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La manovra e quelle norme sulla casta rivisitate

giovedì, settembre 8th, 2011

Dite la verità: ma voi, di questa manovra, avete capito qualcosa? L’hanno cambiata quattro volte, alla fine l’hanno pure blindata con il 49esimo voto di fiducia dell’era Berlusconi IV, con una certezza: che a pagare saranno sempre i soliti noti. «Vabbè, ormai ci siamo abituati», diranno i più.

C’è però un particolare che è ahimè saltato agli occhi a pochi, forse solo agli addetti ai lavori. Il tanto decantato taglio ai costi della politica era stato inserito un articolo – il 13  – che nel testo definitivo è stato ampiamente rivisitato. Tradotto in sintesi, ciò vuol dire che:

1.       Il taglio delle retribuzioni o delle indennità dei componenti degli organi costituzionali (10% per redditi superiori ai 90mila euro, e 20% oltre i 150mila) si applicherà solo nel triennio 2011/2013, e non per sempre, come precedentemente previsto;

2.       Quel che è peggio, però, è che per i parlamentari cambia anche il regime di incompatibilità: se un deputato o un senatore svolge un’altra professione e guadagna più di 9.847 euro netti, l’indennità di carica di 5.846 euro mese netti non sarà più tagliata del 50%, ma la sforbiciata si farà sul totale annuo percepito a titolo di indennità, e sarà pari al 20% per la quota eccedente i 90mila euro, e al 40% se si superano i 150mila;

3.       Viene quasi totalmente cancellato, invece, il principio secondo cui un parlamentare non può ricoprire anche un’altra carica elettiva pubblica. Nel nuovo testo l’incompatibilità è ridotta alle cariche elettive di natura monocratica relative a organi di governo con enti pubblici territoriali aventi popolazione superiore ai 5mila abitanti. Quindi i parlamentari potranno continuare a fare i sindaci nei comuni medio-piccoli, nonchè gli assessori (anche nelle grandi città).

«Si stava meglio quando si stava peggio», dice il vecchio detto. Sante parole.