestire questa partita per la nomina di una figura che, fra le altre cose, dovrà curare la comunicazione della Camera nei mesi della campagna referendaria – accusa la Mannino –. È un metodo incomprensibile, che pregiudica qualsiasi forma di trasparenza e che usurpa il lavoro svolto in questi anni dal comitato”.