Image 01

Posts Tagged ‘Repubblica’

Inciucio horror picture show – da “Il Punto” del 25/01/2013

venerdì, gennaio 25th, 2013

bersani-montiSu Repubblica del 30 dicembre 2012 Eugenio Scalfari sosteneva di non vedere grandi differenze fra l’Agenda Bersani e quella Monti. «Anzi non ne vedo quasi nessuna salvo alcune priorità e un diverso approccio alla redistribuzione del reddito e alle regole d’ingresso e di permanenza nel lavoro dei precari», scriveva. Parole che, circa un mese fa, sembravano opinabili. Le differenze fra i due programmi c’erano eccome. Bastava sfogliarli o leggere le dichiarazioni al vetriolo di certi «progressisti» e «moderati» per capire che un loro possibile apparentamento dopo le elezioni sarebbe stato difficile se non impossibile, vista anche la presenza di Vendola da una parte e Casini dall’altra.

E invece, a distanza di poche settimane, va dato a Scalfari quel che è di Scalfari. Negli ultimi giorni, infatti, il triste spettacolo regalato dalla campagna elettorale ha visto i due schieramenti tornare sui propri passi e seminare il terreno per l’inciucio. Ha cominciato Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico – lo stesso che il 18 novembre 2011, su un bigliettino immortalato dai fotografi della Camera, scriveva a Monti: «Quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno, sia ufficialmente che riservatamente» –, a gettare le basi: «Puntiamo a vincere le elezioni e dopo chiederemo al centro e ai montiani di sostenere il governo Bersani» (9 gennaio). Poi, in rapida carrellata, sono arrivati segnali più chiari. Gli ultimi due, inequivocabili, proprio da Bersani e Monti. Il primo, che il 30 novembre 2012 si diceva favorevole ad «alleggerire l’Imu sulla prima casa e affiancarla con un’imposta sui grandi patrimoni immobiliari», ha fatto dietrofront. «Non voglio fare Robespierre o Saint-Just», ha dichiarato “Pier” sette giorni fa, quindi «niente patrimoniale ma solo la tracciabilità fiscale» perché «abbiamo già l’Imu». Parole che non sono piaciute alla Cgil, tornata a sottolineare la necessità di un intervento simile («Bisogna ricongiungere la forbice applicando la regola fondamentale, prevista dalla Costituzione, che la tassazione è progressiva sul reddito delle persone», le parole di Susanna Camusso). I «moderati», si sa, di patrimoniale non vogliono sentir parlare, quindi meglio chiudere la proposta nel cassetto. E siccome nella vita e ancor di più nella politica non si fa mai niente per niente, il centrosinistra ha chiesto qualcosa in cambio. Così domenica scorsa, dalle colonne del Corriere della Sera, Monti ha addirittura aperto ad una possibile revisione della riforma Fornero, anche se «per ora non c’è alcun orientamento deciso».

Di più ha fatto Dagospia, che ha riportato i punti salienti di un recente incontro fra i due candidati premier. Secondo la testata diretta da Roberto D’Agostino, Bersani sarebbe disposto a lasciare al Professore mano libera su due ministeri chiave come Economia (viene da chiedersi che ne sarà della linea-Fassina) ed Esteri, mentre il presidente della Bce Mario Draghi risulterebbe – per entrambi – l’uomo giusto per il Quirinale. Indiscrezioni a parte, resta il fatto che l’accordo fra i due schieramenti dopo il voto sconfesserebbe le primarie del centrosinistra, che hanno visto votare milioni di persone. È a loro che il centrosinistra dovrebbe rendere conto di ciò. Ma con la politica che si fa in televisione e non nelle piazze tutto è diventato un terribile horror show.

Twitter: @mercantenotizie

I finti problemi, e quella parola ormai svuotata del suo originale significato

venerdì, giugno 1st, 2012

Come al solito ci siamo fatti fregare dalla retorica. E quindi è partita la nostra battaglia contro la sfilata delle forze armate di domani. Non capendo che il problema non è l’evento in quanto tale. Piuttosto, è cosa andiamo a festeggiare. Qualcuno – Capo dello Stato compreso – si è mai chiesto se ha ancora senso definire l’Italia una «Repubblica»? Facciamo un solo esempio: l’articolo numero 1 della Costituzione («L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione»). Ecco: «democrazia» vuol dire «governo del popolo». E nel 1994, con un referendum, avevamo detto «basta» al finanziamento ai partiti. Che sono usciti dalla porta, e rientrati dalla finestra sotto forma di «rimborsi elettorali». E’ il primo esempio che mi viene in mente, in questo momento il più significativo (credo).

Ancora: «L’Italia è fondata sul lavoro». Ma quale? I dati Istat di oggi indicano che nel primo trimestre del 2012 la disoccupazione ha toccato quota 10,9% (per i giovani 35,9%), in rialzo di 2,3 punti percentuali su base annua. «È il tasso più alto dal primo trimestre 1999, e al Sud una giovane donna su due non lavora», aggiunge l’Istituto di statistica. Bene, e siamo solo all’articolo 1. Per non ammorbarvi, cito solo alcuni altri articoli ormai caduti in disuso: il 3 («Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge»); il 9 («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica»); l’11 («L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»); il 21 («Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»); il 32 («La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»); il 38 («La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore»).

Mi fermo qui, penso basti. Ciò che dobbiamo fare, dunque, non è guardare i finti problemi. Ma quelli veri, reali. Scadiamo sempre (sempre) in parole inutili, in editoriali di giornalisti di alto rango vuoti, in considerazioni senza un fine preciso. Ecco, interroghiamoci su cosa sia piuttosto oggi questo Paese. Chissà se i nostri padri costituenti lo avevano pensato così, per noi. Direi di no. Pace all’anima loro.

Twitter: @GiorgioVelardi