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Primarie, tutte le proposte di legge per regolamentarle

sabato, marzo 19th, 2016

Obbligatorie o facoltative. Oppure sul modello Usa. Con sanzioni per i brogli. Sono le idee dei partiti. Che giacciono in Aula. Così per le Comunali è caos.

l43-primarie-160316142535_mediumStai a vedere che alla fine aveva ragione Massimo D’Alema.
«Così le Primarie hanno perso ogni credibilità, sono manipolate da gruppetti di potere, sono diventate un gioco per falsificare e gonfiare dati», ha scandito l’ex premier nel corso dell’ormai celebre intervista rilasciata al Corriere della sera giovedì 10 marzo.
Per questo «bisogna scrivere nuove regole e intanto rispettare quelle che già ci sono».
Un messaggio chiaro inviato a chi, in passato, aveva addirittura ragionato sulla possibilità di mettere la parola «fine» all’uso di questo strumento.
A cominciare dal suo “acerrimo nemico”: Matteo Renzi.
PROBLEMA BIPARTISAN. Al contrario, però, c’è chi vorrebbe regolamentare le primarie per legge. Sia a sinistra sia a destra.
Magari per evitare il ripetersi di casi come quelli di Napoli e Roma, dove restano forti le polemiche che sono seguite alle consultazioni del Partito democratico, tra fantasmi di voti comprati e schede bianche gonfiate per ritoccare al rialzo l’affluenza.
O le schermaglie che hanno anticipato le “gazebarie” che si sono svolte nella Capitale e che non hanno evitato la candidatura della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, contro Guido Bertolaso.
PROPOSTE FERME AL PALO. Un problema c’è, è evidente.
Che fare? Approvare finalmente un provvedimento che fissi dei paletti chiari sulle Primarie, a oggi “patrimonio” esclusivo del partito del segretario-premier?
Difficile rispondere: è una questione di volontà e opportunità politica. Ma qualcuno comunque ci prova.
Vedere per credere le proposte di legge (pdl) ferme in parlamento – sette in tutto quelle depositate dal 2013 – sul tema in questione.
Due portano la firma di deputati del Pd non proprio filo-renziani: il “lettiano” Marco Meloni e la “prodiana” Sandra Zampa.   

Primarie obbligatorie o facoltative? La doppia visione del Pd

Con la sua proposta, Meloni chiede che le primarie vengano svolte sia per la selezione dei candidati territoriali (sindaci, governatori di Regione eccetera) sia per quelli nazionali (presidente del Consiglio e parlamentari).
Che siano inoltre «gratuite, pubbliche e statali» e che si svolgano «in un solo giorno» entro due mesi prima della data di presentazione delle liste.
Potranno parteciparvi «i cittadini iscritti nelle liste elettorali», ma anche gli elettori «previa iscrizione in un apposito registro» che sarà istituito presso il ministero dell’Interno: chi ha la tessera di partito ne fa automaticamente parte.
PALLA AL GOVERNO. La Zampa ha invece inserito la questione-Primarie all’interno di una pdl più ampia, riguardante la disciplina dei partiti in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione.
Il governo sarà delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, «un decreto legislativo per la disciplina, in ciascun collegio plurinominale, dello svolgimento di elezioni primarie per la designazione dei candidati da parte degli elettori del collegio».
Stavolta «le Primarie non vengono rese obbligatorie per legge»: ciascun partito potrà decidere se svolgerle o meno.
BROGLI? STOP AI BENEFICI FISCALI. Con la sua proposta anche Eugenia Roccella, esponente di Idea (il movimento di Gaetano Quagliariello), ha pensato a primarie facoltative.
Per la deputata le consultazioni, che serviranno per scegliere sindaci, presidenti di Regione e parlamentari, dovranno celebrarsi entro il 60esimo giorno prima delle elezioni.
Potranno parteciparvi gli iscritti al partito più i sostenitori (purché registrati). In caso di brogli, il partito rischia di perdere i benefici fiscali previsti dalle legge: a vigilare sugli elenchi degli aventi diritto al voto sarà il tribunale competente per territorio.
PER L’IDV SERVONO ALMENO 10 EURO. Altra proposta depositata alla Camera è quella di Nello Formisano (Italia dei valori).
Per il quale possono indire le primarie tutti i partiti, i movimenti o le coalizioni che abbiano almeno un deputato, un senatore, un membro del parlamento europeo o 10 consiglieri regionali.
La registrazione nelle liste per prendervi parte «avviene con una dichiarazione di condivisione dei programmi» da parte dell’elettore, che dovrà «versare un contributo di 10 euro per i costi di organizzazione», destinati «per l’80% al Comune di residenza dell’elettore e per il 20% al partito».

L’idea dei fittiani a Montecitorio: “libertarie” sul modello Usa

Rocco Palese (Conservatori e riformisti) propone invece una soluzione totalmente diversa: “libertarie” obbligatorie sul modello americano.
Le quali consistono in «una sequenza di elezioni primarie regionali» (dette «giro d’Italia»), che «determinano il numero di delegati che sostengono i candidati alla nomina», seguite dalla convention dei delegati stessi.
Tre le versioni previste: standard (16 tappe quando la legislatura ha scadenza naturale), accelerata (7 tappe e la convention) e semi-accelerata, se lo scioglimento anticipato ha luogo a più di 4 anni e 4 mesi dalle elezioni.
CARTA CANTA. Pierpaolo Vargiu (Scelta civica) ha invece depositato un testo che punta a modificare l’articolo 49 della Costituzione, dando così «pieno riconoscimento a diversi princìpi ispiratori del funzionamento dei partiti politici rimasti a lungo non esplicitati».
Fra cui, appunto, le Primarie. «Non si discutono naturalmente in questa sede le modalità di disciplina delle elezioni primarie, da regolare con legge ordinaria, andando oltre la fase sperimentale e volontaria promossa da alcuni partiti politici», spiega però la relazione che accompagna la pdl. Insomma: poi si vedrà.
LARGO AI PROBIVIRI. Infine c’è la proposta di Guglielmo Vaccaro, referente parlamentare di Italia unica, il movimento di Corrado Passera.
Anche stavolta le primarie sono facoltative: possono parteciparvi direttamente i tesserati al partito, mentre i sostenitori devono iscriversi in un apposito registro.
È «vietato» prendere parte a elezioni «organizzate da due o più partiti o coalizioni» in occasione della «medesima scadenza elettorale».
Il partito provvederà alla nomina di commissioni territoriali: il collegio dei probiviri deciderà su eventuali ricorsi riguardanti candidature e risultati.

Twitter: @GiorgioVelardi

(Articolo scritto il 17 marzo 2016 per Lettera43.it)

Idea, il partito di Quagliariello con la diaspora Ncd: parlamentari e consiglieri, tutti gli uomini dell’ex ministro

martedì, dicembre 22nd, 2015

Dalle Marche alla Campania e al Piemonte. Fino al Veneto e alla Sardegna. Con l’ex saggio di Napolitano e il suo movimento molti fuoriusciti dal Nuovo centrodestra. Come l’ex europarlamentare Roberta Angelilli nel Lazio. In Emilia Romagna, Carlo Giovanardi cura la crescita sul territorio. Mentre in Abruzzo c’è anche l’ex governatore Gianni Chiodi

quagliariello-675Sono già in tanti. Ma il loro numero è destinato a salire nelle prossime settimane, quando verranno costituiti i comitati regionali di quello che, giura il suo fondatore e leader, “non sarà l’ennesimo partitino”. Ma “un movimento alternativo a Matteo Renzi e al suo governo”. E così Idea, acronimo che sta per Identità e Azione, la nuova creatura che Gaetano Quagliariello ha tenuto a battesimo qualche settimana fa a Roma, sta muovendo velocemente i primi passi nelle Regioni. Dall’Abruzzo alla Campania e al Lazio. Fino al Veneto. Del resto, nel presentarla alla stampa, l’ex ministro delle Riforme costituzionali del governo di Enrico Letta era stata chiaro: “I nostri interlocutori non sono i parlamentari, perché la nostra non è un’operazione di palazzo, ma chi sta nei territori”. Ecco perché molti degli aderenti al progetto che hanno lasciato il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano vengono dai contesti locali. Stanchi, proprio come Quagliariello, che prima di dire addio al partito si era dimesso dal ruolo di coordinatore nazionale, della linea politica del capo del Viminale. Accusato di essere diventato la stampella di Renzi.

ROMAGNA MIA – Se in Parlamento, per ora, Idea conta solo 8 fra deputati e senatori (Andrea Augello, Luigi Compagna, Carlo Giovanardi e lo stesso Quagliariello a Palazzo Madama; Renata Bueno, Vincenzo Piso, Eugenia Roccella e Guglielmo Vaccaro a Montecitorio), numeri non sufficienti per dare vita a gruppi autonomi, è in Emilia Romagna, dove è stato designato come coordinatore Pierluigi Pollini, già membro dell’assemblea nazionale di Ncd, e Puglia che il movimento raccoglie i maggiori consensi. Nel primo caso, anche grazie al lavoro di Giovanardi, già il 26 ottobre scorso i coordinatori provinciali di Ncd di Piacenza, Romano Tribi, di Reggio Emilia, Christian Immovili, di Modena, Alessandro Lei, il sindaco di Monzuno (Bologna), Marco Mastacchi, i consiglieri comunali di Modena, Luigia Santoro, e di Rimini, Eraldo Giudici, più i presidenti di 31 circoli regionali hanno sottoscritto un documento con il quale hanno denunciato “l’arroganza del governo e del Partito democratico”. Il tutto “direttamente collegabile all’incomprensibile atteggiamento del Ncd – è scritto nella nota – disponibile ad accettare qualsiasi forzatura pur di non mettere in discussione la sua partecipazione al governo sino a teorizzare un’alleanza strategica con la sinistra con una vera e propria mutazione genetica della originale vocazione del partito”. Più chiaro di così.

CIAO ANGELINO – In Puglia, invece, a guidare la pattuglia dei fuoriusciti dal Nuovo centrodestra c’è Domi Lanzilotta, membro dimissionario della direzione del partito. Il quale, il 24 novembre, ha preso carta e penna e scritto una lettera di fuoco ai vertici regionali della compagine alfaniana. Che, “sebbene regolarmente invitati, hanno inopinatamente disertato il tavolo del centrodestra pugliese convocato per mettere in campo alle prossime elezioni amministrative una proposta comune in grado di battere la sinistra – ha attaccato Lanzilotta –. La nostra pubblica denuncia di questo atto di diserzione ha avuto come sola risposta un assordante ‘silenzio assenso’ che ci consente oggi, con la coscienza a posto di chi le ha provate tutte, di considerare irreversibile l’abbandono da parte di Ncd della linea che, nonostante taluni atteggiamenti irresponsabili, ci ha visto in prima linea alle elezioni regionali”. Una linea, dice ancora il testo della missiva, “inequivocabilmente alternativa alla sinistra, che noi intendiamo continuare a perseguire e che ci costringe oggi per coerenza a rassegnare le dimissioni dagli organi nazionali e territoriali del partito”. Con Lanzilotta hanno lasciato Ncd in 18: i membri dell’assemblea nazionale Francesco Tricase, Stefano Diperna, Stanislao Morea, Giuseppe Corrado, Maria Cicirelli, Vincenzo Guerra, Francesco Palazzo, Damiano Binetti, Matteo Savastano, Savino Santarella, Giuseppe Calia, Claudio Sgambati, Giovanni Volpe e i componenti del coordinamento regionale Leo Vicino, Fabio Colella, Francesco Perchinunno, Antonella Lella e Pasquale Coccia. Nomi ai quali si aggiunge quello dell’ex consigliere regionale Davide Bellomo, fuoriuscito dal Movimento Politico Schittulli (che prende il nome dal candidato governatore di Raffaele Fitto e Area Popolare sconfitto alle Regionali 2015 dal democratico Michele Emiliano), tra i fondatori del neonato movimento. E dell’imprenditore Paolo Dell’Erba, anch’egli candidato alle scorse Regionali.

VENGO ANCH’IO – Ma non è tutto. Perché, anche in molte altre Regioni, Idea ha raccolto in queste settimane numerosi consensi. Nel Lazio, per esempio, hanno già aderito in 5: oltre al consigliere regionale Daniele Sabatini (nominato responsabile) ci sono anche l’ex vicesindaco di Latina, Enrico Tiero, i consiglieri municipali di Roma Jessica De Napoli e Stefano Erbaggi, e l’ex parlamentare europeo Roberta Angelilli, con un passato in Azione Giovani prima e Alleanza Nazionale poi. In Campania c’è invece il terzetto composto da Francesco Ranieri, sindaco di Terzigno (Napoli), scelto come responsabile regionale, Pietro Diodato (membro della direzione nazionale di Ncd) e Alessandro Sansoni. Molti anche gli aderenti in Sardegna: la consigliera comunale di Alghero, Maria Grazia Salaris, più l’ex coordinatore provinciale del Nuovo Centrodestra Walter AneddaGianfranco Picciau, anch’egli membro della direzione nazionale di Ncd. Il consigliere comunale di Pisa, Raffaele LatrofaRoberto Ferraro e Alberto Magnolfi rappresentano invece la Toscana. In Friuli-Venezia Giulia figura il nome del consigliere comunale di Gorizia, Ciro Del Pizzo, mentre a breve anche Paolo Rovis, consigliere comunale di Trieste, dovrebbe sciogliere la riserva e aderire. In Abruzzo, oltre al consigliere regionale Mauro Di Dalmazio, c’è pure l’ex presidente della Regione, Gianni Chiodi. Il quale, pur rimanendo comunque in Forza Italia, ha deciso di entrare far parte di Idea sfruttando il principio vigente all’interno del movimento: la possibilità del doppio tesseramento. Discretamente qualificata la truppa degli aderenti anche in Marche, Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria con, rispettivamente, Vittoriano Solazzi (ex presidente del consiglio regionale), Nicolò Mardegan (ex coordinatore Ncd Milano), Stefano Casali (consigliere regionale), Claudia Porchietto (consigliere regionale) e Tiziana Notarnicola, membro della direzione nazionale di Ncd, ormai prossima all’uscita dal partito insieme ad altri esponenti locali. E potrebbe non essere finita qui.

Twitter: @GiorgioVelardi

(Articolo scritto il 21 dicembre 2015 per ilfattoquotidiano.it)