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«L’Italia rischia di uscire dall’Europa. Bocciare i referendum? Scelta politica» – da “Il Punto” del 7/9/2012

mercoledì, settembre 12th, 2012

È netto Mario Segni, storico “leader referendario” degli Anni ’90, quando parla di ciò che sta accadendo al sistema politico italiano. Dice che sulla bocciatura del referendum (che avrebbe dovuto cancellare il “Porcellum”) da parte della Consulta «la classe politica ha una terribile responsabilità: quella di avere provocato e dettato la sentenza», in modo da poter mettere nero su bianco una legge elettorale che rischia di segnare «l’uscita politica dell’Italia dall’Europa. E che, visto quanto si prospetta, è una vergognosa presa in giro degli italiani».

Segni, lei che ha contribuito ad un cambiamento di rotta significativo sulla questione elettorale, ad aprile ha dichiarato che «la Bce dovrebbe temere la nuova legge», e che la stessa è «un delitto contro l’Italia». È ancora di questo avviso, viste le novità?  
«Più che mai. Anzi, ripeto e amplifico quanto ho detto qualche mese fa. Il problema fondamentale oggi è l’Europa, e fuori dal continente l’Italia ha un destino drammatico. Restare al suo interno vuol dire percorrere una strada durissima, fatta di lacrime e sangue. Chi può guidare il Paese su un percorso durissimo ma necessario? Solamente un governo politico che abbia ottenuto la legittimazione degli elettori vincendo le elezioni. Bersani e Casini dicono che l’alleanza la faranno dopo. Sì, per poi sfasciarla in tre mesi. Che forza può avere un esecutivo fondato sulla trattativa fra due partiti che dicono cose diverse, che non si sono presentati assieme? Andremmo incontro ad un possibile rovesciamento da parte del Parlamento. È una strada scellerata. Il ritorno al proporzionale significa ritorno a governi brevi e deboli, che non possono reggere questo sforzo immane».

Secondo lei la continua melina delle varie formazioni, malgrado i richiami del Capo dello Stato, nasconde la volontà di proseguire con il “Porcellum”?
«Le dico che i partiti possono addirittura riuscire in un “miracolo” che non avrei mai previsto. E cioè, visto quanto si prospetta, fare qualcosa di peggio del “Porcellum”. Quando sento che metà dei seggi sarebbero conservati per i designati dall’alto, allora penso che questa è una vergognosa presa in giro degli italiani, della democraticità del sistema e dell’indispensabile bisogno di governabilità. È un percorso in cui non vedo una personalità “alta” che riesca a dire che il problema non è se il Pd prende qualche voto in più e Berlusconi qualcuno in meno, ma il futuro di 60 milioni di persone».

Lei faceva riferimento ai listini bloccati. Cicchitto (Pdl) ha fatto sapere che si tratta di una mossa necessaria per assicurare l’ingresso in Parlamento di «una serie di parlamentari di alto livello»…
«Si tratta, com’è chiaro, di un meccanismo che serve per tenere dentro le Aule i dirigenti dei partiti. Ma mi preme aggiungere un altro aspetto, che esula in parte da questo discorso…».

Mi dica.
«Una delle proposte sul tappeto è incostituzionale, e questo non sfuggirà al Capo dello Stato. Mi spiego: l’ipotesi del premio di maggioranza al partito attribuisce più seggi ad una forza – la prima – senza che ciò sia giustificato e motivato da quello che è il fondamento di un sistema maggioritario, ovvero assicurare la governabilità. Il maggioritario è un sacrificio alla rappresentatività in nome di un altro bene, ovvero la governabilità. Se nel “Porcellum” il premio di maggioranza assicurava stabilità, nel nuovo sistema non serve a nulla».

Di che tipo di legge elettorale ha bisogno l’Italia?
«La grande riforma iniziata vent’anni fa con i nostri referendum si conclude solamente con il presidenzialismo. Nel frattempo avevamo una soluzione che avrebbe aiutato moltissimo l’Italia, proposta al referendum: il ritorno al “Mattarellum”. Ritengo che questa classe politica abbia una terribile responsabilità: quella di avere provocato la sentenza della Corte costituzionale, che è stata una sentenza politica, voluta e in certi momenti addirittura dettata dallo stesso mondo politico, forte della volontà di una legge che “faremo noi dopo”. Credo che oggi siano in tanti quelli a cui rimorda un po’ la coscienza».

Si parla della possibilità di una grande coalizione. Di recente, intervistato da “Avvenire”, il presidente dell’Udc Buttiglione ha dichiarato che «per noi questa è la prima ipotesi». È uno scenario realizzabile?
«Se c’è la volontà di fare una grande maggioranza ci si presenti agli elettori chiedendo i voti. Credo che non sarebbe un’ipotesi felice, ma avrebbe una sua legittimità. Attenzione, però: il governo di grande coalizione, conosciuto in molte democrazie – anche in Paesi che hanno sistemi maggioritari –, significa governo di tutti. Quello che si prospetta in Italia sarebbe l’esecutivo di Alfano, Bersani e Casini. E gli altri? Si sta usando la storia per camuffare accordi di un pezzo di politica che vuole semplicemente tornare al potere».

Non è un mistero che ci sia la possibilità che Monti resti a Palazzo Chigi, o faccia il ministro dell’Economia nel corso della prossima legislatura…
«La soluzione migliore, forse l’unica via d’uscita, è una coalizione che chieda i voti per fare dopo le elezioni un governo Monti sulla linea europea. Sarebbe un governo forte perché legittimato dal voto popolare, e potrebbe riuscire nell’impresa. Ma mi pare che pensino un’altra cosa: Monti come ripiego, come mediazione tra i partiti dopo il voto, una riedizione dei vecchi “governi balneari”. Un governo debolissimo, senza investitura popolare, che i partiti condizionerebbero e sfascerebbero quando vogliono. Insomma un disastro. Non lo auguro a lui e tantomeno all’Italia».

Come giudica l’operato dell’esecutivo guidato dall’ex Commissario europeo?
«Monti è stato chiamato in un momento terribile. Credo che alcune cose fatte siano discutibili, ma nel complesso non c’è dubbio che il suo governo ci abbia allontanato dal baratro, anche se molti discorsi sono tuttora aperti».

In conclusione, non posso non chiederle un parere sulle schermaglie in corso a sinistra fra Bersani, Di Pietro e Grillo. Chi ci guadagna e chi ci rimette, a suo avviso?   
«Penso che l’unico ad averne tratto vantaggio sia stato Roberto Benigni, che come di consueto ha fatto uno spettacolo meraviglioso. È sempre il migliore di tutti».

Twitter: @GiorgioVelardi