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Manovra, ci mancava solo il caso del lodo Mondadori

luglio 5th, 2011 by mercantenotizie

Ce n’è per tutti i gusti. Per non farci mancare nulla, ogni giorno scopriamo che all’interno della manovra finanziaria ci sono voci “losche” che non aiutano la ripresa dell’economia e che di fatto puniscono sempre e solo i comuni cittadini.

Dopo il mancato taglio ai costi della politica e la rivalutazione della pensioni, l’ultimo scandalo è a pagina 105 del testo redatto dal Governo per dare una svolta alla difficile situazione economica in cui ci troviamo, e che riguarda la questione del cosiddetto lodo Mondadori. «Disposizioni per l’efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie»: è questo il titolo di quella che in molti hanno giù definito come l’ennesima norma ad personam. Ma cosa fa di preciso? Modifica gli art. 283 e 237 del codice di procedura civile, sospendendo (anche) l’esecutività del maxi risarcimento che Fininvest deve pagare alla Cir (Compagnie industriali riunite) di Carlo De Benedetti (750 milioni di euro, poi ridotti di un 25-30% per un errore di calcolo). Si fa riferimento all’episodio, inserito all’interno della “Guerra di Segrate“, in cui Silvio Berlusconi divenne presidente del gruppo editoriale Mondadori (25 gennaio 1990), con cui l’attuale patron de la Repubblica aveva un precedente accordo. Malgrado la decisione dell’arbitrato, che diede ragione a De Benedetti, la I sezione civile della Camera di Appello di Roma (presieduta da Arnaldo Valente e dal giudice relatore Vittorio Metta) riconsegnò le chiavi dell’azienda all’attuale Presidente del Consiglio. Nel 1995, dopo le rivelazioni della superteste Stefania Ariosto, la magistratura iniziò ad indagare sulla questione. Nel 2007 i giudici stabilirono che il passaggio fu operato attraverso la corruzione di Metta, mentre nel 2009 arrivò la sentenza di primo grado: la Cir deve essere risarcita di 750 milioni di euro dalla Fininvest.

Ecco, allora, la norma ad hoc. Il comma obbliga il giudice a sospendere l’esecutività della condanna nel caso in cui il risarcimento superi i 20 milioni. Se il prossimo 9 luglio la Corte d’Appello di Milano dovesse confermare la sentenza, il risarcimento non avverrebbe prima delle pronuncia della Cassazione. La Lega Nord non l’ha presa bene, l’opposizione men che meno.

E menomale che pochi giorni fa Angelino Alfano, nel primo discorso da segretario politico del partito, ha parlato di onestà. Chapeau (per il coraggio avuto nel pronunciare quella parola).

Post scriptum – Per dovere di cronaca va aggiunto che, dopo la pubblicazione di questo articolo, il Premier ha deciso di ritirare la norma. «Per sgombrare il campo da ogni polemica ho dato disposizione che questa norma giusta e doverosa sia ritirata», ha dichiarato Berlusconi.

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