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Terremoto mutui – da “Il Punto” dell’11/01/2013

giovedì, gennaio 17th, 2013

Le indagini della magistratura. La lotta intestina nella sinistra senese. La “cura” Profumo. Le proteste dei lavoratori. Il declassamento di S&P’s. I Monti bond. Un grosso punto interrogativo aleggia sul Monte dei Paschi di Siena. Mentre in Emilia Romagna i correntisti accusano: «La banca ci ha bloccato le rate del mutuo ai tempi del sisma, ora ci chiede di pagarne una ogni venti giorni»   

BANCA MONTE PASCHI SIENA PRESENTS NEW INDUSTRIAL PLAN 2012-2015Diciassette dicembre 2012, una data che a Siena hanno segnato in rosso sul calendario. I dodici mesi terribili per la città toscana si sono chiusi in un lunedì d’inverno che ha visto la Guardia di Finanza entrare nella sede della Mens Sana Basket, meglio conosciuta come Montepaschi Siena, la società che negli ultimi sei anni ha vinto il campionato di Serie A. L’operazione “Time Out”, partita dopo i provvedimenti di perquisizione emessi dalla Procura della Repubblica del capoluogo, vuole fare luce su presunti fondi neri che sarebbero serviti per pagare i giocatori. Un terremoto che ha portato alle dimissioni del presidente Ferdinando Minucci, in carica dal 2008. Una vicenda – non certo l’unica – che colpisce in maniera diretta il Monte dei Paschi di Siena, la banca diventata per la Mens Sana un vero forziere. La stessa che negli ultimi anni ha permesso i successi della squadra dell’ex tecnico e C.t. della Nazionale Simone Pianigiani. La sponsorizzazione fra la società di basket e la banca scadrà fra due anni. Ma per il momento a Rocca Salimbeni, storica sede dell’istituto di credito, hanno altro a cui pensare.

RATE PAZZE – Il 17 dicembre è stato un giorno che anche 4.500 terremotati dell’Emilia Romagna, correntisti e mutuatari di Mps, hanno colorato di rosso. Il motivo? All’inizio dell’anno si sono visti recapitare una lettera – spedita tramite posta ordinaria con la data del 17/12/2012 – in cui venivano informati che «dal 1 dicembre 2012» sarebbe terminato «il periodo di sospensione » delle rate, stabilito dopo il sisma del maggio scorso (che ha colpito in maniera particolare anche la zona del mantovano). E che «la ripresa del piano prevede una rimodulazione delle scadenze», come indicato nel prospetto in allegato. Cioè? Non più una rata al mese, ma una ogni venti giorni. Giulia (il nome è di fantasia) ha mostrato a Il Punto il suo piano di «rimodulazione». La rata del maggio 2012, è scritto, va saldata entro il 19 gennaio; quella di luglio 2012 entro l’8 febbraio, quella di agosto 2012 entro il 28 febbraio. E così via. Certo, la banca dice che si può «concordare una rimodulazione del piano di ammortamento diversa da quella indicata». «Tuttavia per noi queste operazioni hanno un costo che verrà caricato sul cliente», ha dichiarato alla Gazzetta di Mantova Elfo Bartalucci, responsabile Mps dell’area Lombardia sud. Giulia ci ha raccontato di non aver «avuto altra scelta», decidendo di «pagare gli interessi» (la sua rata supera gli 800 euro).

ANNUS HORRIBILIS – Una vicenda che arriva al termine di un 2012 da dimenticare per il Monte dei Paschi. Un anno iniziato male e finito peggio, con radici che affondano nei suoi ultimi cinque anni di vita. È l’8 novembre del 2007 quando l’ex presidente Giuseppe Mussari (numero uno dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana) annuncia di aver comprato Antonveneta dal Banco Santander, ad esclusione della controllata Interbanca. Costo: 10 miliardi di euro. Gli analisti si interrogano sulla cifra, perché solo due mesi prima l’istituto spagnolo aveva pagato la stessa Antonveneta 6,6 miliardi. Nel 2008 scatta dunque un primo aumento di capitale, poi bissato nel 2011. L’operazione si rivela un boomerang, e la banca perde valore in Borsa passando dai 12,6 miliardi di capitale ai 2,7 di inizio 2012. Per dirla con l’ex dg Antonio Vigni, «un risparmiatore o un dipendente della banca che cinque anni fa ha investito 10mila euro in azioni Mps, oggi (cioè a gennaio 2012, ndr) ha in mano un valore di appena 800 euro». La difficile situazione del Monte dei Paschi ha avuto pesanti ricadute sull’economia del territorio. Basti pensare che dalla fine degli Anni ’90 la Fondazione Monte dei Paschi – l’ente creato con decreto del Ministero del Tesoro nell’agosto 1995, che fino a febbraio scorso deteneva il 50% di Banca Mps – ha “destinato” a Siena e provincia quasi 2 miliardi di euro. Poi i rubinetti hanno iniziato a chiudersi e a risentirne è stata, fra gli altri, l’Università della città, che nel bilancio unico 2013 prevede una perdita di esercizio di 6 milioni di euro. «Questa non è più la banca della comunità senese, ma di un gruppo di potere che la gestisce solo per i suoi interessi », ha scritto Sinistra per Siena (costola di Sel) sul finire del 2011.

L’ARRIVO DI MR. UNICREDIT – Mps aveva dunque bisogno di una svolta, per la quale è stato scelto l’ex Mr. Unicredit Alessandro Profumo, l’uomo che lasciò Piazza Cordusio con una liquidazione da 40 milioni di euro. L’arrivo di “Arrogance”, autodefinitosi un «civil servant», ha spaccato la sinistra senese. Molto vicino a Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, che nel 2007 candidò sua moglie, Sabina Ratti, come capolista alle primarie del Pd a Milano, Profumo non ha mai attirato le simpatie degli ex Margherita (eccezion fatta per la presidente dei democrat). La sua nomina, e quella del nuovo Cda di Monte dei Paschi – composto, fra gli altri, dal vicepresidente Marco Turchi, vicino a Massimo D’Alema, e dall’ad Fabrizio Viola, sostituto di Vigni – ha di fatto portato alle dimissioni del sindaco di area Ds Franco Ceccuzzi, avvenute il 21 maggio 2012 dopo la mancata approvazione del bilancio cittadino, e al commissariamento del Comune (che controlla il 36,5% di Mps). All’inizio di maggio, inoltre, 150 uomini della GdF di Roma hanno varcato la soglia di Palazzo Salimbeni e di studi legali e abitazioni private sparse fra Milano, Firenze, Padova, Mantova e la Capitale. Motivo: fare luce sull’acquisizione di Antonveneta. La Procura ha formulato due ipotesi investigative: manipolazione del mercato e ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza (fra gli indagati c’è anche l’ex dg Vigni). Una vicenda che ha spinto Profumo a mostrare comunque tranquillità: «I pm non rallenteranno il nostro lavoro». Ma che Monte dei Paschi fosse in difficoltà lo si è capito quando a giugno, presentando il piano industriale 2012/2015, lo stesso presidente del gruppo ha annunciato la chiusura di 400 filiali più la riduzione di oltre 4.600 posti di lavoro (poi ridotti a 2.100), l’esternalizzazione di altri 1.100 dipendenti e una diminuzione della base dei costi del 16% nel triennio. A rimetterci, come spesso capita, sono stati i lavoratori, che hanno dato vita ad una serie di scioperi parlando di un piano industriale «fallimentare». «Così non possiamo andare avanti», contrattacca l’ex numero uno di Unicredit, «c’è il rischio che il posto di lavoro lo perdano tutti. Bisogna guardare in faccia la situazione ». E siccome le disgrazie non vengono mai da sole, a dicembre l’agenzia di rating Standard&Poor’s ha declassato i titoli del gruppo senese portandoli a junk, spazzatura. L’unica nota “positiva” è il via libera da parte della Ue all’acquisto di 3,9 miliardi di Monti bond. Ma anche su questa operazione ci sono delle ombre. Perché se la banca non avrà la liquidità per pagare gli interessi (10% circa) lo Stato diventerà socio della stessa. Un caso limite, una sorta di “nazionalizzazione light”. Profumo, mesi fa, ha dichiarato che «i clienti di Mps possono dormire sonni tranquilli ». Ne è davvero sicuro?

Twitter: @mercantenotizie