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Neri che vogliono diventare bianchi

sabato, aprile 30th, 2011

Il sito Internet de “La Stampa” ha pubblicato un articolo interessante, che documenta come sempre più uomini, donne e bambini africani facciano uso di sostanze per sbiancare la loro pelle. Si, avete capito bene. Dite la verità, la prima persona che vi viene in mente è Michael Jackson. Eppure pensate che, dopo la sua morte, si è scoperto che il passaggio dall’essere nero a bianco non è stato “volontario”, ma frutto di una malattia (la vitiligine) che gli era stata diagnostica nel lontano 1984.

Forse memori di quanto accaduto al “Re del Pop“, molti africani ripudiano oggi il colore della loro pelle e cercano lo sbiancamento. Lo fanno utilizzando prodotti che l’Unione Europea ha messo al bando nel 2001, quali “Clair and White“, “X-White” e “L’Abidjannaise“. “Pozioni magiche” che sono irritanti, pericolose per l’ambiente ma, soprattutto, potenzialmente cancerogene, vista la presenza dell’idrochinone (un fenolo usato in dermatologia come depigmentante nel melasma, l’alterazione a livello cromatico della cute, caratteristica della gravidanza) che è presente in percentuali superiori al 5%.

Leggere notizie simili, nel 2011, fa riflettere. Soprattutto se si parla ancora di problematiche legate al colore della pelle. “Gli uomini ci preferiscono così” si giustificano infatti molte delle donne intervistate a riguardo. “Purtroppo non si tratta più di casi isolati – dice la dermatologa Suzanne Oumou Niang dell’ospedale “Aristide Le Dantec” di Dakar – In Giamaica più sei nero più sei puro. In Africa, paradossalmente, avviene il contrario. Queste creme contengono costicosteroidi dagli effetti collaterali micidiali. Il guaio è che si possono acquistare ovunque, senza bisogno di prescrizioni mediche. Provocano acne, smagliature, macchie nere, ascessi, quando va bene. Quando va male, sono causa di retinopatie, diabete e tumori“.

Una possibile soluzione al problema potrebbe essere l’istruzione sanitaria: insegnare agli abitanti dei paesi in questione gli effetti devastanti di questi prodotti può essere un buon inizio. Anche se la soluzione adottata dalla Ue dieci anni fa sembra la migliore.