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Comunali Milano, la lista di Rotondi esclusa dalla coalizione di Parisi: “Creo disturbo a forzisti e alfaniani”

mercoledì, aprile 20th, 2016

Il movimento dell’ex ministro, Rivoluzione cristiana, non sarà fra quelli che sosterranno l’ex city manager nella corsa per Palazzo Marino. E lui attacca a testa bassa. “La Gelmini mi ha comunicato che la mia lista avrebbe creato problemi a Ncd e Forza Italia”. E sugli ex colleghi del Pdl dice: “Hanno usato Berlusconi come un taxi per tornare in Parlamento, ora stanno cercando di ripetere il copione”  

rotondi675Stavolta è toccato a lui essere fatto fuori. “A Milano, Forza Italia e il Nuovo centrodestra hanno escluso la mia lista, Rivoluzione cristiana, da quelle che sosterranno la corsa a sindaco di Stefano Parisi”, dice a ilfattoquotidiano.it Gianfranco Rotondi, ex ministro per l’attuazione del programma dell’ultimo governo Berlusconi, da sempre molto vicino al Cavaliere. “Io e il mio partito, erede legittimo della Democrazia cristiana, abbiamo partecipato alla fondazione del Popolo della Libertà: ora gli stessi soggetti che hanno sfasciato il centrodestra mi stanno mettendo da parte – aggiunge –. Il motivo? Creo disturbo a forzisti e alfaniani. Sono sconcertato: vedo ex colleghi di partito cercare il taxi-Berlusconi per ritornare in Parlamento”.

Onorevole, lei ha definito il candidato sindaco di Milano del centrodestra come “un taxi per gli escursionisti di Ncd”. Cos’è successo?
Qualcuno mi ha comunicato l’impossibilità di apparentare la lista di Rivoluzione cristiana alle altre che sostengono la corsa di Stefano Parisi a primo cittadino del capoluogo lombardo.

Chi è questo qualcuno che gliel’ha comunicato?
Ho parlato con Mariastella Gelmini, la quale mi ha spiegato che non c’erano le condizioni politiche affinché anche il mio movimento potesse appoggiare Parisi.

Quali sono stati i motivi di questa esclusione?
Mi hanno fatto fuori perché, mi è stato detto, la mia lista avrebbe disturbato quella di ‘Milano popolare’, alias Maurizio Lupi e il Nuovo centrodestra, e addirittura quella di Forza Italia. Cause davvero singolari: sono rimasto sconcertato.

Ma lei con Parisi ha mai parlato?
Una sola volta. Poi è accaduto quanto ho appena spiegato. Perciò sono arrivato alla conclusione che se l’idea di questi ‘uomini del fare’ è quella di non disturbare i partiti allora è meglio andare da soli. Così noi sosterremo la candidatura dell’ex preside del liceo Parini, Carlo Arrigo Pedretti. Che è un milanese doc e non arriva dal quartiere Parioli di Roma.

Certo che l’hanno fatta proprio arrabbiare.
Reputo l’operazione Parisi come il trasferimento di una compagnia teatrale dal Teatro Olimpico di Roma a quello degli Arcimboldi di Milano.

Che vuol dire?
All’Olimpico, qualche anno fa, i futuri fondatori di Ncd incoronarono Mario Monti capo del centrodestra al posto di Silvio Berlusconi. Salvo poi tornare indietro per prendere i seggi da lui. I nomi? Fabrizio Cicchitto, per esempio. Che cancellarono i lealisti del Cavaliere dalle liste del Pdl addirittura dirottando me, in un primo tempo, in Piemonte. Salvo poi, una volta eletti, andare al governo con il centrosinistra di Letta prima e Renzi poi. Ecco, il taxi è esattamente questo. Con Parisi sta avvenendo la stessa cosa.

Solo che stavolta hanno fatto fuori lei.
Già. Anche perché si stanno manifestando le medesime condizioni: il giro del governo sta finendo e quello del Parlamento sta tornando. Bisogna essere rieletti e serve chi ti porta. Malgrado tutto, pur ‘scassato’, Berlusconi c’è ancora, è il principale numero della smorfia del centrodestra. Quelli del Teatro Olimpico stanno cercando un nuovo passaggio.

Con l’operazione Parisi.
Esattamente. Lui ha perfino creduto a chi gli ha detto che dopo la poltrona di sindaco di Milano c’è quella di Palazzo Chigi. Gli faccio i miei migliori auguri, ma Berlusconi mi deve spiegare se uno, per dettare la linea nel centrodestra, deve prima farsi un giro a sinistra.

Ha parlato con il leader di Forza Italia?
Credo che ci sentiremo nelle prossime ore, ci siamo cercati a vicenda ma non ancora parlati. Approfitto però per far notare, a lui e a chi lo circonda, che da Frattini alla Meloni, da La Russa a Sacconi fino a Romano, io sono fra i pochi componenti del suo ultimo governo ad essergli rimasto al fianco nonostante le tante difficoltà. Se però stavolta tocca a me vado a farmi un giro a sinistra…

Sta dicendo che alla fine potrebbe appoggiare Giuseppe Sala?
Vuol dire che io al primo turno farò campagna elettorale per il mio candidato sindaco. Al secondo turno, visto che un pezzo del governo appoggerà Parisi, non mi meraviglierebbe il sostegno di una parte dell’opposizione a Sala. Credo di essermi spiegato.

C’è anche un altro episodio che recentemente l’ha fatta arrabbiare: l’esclusione dall’ultima direzione del Pdl. Non le hanno comunicato il motivo?
Un’altra bizzarria. Se il Pdl sta portando avanti delle procedure amministrative di scioglimento deve coinvolgere tutti i fondatori. Me compreso. Invece nessuno mi ha detto nulla. Fra l’altro, io in quel progetto ho investito dei soldi che non ho mai recuperato. Denari che si sono tenuti Forza Italia e Alleanza Nazionale. Potevano almeno farmi una telefonata. 

Invece il telefono non ha squillato. Nemmeno Berlusconi si è scusato?
Non si è fatto sentire nessuno. Quanto all’aspetto economico, Berlusconi mi ha detto che i soldi erano finiti e non c’era più niente da fare. Ora, quantomeno, mi aspetto che torni in campo e rifaccia grande il centrodestra.

Un nuovo ‘voto di fiducia’ nei suoi confronti?
Ma anche una critica.

Twitter: @GiorgioVelardi

(Articolo scritto il 19 aprile 2016 per ilfattoquotidiano.it)

Tutti all’attacco di Sdc. Chi sarà il prossimo?

martedì, ottobre 18th, 2011

Piccola nota a margine per i lettori di questo post: l’articolo che trovate di seguito era stato pubblicato su ComunicLab.it (http://www.comuniclab.it/), il magazine del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza di Roma. Dopo poche ore dalla messa online, però, lo stesso è stato rimosso, probabilmente per la stretta somiglianza con un precedente pezzo già presente sul sito. Lo ripropongo qui, in uno spazio tutto mio, dove non c’è il rischio di ripetizioni di alcun genere.

Giornalisti e volti noti della televisione italiana continuano a “sparare” contro le Facoltà di Scienze della Comunicazione. Il motivo? Oscuro. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Massimo Giletti, ma nel “cerchio magico” figurano anche Vespa, la Gelmini e Pierluigi Diaco. Come fermare questa malattia? Comunicando, comunicando, comunicando. 

Dev’essere un malanno di stagione, visto il numero di contagiati assai elevato. Oppure, secondo voi, è qualcosa di patologico? Fatto sta che gli “allergici” alle Facoltà di Scienze della Comunicazione aumentano sempre di più. E da domenica, nell’esclusivo club dei contrari ai corsi di laurea in questione, c’è anche Massimo Giletti. Si, proprio lui, il conduttore de “L’Arena”, programma di successo della domenica pomeriggio di casa Rai giunto alla sua settimana edizione.

Nell’ultima puntata, nel corso del dibattito intorno ad un tema totalmente nuovo – i giovani e il mondo del lavoro, con ospiti “illustri” quali Pier Luigi Celli, il ministro della Gioventù Giorgia Meloni e Francesco Boccia (Pd) – Giletti offre il suo personalissimo e preziosissimo punto di vista: «Sono sempre colpito da quante persone si iscrivono a Scienze della Comunicazione. Non è che uscendo da lì si diventa giornalista. Ci sono altre facoltà che hanno bisogno di studenti». Sulla seconda parte della frase, per carità, non c’è nulla da eccepire. Anzi: ognuno sceglie di intraprendere un percorso formativo in base a quelle che sono le proprie aspirazioni. Ma perché sparare contro Scienze della Comunicazione in cui – alla Sapienza di Roma – insegnano pure noti colleghi fra cui Giorgino, Vianello, Petrone, Costanzo etc…? Mistero. Evidentemente è chic riempirsi la bocca con quelle tre parole: Scienze-della-Comunicazione. Chissà, magari le utilizzano pure come scioglilingua per eliminare la zeppola! Comunque, a Giletti va la tessera numero 4 di questa esclusiva “loggia” (perdonatemi, ma nel regno del qualunquismo voglio utilizzare anch’io un’espressione ormai di moda!).

La tessera numero 1 ce l’ha, infatti, un altro dei “santoni” della televisione italiana: Bruno Vespa. Chi non ricorda la preghiera rivolta dal conduttore di “Porta a Porta” agli spaesati studenti del Liceo Giuseppe Peano di Cuneo? Era il 2009, e al termine di una puntata della sua trasmissione Vespa dichiarò: «Abbiamo bisogno di ingegneri. Abbiamo bisogno di tecnici importanti. Una sola preghiera: non vi iscrivete a Scienza della Comunicazione (in realtà è “Scienze”, ma vabbè, ndr). Non fate questo tragico errore che paghereste per il resto della vita». Il motivo? Anche qui è oscuro: la trasmissione era in conclusione, quindi applausi, buonanotte e sogni d’oro (d’oro). Vespa non ha mai risposto alle decine di lettere che gli studenti di Comunicazione indignati – senza bastoni e pietre – gli hanno scritto chiedendo spiegazioni. Evidentemente era troppo impegnato a costruire uno dei suoi famosi plastici. Ah, per la cronaca: l’ex direttore del “Tg1” ha un figlio, Federico, che a 23 anni (ventitré) ha iniziato a collaborare con “La Gazzetta dello Sport”, prima di approdare a “Rtl 102.5”, “Radio Ies” e “Sky Sport”. Raccomandato? No, è bravo! Lui.

MariastellaMarystarGelmini ha invece in tasca la tessera numero 2. Sì, proprio lei, il ministro dell’Istruzione che si vanta di aver contribuito alla costruzione del tunnel che collega il Gran Sasso alla Svizzera. Evitiamo qualsiasi commento sulla questione, in Europa e nel mondo ancora ridono al ricordo di tale amenità. Già, amenità, proprio lo stesso termine che la Gelmini ha utilizzato l’11 gennaio scorso a “Ballarò” per etichettare le materie studiate dai ragazzi di Sdc. Spiegazioni? Io, pochi secondi dopo averle sentito sparare l’ennesimo colpo di pistola, ho avuto paura che mi cominciassero a sanguinare le orecchie a furia di ascoltare le sue argomentazioni. E invece? Tesi raffazzonate e vacue: insomma, il ministro ha lanciato il sasso e ritirato la mano, come spesso capita alla nostra classe politica. La sua dichiarazione, come nei casi precedenti, ha provocato arrabbiatura, “dolore” e (a posteriori) pure qualche grassa e grossa risata, quando ci siamo trovati di fronte a quel fantozziano comunicato citato poc’anzi, pubblicato sul sito del suo dicastero. Ma gli studenti di Sdc sono davvero portati più degli altri a doversi scontrare con quel tragico destino chiamato disoccupazione? Secondo i dati di Almalaurea i laureati del 2004 in Scienze della Comunicazione, a cinque anni dalla laurea, lavorano nell’87% dei casi, mentre la media nazionale è dell’82%. Anche i neolaureati triennali del 2008 lavorano più della media nazionale: 49% contro 42,4%. Non vi basta? Ecco allora i dati delle lauree specialistiche nel settore della comunicazione: 60% di occupati contro il 57% della media nazionale. Ma allora, detto in maniera spicciola: di cosa stiamo parlando?

Ora però reggetevi forte, perché arriva il momento del detentore della tessera più importante. Non la numero 1 ma la numero 3, ma stavolta è quella più prestigiosa. Perché Pierluigi Diaco non è un giornalista come tutti gli altri. No! Non voglio parlare di lui personalmente. Lascio alle parole di Aldo Grasso il ritratto di questo “grande” esponente del giornalismo italiano: «La storia di Diaco è la storia esemplare di una resistibile ascesa sociale nel demi-monde della tv romana, cominciata prestissimo con una raccolta devozionale degli interventi di Sandro Curzi (non è il solo danno combinato da quel vanitosone, pace all’anima sua) e proseguita poi con serrati corteggiamenti ai Veltroni e ai Fassino ma anche ai Belpietro, ai Costanzo, alle De Filippi. Il ritratto più riuscito di questo blando avventuriero del piccolo schermo lo si deve a Filippo Facci: “Pierluigi Diaco, professione giovane e dj, creativo, nientologo del tutto, tuttologo del niente”. Assolutamente privo di ironia, corteggia spudoratamente la banalità e programma con pignoleria la sua carriera: cerca di entrare nelle grazie di chiunque detenga un potere senza mai dispiacere l’interlocutore, inondandolo anzi di melassa e di condiscendenze. Le doti principali di Diaco sembrano essere appunto l’adulazione e l’opportunismo: è di sinistra ma anche di destra (lavora per la radio «giovane» del ministro Giorgia Meloni), dice di amare le donne ma anche gli uomini, parla da orecchiante ma anche da cultore di idées reçues, espresse preferibilmente in un italiano incerto. È giovane ma anche vecchio. Non ha un pensiero, ma finge di averlo, come tutti i cosiddetti opinionisti tv, insomma è un perfetto para-guru. Il conduttore ideale di questa Rai». Ma cosa avrà mai fatto il buon Pierluigi per avere – come dicevamo – la membership card più importante? Ha lanciato una raccolta firme per far chiudere le Facoltà di Scienze della Comunicazione, etichettando gli studenti di questi corsi di laurea come «mocciosi, banali e privi di idee». Con il benestare della Gelmini, si intende. In conclusione vorrei/vorremmo (mi permetto di parlare a nome di tutti gli studenti di Comunicazione d’Italia) comunicargli una cosa molto semplice: noi, dal ”nientologo del tutto, tuttologo del niente”, non prendiamo lezioni.