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Chi ha ucciso Giuseppe Uva?

giovedì, ottobre 20th, 2011

La storia di Giuseppe Uva è una di quelle che fa indignare. Non so quanti di voi la conoscano (spero tanti).  È una di quelle vicende che l’opinione pubblica classifica come “omicidi di Stato“, perchè a morire – secondo il significato di questa espressione – sono cittadini comuni picchiati e/o uccisi dalle forse dell’ordine.

Giuseppe Uva, gruista di Varese di 34 anni, muore alle ore 11:10 del 14 giugno 2008 nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Circolo a Varese. La notte fra il 13 e il 14 giugno, alle 3:00, Uva viene fermato dai Carabinieri insieme ad un suo amico, Alberto Biggiogero: i due, per una goliardata, hanno spostano delle transenne che dovevano essere utilizzate il giorno seguente per la festa delle ciliegie sistemandole in mezzo alla strada impedendo, di fatto, la percorribilità della stessa. Primo indizio a cui fare attenzione: le parole di uno degli agenti che fermano Giuseppe e Alberto. «Uva, proprio te stavo cercando. Stanotte ci divertiamo». I ragazzi vengono portati nella Caserma di Via Saffi: mentre Biggiogero aspetta di essere interrogato sente le urla dell’amico, che grida più volte «Basta, basta». Alberto chiama allora il 118: «Mandate subito un’ambulanza in Caserma, stanno pestando a sangue un ragazzo». L’addetto del 118, sbalordito dalla richiesta, compone pochi secondi dopo il numero del comando: «Mi ha chiamato una persona dicendomi di mandare un’ambulanza lì da voi perchè stanno picchiando un ragazzo. Che succede?». Il carabiniere, dall’altra parte, minimizza: «È solo un ubriaco, non mandate alcun mezzo. Se abbiamo bisogno vi chiamiamo noi». Quello che accade poco dopo ha dell’incredibile: da Via Saffi, infatti, viene richiesta un’ambulanza al 118. Bisogna effettuare un T.S.O., ovvero un Trattamento sanitario obbligatorio. Detto in parole povere: un trattamento che viene effettuato davanti al rifiuto di un soggetto che soffre di una grave patologia psichiatrica o infettivologica non altrimenti gestibile, a tutela della sua salute e sicurezza e/o della salute pubblica.  Un T.S.O. per una persona che – anche se fosse – ha alzato un po’ il gomito?

Giuseppe muore poche ore dopo il ricovero in ospedale. La sorella Lucia, avvisata dell’accaduto, si precipita al nosocomio, e trova il fratello senza vita, interamente ricoperto di lividi. Fa delle foto, approfittando dell’allontanamento dei medici. Non le pubblico perchè qualcuno potrebbe rimanere sconvolto dalla loro visione: le trovate su Internet, ma lo spettacolo non è dei migliori. Gli agenti parlano di un Giuseppe inquieto, di un uomo ingestibile che sbattendo da una parte all’altra della stanza si è procurato da solo tutte le lesioni. Ma sul suo corpo ci sono tre indizi (aggiungeteli al precedente) che fanno pensare alle torture: due bruciature di sigaretta (una sulla faccia e una sulla mano destra), la perdita di sangue dall’ano e delle gravi lesioni ai testicoli. Tutte cose che, anche in preda al più perfido autolesionismo, sono difficilmente immaginabili. Giuseppe pesava 73 kg.

Ora però viene il bello: lo sapete chi è l’unico indagato (per omicidio colposo) per la morte di Giuseppe? Il medico dell’ospedale di Varese che lo ha visitato, colpevole di aver somministrato al paziente dei tranquillanti che gli hanno provocato un’embolia polmonare. Altro fattore interessante: nel referto medico stilato quando Giuseppe arriva all’ospedale non si parla dei lividi sul suo corpo. Stessa cosa avviene nell’autopsia (ci sono solo delle “escoriazioni“). E ancora: le telecamere dei luoghi in cui Uva è passato (Caserma e ospedale) quella notte non funzionavano. Ma, cosa forse più clamorosa, Alberto Biggiogero, unico testimone di quanto accaduto, non è mai (mai) stato interrogato dai magistrati, e la sua testimonianza non è prevista al processo.

Le Iene“, il noto di programma di Italia1, si è interessato a questa vicenda. E in una sola settimana – visto che siamo in un paese telecratico – sono venuti fuori dei particolari più che interessanti. Una nuova perizia disposta dal Tribunale ha decretato qualcosa di incredibile: Giuseppe Uva non è morto per colpa dei farmaci che gli sono stati somministrati in ospedale quella notte. C’è di più: il cadavere viene riesumato, e sui pantaloni indossati quella notte dal ragazzo – oltre che di sangue – ci sono tracce biancastre e brunastre, che potrebbero essere di sperma e feci. Sperma e feci. Che il 34enne sia stato violentato? A questo punto è un’ipotesi altamente probabile.

Ma perchè tanta violenza nei confronti di Giuseppe? Perchè uno dei Carabinieri che lo ha fermato quella notte ha detto: «Proprio te stavo cercando. Ora ci divertiamo»? Indiscrezioni parlano di una relazione extraconiugale fra la moglie di un agente e Uva. Potrebbe essere questo uno dei “moventi”? Non lo sappiamo, forse non lo sapremo mai. Certo è che Giuseppe non c’è più e nessuno, finora, è riuscito a spiegarci come e perchè sia morto.