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Il problema non sono i Tar, ma i nostri politici (vedi alla voce “legge elettorale”)

venerdì, maggio 26th, 2017

AskingForHelpNelle ultime 24 ore il “dagli addosso al Tar” è diventato il nuovo sport nazionale, sapientemente praticato da Renzi&Franceschini in ottica elettorale. Ma in medio stat virtus, dicevano i latini. E se le leggi sono scritte male, a fronte di ricorsi vari la colpa non può certamente essere di chi le fa rispettare.

Perché nel Belpaese l’andazzo è questo: si scrivono norme pasticciate, confuse, buone per il presente. E se poi dopo qualche mese/anno non vanno più bene? Che problema c’è: le si cambiano, aggiungendo confusione a confusione. Prendete la legge elettorale. Per definire quanto è accaduto negli ultimi due anni, cioè da quando è stato approvato l’Italicum promosso da Matteo Renzi (maggio 2015), nessun altro aggettivo è adatto se non “sconcertante”. Non solo perché nessuno – a differenza di quanto andava dicendo l’allora segretario-premier – ce l’ha copiato; ma perché dopo l’intervento della Consulta, che l’ha dichiarato parzialmente incostituzionale, stiamo assistendo a un ridicolo balletto di veti incrociati e interessi di bottega.

Riassunto delle ultime due settimane. Il 16 maggio il presidente della commissione Affari costituzionali, Andrea Mazziotti, è stato costretto a ritirare il testo base (che estendeva l’Italicum al Senato) presentato 5 giorni prima. A chi non piaceva? Al Pd, di cui è segretario Renzi, quello che «l’Italicum ce lo copierà mezza Europa». Poi è arrivato il Rosatellum, un po’ proporzionale e un po’ maggioritario. Ma pure questo già non va più bene, perché nel frattempo Berlusconi ha detto che lui è favorevole al “tedesco” (proporzionale). Sistema che però – si vedano le simulazioni pubblicate oggi dal Corsera – garantirebbe una maggioranza solo con le larghe intese: Pd, Forza Italia e imprecisati “altri” nel primo caso; 5 Stelle, Lega e FdI nell’altro (ammesso che il partito della Meloni superi lo sbarramento del 5 per cento). 

Buona giornata (e tanti auguri).

Twitter: @GiorgioVelardi