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Tutti vogliono trasparenza. Ma la legge sui partiti è ferma

giovedì, aprile 13th, 2017

Camera-Montecitorio-e1489039645650Tutti la vogliono (o quasi). Ma alla fine, per sapere che fine ha fatto la tanto agognata legge sui partiti, rischiamo di dover chiamare Chi l’ha visto? Provvedimento che torna d’attualità ogni qual volta c’è un caso che coinvolge il M5S. L’ultimo proprio due giorni fa, quando a Genova il tribunale civile ha accolto il ricorso presentato da Marika Cassimatis, vincitrice delle ‘comunarie’ poi “scomunicata” da Beppe Grillo. Ma poi tutto finisce sempre in una bolla di sapone. Eppure quando l’8 giugno 2016 l’Aula di Montecitorio ha dato il via libera alla legge in prima lettura (relatore Matteo Richetti del Pd) tutti pensavano ad un’approvazione rapida anche da parte dell’altro ramo del Parlamento.

Andamento lento – Dal partito dell’allora segretario-premier Matteo Renzi arrivarono commenti tonitruanti. “Finalmente – dichiarò la vicepresidente della Camera Marina Sereni – una normativa che interviene per regolare la vita interna dei partiti, dando così piena attuazione all’articolo 49 della Carta costituzionale. Una legge non troppo invasiva, rispettosa dell’autonomia delle singole forze politiche, ma che al tempo stesso introduce regole molto importanti per garantire trasparenza e partecipazione democratica”. Tutto molto bello, almeno a parole. E invece? Il testo è arenato nelle secche della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Dove, spiega a La Notizia un senatore di opposizione, non sono stati neppure fissati i termini per la presentazione degli emendamenti. Tradotto: è molto probabile che anche questo provvedimento rimarrà un’altra delle incompiute di questa legislatura. Insieme, tanto per dirne una, a quello sul conflitto d’interessi, bloccato sine die sempre in prima commissione al Senato.

Che pasticcio – “È una situazione grave”, dice senza mezzi termini il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti (Civici e Innovatori). “Se c’è una legge di cui si sta vedendo la necessità è proprio questa. Fra l’altro – aggiunge – il provvedimento lascia massima libertà ai partiti ma li incentiva ad adottare regole statutarie chiare, e non pasticciate o sparse in mille documenti come quelle del M5S. Che questa legge non sia andata avanti, lasciando la determinazione delle regole alla magistratura, com’è accaduto a Genova, è uno sbaglio della politica. Mi auguro che ci sia un’accelerazione e che si arrivi al traguardo”. La speranza, si sa, è l’ultima a morire.

Twitter: @GiorgioVelardi

 Articolo scritto il 12 aprile 2017 per La Notizia

Europee, Berlusconi ha l’asso nella manica (e si chiama Matteo Renzi)

domenica, marzo 23rd, 2014

Berlusconi_3«I miei figli non saranno in campo alle Europee». Silvio Berlusconi lo ha assicurato sabato 22 marzo da Roma. Conoscendo l’ormai ex Cavaliere, non sappiamo se crederci o meno. Di certo è la prima volta – dopo voci di corridoio e retroscena sui giornali – che l’uomo di Arcore interviene direttamente sull’argomento. Lo fa dopo la conferma dell’interdizione dai pubblici uffici da parte della Cassazione. E infatti, dal palco dell’auditorium del Seraphicum dell’Eur (dove è andata in scena la prima conferenza dei club “Forza Silvio” del Lazio), egli non ha risparmiato nuovi attacchi alla magistratura, definita «un contropotere dello Stato».

Non sappiamo, come detto, se Marina e Barbara (Pier Silvio se n’è già tirato fuori) saranno realmente fuori dalla corsa per il rinnovo del Parlamento europeo – le elezioni si svolgeranno il prossimo 25 maggio. A questa situazione si può comunque dare una doppia lettura.

La prima, forse la più ovvia, è che quella di Berlusconi sia una boutade, un voler gettare fumo negli occhi di chi, negli ultimi mesi e settimane, ha indicato nei suoi figli l’unica via per cercare di stare al passo con il Pd di Matteo Renzi, il 38enne che nel giro di pochi anni si è preso tutto, compreso Palazzo Chigi. In Forza Italia sono molti quelli che vedono Marina e Pier Silvio come i successori naturali del padre Silvio. La prima, per il momento, ha sempre rispedito l’invito al mittente; il secondo, viaggiando sulla stessa lunghezza d’onda, non sembra intenzionato a lasciare l’azienda di famiglia (Mediaset) per gettarsi nell’agone politico. Pare comunque ovvio che, nel giorno del “giudizio”, difficilmente i due potranno tirarsi indietro. Barbara è invece più staccata soprattutto fra chi, come i vari Brunetta e Romani, non vede nella dynasty familiare di B. la soluzione per poter ridare lustro ad una creatura creata ad immagine e somiglianza dell’ex premier. Fattore che è stato, dal 1994 ad oggi, la delizia ma anche – e soprattutto – la croce del centrodestra italiano.

Il rovescio della medaglia è una strategia molto più certosina, che vuole Berlusconi “consapevolmente perdente” alle elezioni Europee a vantaggio del Pd Matteo Renzi. Il motivo? Entrare – anzi meglio: rientrare – nella maggioranza di un governo a trazione Pd dopo il 25 maggio. Da un lato, ciò permetterebbe a Forza Italia di recuperare punti agli occhi di un elettorato che dopo Berlusconi vede ben poco, e che potrebbe (in casi non troppo estremi) virare sul M5S di Beppe Grillo; dall’altro, questo scenario permetterebbe all’ex Cav. di ingabbiare il «traditore» Alfano e il Nuovo centrodestra, il partito nato dopo l’implosione del Pdl. Su Berlusconi pesa come un macigno la condanna per i diritti Tv Mediaset. Il 10 aprile, giorno in cui egli saprà dove sconterà la sua pena, si avvicina. L’orologio scorre. Già in settimana, da Arcore, potrebbe uscire la strategia definitiva. Non è da escludersi l’ennesimo colpo di teatro.

Twitter: @GiorgioVelardi