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Lobby, gli scandali non smuovono il governo. In 40 anni 58 proposte di legge. Mai approvate

martedì, aprile 26th, 2016

Norma attesa dal 1976, nonostante le polemiche e gli annunci. Per non parlare degli scandali. Come “Tempa Rossa”. Il ddl che dovrebbe regolamentare l’attività dei portatori di interessi è bloccato al Senato. Malgrado gli annunci e le promesse di illustri esponenti del governo. A cominciare dai ministri Boschi e Orlando. “Non presenteremo un nostro provvedimento”, assicura il sottosegretario alle Riforme Pizzetti. Che annuncia l’utilizzo da parte dell’esecutivo del testo degli ex M5s Orellana e Battista

senato-675Tutti la vogliono. Almeno a parole. A cominciare dal ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi  (“Serve arrivare ad avere un provvedimento del genere”) e dal Guardasigilli Andrea Orlando (“È uno strumento contro la corruzione”). Per non parlare del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ne ha ribadito la necessità un minuto dopo aver appreso della sconfitta al referendum sulle trivelle. Ma poi, nei fatti, siamo sempre fermi al punto di partenza. E così nonostante i ripetuti scandali, ultimo in ordine di tempo quello che ha coinvolto l’ormai ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il compagno Gianluca Gemelli, in Italia la legge sulle lobby resta un vero e proprio miraggio. Nonostante la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, più di un anno fa, abbia scelto e adottato come testo base tra i 18 depositati il disegno di legge presentato dai senatori ex Movimento 5 Stelle Lorenzo Battista e Luis Alberto Orellana. Ddl poi ripresentato a Montecitorio dalla deputata di Scelta civica Adriana Galgano. Ma senza successo. Risultati, infatti, zero. Con tanti saluti alla sbandierata trasparenza.

TESTO A TESTO – Ma cosa intende fare a questo punto il governo di Matteo Renzi? Nei giorni scorsi erano trapelate indiscrezioni relative alla possibilità, da parte dello stesso esecutivo, di elaborare un nuovo testo che bypassasse quello del duo Orellana-Battista. Ipotesi adesso smentita dal sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti (Pd). “La nostra intenzione è quella di ripartire proprio dal ddl dei due senatori ex M5S – spiega contattato da ilfattoquotidiano.it –. Valuteremo se presentare degli emendamenti, ma non disporremo un nuovo testo. Il termine per la presentazione dei testi di modifica è stato posticipato a mercoledì 27 aprile dopodiché, una volta terminata la discussione dei provvedimenti in calendario, primo fra tutti quello sul conflitto di interessi, verrà avviato l’esame del testo”, conclude. Staremo a vedere. La cosa certa, al momento, è che la questione si trascina ormai da troppo tempo. “Il prossimo 15 giugno festeggeremo il quarantesimo anniversario della presentazione del primo disegno di legge sulle lobby: dal 1976 ad oggi ne sono stati depositati cinquantotto, tutti rimasti lettera morta”, dice Pier Luigi Petrillo, docente di Teoria e tecniche del lobbying all’Università Luiss di Roma e uno dei massimi esperti della materia. “Il perché di questo ritardo? Alla politica conviene avere un paravento dietro il quale nascondersi per non assumersi la responsabilità delle proprie decisioni – risponde –. In termini di comunicazione è molto più efficace scaricare sulle lobby colpe che invece sono tutte ascrivibili alla classe politica, che da sempre agisce assecondando interessi di parte spesso sgraditi al proprio elettorato”.

LOBBISTI AL TRAGUARDO – Con un ulteriore paradosso. Rappresentato dal fatto che sono le stesse società che fanno lobbying ‘alla luce del sole’ (da Open Gate a Utopia Lab, da Comin&Partners a Reti e Il Chiostro) a chiedere l’intervento del governo per regolamentare il settore. Addirittura con decretazione d’urgenza. Senza dimenticare la campagna #occhiaperti lanciata dalla comunità digitale Riparte il futuro, uno dei principali soggetti animatori di Foia4Italy. “La verità – aggiunge Petrillo – è che già domani mattina lo stesso Renzi potrebbe dare il buon esempio: basterebbe un decreto a sua firma per obbligare tutti i ministri a rendere pubblici gli incontri con i portatori di interessi. In questo modo, come in tutte le moderne democrazie, i cittadini potrebbero monitorare l’attivitàdei propri governanti”. Finora l’unico esponente del governo che mette online i suoi appuntamenti è il viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini, che ha proposto l’adozione di un codice di autoregolamentazione valido per tutti i decisori pubblici (leggere l’articolo di Peter Gomez). “Ma quello del segretario del Psi è un caso isolato – ricorda il docente –. E gli altri? Mi auguro che il Parlamento abbia tempo e modo di chiudere al più presto la partita. È positiva la decisione del governo di non ripartire daccapo, però bisogna fare in modo che questa volta si arrivi al traguardo. Altrimenti si tratterà solo dell’ennesima occasione sprecata”.

INTERESSI ALLE STELLE – Altro problema aperto. E di quelli scandalosi. Che in parte spiega le resistenze di Camera e Senato a discutere e approvare una legge sulle lobby. “Molti ex parlamentari svolgono attività di lobbying in modo irregolare– rivela Petrillo –. Anche in questo caso, il legislatore dovrebbe intervenire per vietare ogni attività di intermediazione fra gli ex deputati e senatori e gli attuali eletti. Un aspetto che però nessuno dei diciotto disegni di legge depositati nell’attuale legislatura a Palazzo Madama ha tenuto in considerazione”, conclude il docente della Luiss. Nel frattempo, in attesa di una norma che regoli definitivamente l’attività dei portatori di interesse, bisognerà accontentarsi del nuovo codice etico previsto per i deputati e curato dal presidente del Gruppo Misto, Pino Pisicchio. Una prima parte (riguardante fra le altre cose il conflitto di interessi) è già stata approvata. La seconda, dal titolo emblematico – “Ipotesi di regolamentazione dell’attività di lobbying da parte della Camera dei deputati” – dovrebbe essere ratificata entro il prossimo 26 aprile. L’attuale impostazione non piace però al Movimento 5 Stelle (che sta mettendo a punto una sua proposta di legge sulle lobby). “Abbiamo presentato degli emendamenti affinché gli incontri fra lobbisti e deputati vengano certificati anche fuori dal Palazzo – dice il deputato Danilo Toninelli –. Prevedendo sanzioni sia nei confronti dei lobbisti, che arrivano fino alla cancellazione dall’apposito registro, sia degli eletti, con pene pecuniarie e sospensione dai lavori dell’Aula”. Ma Pisicchio ha bocciato questa ipotesi: “In giunta abbiamo convenuto di approvare il regolamento delle lobby senza modifiche, per farlo entrare subito in vigore come è avvenuto per il codice etico”.

Twitter: @GiorgioVelardi

(Articolo scritto il 21 aprile 2016 per ilfattoquotidiano.it)

Regolamentazione delle lobby: dopo l’immobilismo di Palazzo Madama la proposta di legge si sposta alla Camera

venerdì, gennaio 15th, 2016

Adriana Galgano (Scelta Civica) ha deciso di presentare anche a Montecitorio il testo dei senatori ex 5 Stelle Orellana e Battista. Che, approvato in commissione Affari costituzionali ad aprile 2015, è caduto nel dimenticatoio. La deputata: “Decisione che nasce dopo aver sperimentato il fortissimo peso dei gruppi di pressione anche e soprattutto in Parlamento”

corso-lobbistiokC’è ancora qualcuno che ci prova. Nonostante le tante promesse mancate. Ultime in ordine di tempo quelle fatte dal governo di Matteo Renzi. Il quale, per bocca del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha parlato – oltre un anno e mezzo fa – di “regolamentare le lobby per combattere la corruzione”. E invece? Della legge per disciplinare il lavoro dei cosiddetti “portatori di interessi” non si vuole proprio discutere. Già: non si vuole. Perché un testo base c’è, e porta la firma di due senatori ex Movimento 5 Stelle: Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista. Solo che è fermo in commissione Affari costituzionali aPalazzo Madama dal 9 aprile 2015, giorno in cui è stato approvato. Oltre nove mesi. Malgrado i numerosi richiami dell’Antitrust.

MAL DI TESTO Ecco perché adesso quello stesso testo sarà presentato anche a Montecitorio. Per dare una forte accelerazione ad una discussione che, malgrado timidi quanto vani tentativi (ultimi in ordine di tempo quelli degli ex ministri Giulio SantagataMario Catania e dell’ex premier Enrico Letta), va avanti da qualche decennio senza mai giungere a conclusione. A firmare la proposta di legge a Montecitorio è Adriana Galgano, deputata di Scelta Civica, insieme al collega di partito Salvatore Matarrese. “Questa decisione – spiega Galgano a ilfattoquotidiano.it – nasce dopo aver sperimentato come le pressioni delle lobby siano fortissime, anche e soprattutto in Parlamento”. Anche perché “c’è un interesse di molti ex deputati e senatori a svolgere un’attività di questo tipo”, aggiunge l’esponente del partito che fu di Mario Monti. La quale ricorda un episodio che l’ha riguardata in prima persona. “Nel corso dell’approvazione del ddl concorrenza – spiega – ho condotto una battaglia per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C”, cioè quelli non concessi dal servizio sanitario nazionale ma che necessitano di ricetta.

GELIDA MANINA E cos’è successo? “Nonostante un risparmio stimato di 500 milioni di euro per i cittadini e il parere favorevole del ministero dello Sviluppo economico affinché questa circostanza si concretizzasse, la longa manus delle lobby ha fatto in modo che la liberalizzazione fosse bloccata. Peraltro – dice Galgano – accampando motivazioni risibili, come l’aumento del consumo dei farmaci stessi: ciò è totalmente falso visto che per acquistarli serve comunque la prescrizione medica”. Ecco perché adesso un emendamento che si muove in questa direzione verrà presentato proprio da Orellana al Senato, dove il provvedimento è sbarcato dopo l’approvazione della Camera. “Noi l’abbiamo definita un’operazione di co-politiching – conclude la deputata – visto che veniamo da gruppi parlamentari diversi: sarà utile per capire, una volta di più, l’influenza dei gruppi di pressione”.

PUBBLICO REGISTRO Ma cosa prevede nello specifico la proposta di legge? Prima di tutto l’istituzione di un “Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi” presso il segretariato generale della presidenza del Consiglio, più quella di un “Registro pubblico dei rappresentanti di interessi”. Al quale non potranno iscriversi i condannati in via definitiva per reati contro lo Stato e la pubblica amministrazione. Chi svolgerà l’attività senza essere iscritto al registro, inoltre, sarà punito con una sanzione amministrativa che può toccare i 200 mila euro. “Abbiamo messo da parte le differenze di schieramento perché riteniamo che entrambe le questioni vadano nell’interesse esclusivo dei cittadini – spiega invece Orellana –. Faremo il possibile affinché si concludano positivamente”.

Twitter: @GiorgioVelardi

(Articolo scritto il 14 gennaio 2016 per ilfattoquotidiano.it)