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Posts Tagged ‘Brigate Rosse’

Effetto boomerang

giovedì, maggio 12th, 2011

Tutti i quotidiani, giovedì mattina, aprivano con la querelle fra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia durante il faccia a faccia televisivo a “Sky Tg24“. Sul finire del dibattito, come saprete, il sindaco uscente ha accusato lo sfidante di essere stato condannato per il furto di un veicolo, prima che il reato fosse amnistiato, mentre Pisapia (rifiutandosi di stringere la mano alla Moratti) ha annunciato la querela (guarda il video).

La verità sta nel mezzo, e il perchè presto detto. Nei cosiddetti “anni di piombo“, Pisapia è stato membro del “Collettivo” studentesco della libreria di via Decembrio a Milano, gruppo legato ai terroristi di “Prima Linea“. Il furgone a cui ha fatto riferimento la Moratti venne rubato da Massimiliano Barbieri, Roberto Sandalo e Marco Donat Cattin (figlio dell’esponente della Dc Carlo) il 19 settembre 1978, e doveva servire per il rapimento di William Sisti, capo del servizio d’ordine del “Movimento lavoratori per il socialismo“. Barbieri venne arrestato, e due anni dopo insieme ai due suoi compagni parlò del piano andato poi a vuoto. Sul ruoto di Pisapia i tre diedero versioni contrastanti, ma nel 1980 l’attuale candidato sindaco di Milano venne arrestato con le accuse di partecipazione alla banda armata “Prima Linea” e concorso morale nel furto del furgone. Restò 4 mesi in carcere, poi venne prosciolto per la banda armata e rinviato a giudizio in Corte d’Assise per l’altro reato. La vicenda si concluse con un’amnistia, ma la Corte aggiunse che “nei confronti di Pisapia poteva essere emessa solamente una pronuncia di assoluzione per insufficienza di prove“. Pisapia rinunciò all’amnistia e fece ricorso alla Corte d’Assise d’Appello, che lo assolse nel merito (anno 1986). Questa seconda parte la Moratti l’ha dimenticata. Peccato che sia quella maggiormente rilevante. Poi se vogliamo discutere del fatto che il suo rivale ha un passato non certo tranquillo (“Prima Linea“, formazione seconda solo alle “Brigate Rosse“, ha ucciso in quegli anni 23 persone) è un altro discorso, che (forse) dovrebbe essere affrontato.

L’attacco della Moratti a Pisapia rischia quindi di trasformarsi in un boomerang: i sondaggi la danno in vantaggio, ma chissà che questa vicenda non si tramuti in un clamoroso autogol, malgrado l’appoggio ricevuto dal Presidente del Consiglio Berlusconi. La Lega si è dissociata (e non è la prima volta nell’ultimo periodo), e pare che alcuni membri dello staff del sindaco non sapessero nulla di questo coniglio tenuto maldestramente nel cilindro fino alla fine. Che avvenga quello che la comunicazione politica chiama “Underdog effect“, cioè la corsa a votare il candidato che è sfavorito nei sondaggi? Da ieri è più probabile che ciò accada.

9 maggio 2011, terza Giornata della Memoria

lunedì, maggio 9th, 2011

Due uomini diversi fra loro, ma che hanno fatto e fanno parte della storia di questo paese. Trentatrè anni fa morivano Peppino Impastato e Aldo Moro.

Il primo ucciso per essersi ribellato alla mafia (lui che proveniva da una famiglia malavitosa dalla quale si era distaccato), il secondo per mano delle Brigate Rosse, che dopo 55 giorni di progionia fecero ritrovare il suo cadavere in Via Caetani a Roma. In questo clima di tensione, queste due figure vanno ricordate, insieme alle tantissime altre che hanno versato il loro sangue per il bene dell’Italia.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono sicuramente quelle più importanti e note, ma in questa terza Giornata della Memoria (dedicata alle “vittime del terrorismo” e alle “vittime del dovere“), non vanno dimenticati i nomi dei 26 magistrati e delle 352 persone morte per terrorismo e stragi. Fra questi Emilio Alessandrini, Guido Galli e Giorgio Ambrosoli, le cui gigantografie erano oggi esposte fuori dal Palazzo di giustizia di Milano, ma anche Francesco Coco, Vittorio Occorsio, Girolamo Minervini etc…

Chissà se i nostri politici si ricordano ancora di loro. A volte viene da pensare che non sappiano nemmeno chi siano.

Il silenzio/assenso del Presidente

domenica, aprile 24th, 2011

Avrete letto tutti, in questi giorni, la polemica esplosa a Milano dopo l’affissione dei manifesti con su scritto: “Via le Br dalle procure“.  L’autore dell’iniziativa, quel Roberto Lassini candidato consigliere comunale, è finito come ovvio nell’occhio del ciclone. Ha presentato la lettera di dimissioni, fatto scoppiare la bagarre all’interno del partito tanto da mettere l’una contro l’altra Letizia Moratti e Daniela Santanchè, provocato la reazione stizzita della Lega Nord e infine inviato una lettera di scuse ai giudici e una (a quanto pare mai arrivata) al Presidente della Repubblica.

In questo quadro già abbastanza complicato c’è poi un elemento che emerge con una certa prepotenza: il silenzio/assenso di Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio non ha mai parlato della vicenda, anche se è notizia di oggi che il Premier avrebbe espresso la sua solidarietà a Lassini nel corso di una telefonata avvenuta pochi giorni fa. “Berlusconi ha cercato di consolarmi assicurandomi che mi capiva sino in fondo e che mi era vicino. Si è sfogato a sua volta dicendomi di ritenersi un perseguitato dalle toghe e mi ha convinto ancora di più della necessità di riformare la giustizia. Io comunque ho chiesto scusa per quei manifesti perché sono indifendibili, ma ritengo che il Presidente faccia bene ad alzare la voce contro certa magistratura“, ha dichiarato in un’intervista a “Libero” l’ex sindaco di Turbigo.

Fosse stato per me non mi sarei dimesso da niente - ha continuato Lassini – Questa è tutta una pagliacciata. Il Parlamento è pieno di ladri, che cazzo vogliono da me?“. Per la serie: se ti butti dal ponte io ti seguo. Sembra un ragionamento da bambini dell’asilo, ma invece lo fanno coloro che ci governano.