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Archive for the ‘Esteri’ Category

Se la Borsa gioisce delle disgrazie di un Paese

lunedì, febbraio 13th, 2012

Ho aperto poco fa il sito del Sole 24 Ore. Per tutta la giornata ho letto titoli trionfalistici sull’andamento della Borsa di Atene. E il listino greco, da questa mattina, ha avuto effettivamente un trend incredibile. «A quanto avrà chiuso?», mi sono chiesto tornando a casa. E la risposta è andata ben oltre le mie aspettative: +4,6 per cento. Calcolando che Piazza Affari ha è rimasta praticamente invariata (+0,05 per cento), mentre Londra, Berlino e Parigi hanno guadagnato rispettivamente lo 0,8, lo 0,68 e lo 0,34 per cento, si è trattato di un successo clamoroso. Che arriva però all’indomani di una domenica terribile per la Grecia.

Domenica 12 febbraio piazza Syntagma, ad Atene, è stata il teatro di terribili scontri fra la polizia e il popolo greco – a cui si sono mescolate le frange più estreme del dissenso, i black bloc –, che protestava contro la manovra «lacrime e sangue» da 3,3 miliardi richiesta dalla troika formata da Ue, Banca Centrale europea e Fondo monetario internazionale, atta a dare il via libera allo stanziamento di 131 miliardi di euro (senza i quali il paese sarebbe andato in default). Disordini che causato 120 feriti, 45 edifici bruciati e «danni irreparabili», come li ha definiti il sindaco di Atene Giorgos Kaminis. La Grecia è in ginocchio, e le misure approvate ieri dal Parlamento non fanno che aggravare la situazione, visto anche l’altissimo tasso di disoccupazione generale (che ha superato il 20 per cento) e giovanile (48 per cento). Ci sono i tagli alle pensioni, il licenziamento di 15mila dipendenti pubblici entro la fine dell’anno – saranno 150mila entro il 2015 –, la riduzione della spesa in settori strategici quali la sanità e la difesa e l’abbassamento del 22 per cento del salario minimo, che passerà a 560-600 euro. Insomma, provvedimenti da stendere un paese sano, figuriamoci uno che è già sull’orlo del precipizio. Ma è la finanza, bellezza! Oggi, nel frattempo, è arrivata la notizia che i cittadini torneranno a votare ad aprile («Questo governo ha a disposizione un mese e mezzo di lavori. Chiuderemo a marzo e le elezioni si terranno in aprile», ha fatto sapere un portavoce del governo). Ma a loro, francamente, poco importa, visto l’andazzo.

E allora torniamo a ripensare al 2001. A quando, cioè, la Grecia entrò nell’euro. Truccando i bilanci, com’è ormai noto. E con l’ausilio di chi? Di Goldman Sachs – sì, proprio la grande banca d’affari per cui il nostro presidente del Consiglio Mario Monti è stato international advisor fra   il 2005 e il 2011 – e JP Morgan Chase, che hanno utilizzato gli stessi metodi usati da Wall Street per creare la bolla speculativa dei mutui subprime (vicenda documentata, nel febbraio 2010, anche da un’inchiesta del New York Times). Quindi, ricapitolando: la grande finanza ha messo in ginocchio la Grecia – verrebbe da dire il mondo intero – e ora guadagna sulle sue rovine. Se la Borsa gioisce delle disgrazie di un paese, allora prepariamoci alla fine del mondo. Peccato che stavolta i Maya non c’entrino nulla.

Messico, lì dove muoiono i giornalisti

domenica, settembre 25th, 2011

L’ultima a perdere la vita, in ordine di tempo, è stata Maria Elizabeth Macias, 39 anni, caporedattore del giornale Primera Hora. Ma il Messico, da qualche anno a questa parte, sta assistendo al dilagare di un fenomeno preoccupante: l’assassinio di giornalisti.

Verso la fine del 2009 il dato era allarmante: secondo un documento redatto da “Reporters senza frontiere” (Rsf), ”con 55 giornalisti uccisi e otto scomparsi dal 2000, il Messico è il paese più pericoloso del continente per la libertà di stampa“. Ma il numero di cronisti caduti è aumentato, in questi ultimi due anni, tanto da toccare addirittura quota 83. Lo scorso due settembre, inoltre, il paese ha pianto la scomparsa di Marcela Yarce e Rocio Gonzalez Trapaga, i cui corpi sono stati ritrovati privi di vita nel parco Iztapalapa, in un quartiere di città del Messico. La prima, fondatrice e direttrice delle relazioni pubbliche del settimanale Contralinea, e la seconda (freelance) lavorano indagando sul tasso di corruzione dilagante in Messico. Alla fine di agosto è stato ucciso anche Humberto Salazar, direttore di un quotidiano web, che si occupava prevalentemente di politica.

Neanche la creazione di una di una Procura speciale per i delitti contro i giornalisti (Feadp, 2006), l’associazione presieduta da Jean-Francois Julliard, ha migliorato la situazione. La colpa principale delle morti dei cronisti è del narcotraffico: dal 2006 al 2011 sono morti 41.000 uomini negli scontri tra cartelli della droga e forze di sicurezza, un dato che fa del Messico uno dei paesi più violenti al mondo.

11 settembre, dieci anni dopo

domenica, settembre 11th, 2011

Fermatevi un istante. Sedetevi. Chiudete gli occhi. Sono passati dieci anni. Era l’11 settembre 2001. Una data che ha cambiato mondo, e non in positivo. Sono sicuro che – malgrado la drammaticità di quegli istanti – riuscite a ricordare ogni singolo momento. Dove eravate e con chi. Cosa avete pensato a caldo, quali sono state le vostre paure e le vostre ansie.

Ma cosa è cambiato, da dieci anni a questa parte? Tutto, e stavolta il tutto non è niente. Perchè il lasso temporale che intercorre fra quella drammatica giornata e questo triste anniversario ha visto l’inizio di “missioni di pace” atte ad esportare la democrazia (vere e proprie guerre, in realtà, che hanno finora visto morire migliaia di uomini e che sono tuttora in corso), una crisi economica e finanziaria che ha messo in ginocchio non solo gli Stati Uniti ma il mondo intero, e l’uccisione di Osama Bin Laden, mente e braccio degli attentati alle Twin Towers.

L’America ne esce apertamente rivoluzionata. Ricorderete tutti lo sguardo del Presidente George W. Bush quando Andrew Card (il suo capo di gabinetto) gli comunicò quanto stava accadendo (Bush era in visita in una scuola elementare). In quella maschera di incredulità, stupore, impotenza e paura, c’era tutta l’America. Una nazione colpita al cuore, in maniera inaspettata, con il sacrificio di 3.000 vite umane che verranno ricordate nella cerimonia di commemorazione a cui parteciperà Barack Obama.

Ma l’11 settembre del 2001 potrebbe non essere un episodio isolato. Noi, ovviamente, ci auguriamo di non dover più assistere a scene di questo tipo. Ma il terrorismo è come un serpente che, dopo essere stato decapitato, si rigenera, fino ad avere una nuova mente e delle nuove braccia armate pronte a morire per i propri ideali. Ecco perchè l’euforia per la morte dello sceicco del terrore deve essere presa sì come un colpo importante ad al-Qaida e al terrorismo internazionale, ma non come il colpo di grazia.

Minuto dopo minuto, il tragico ricordo di quegli istanti:

  • Ore 8.45: il volo 11 dell’American Airlines (Boeing 767) si schianta sulla torre nord del World Trade Center. A bordo ci sono 92 passeggeri;
  • Ore 9.03: il volo 175 della United Airlines (Boeing 767) si schianta sulla torre sud del World Trade Center. A bordo ci sono 56 passeggeri;
  • Ore 9.55: il volo 757 dell’American Airlines (Boeing 757) si schianta sul pentagono. A bordo ci sono 64 passeggeri;
  • Ore 11.15: il volo 93 della United Airlines (Boeing 757) precipita a Shanksville. A bordo ci sono 45 passeggeri, che vengono ricordati per il loro coraggio: riuscirono infatti a sottrarre il controllo dell’aereo ai dirottatori e ad evitare che il velivolo colpisse la Casa Bianca, obiettivo dei terroristi.

Vittime:

  • Sono 3.000, in totale, le vittime dell’11 settembre. Sono oltre 70 le loro nazionalità;
  • 246 quelle che hanno perso la vita nei cieli;
  • 2.700 i morti per l’attacco alle Twin Towers;
  • 411 i soccorritori, 343 dei quali Vigili del Fuoco.

In questo giorno particolare, Il mercante di notizie pubblicherà i vostri ricordi dell’11 settembre 2001. Sulla mia pagina Facebook lasciate un commento, o inviatemi un messaggio in posta privata. Grazie a tutti.

Emanuele: «Avevo 12 anni, ero praticamente un bambino. Ero a casa, e come ogni pomeriggio, al ritorno dalla scuola, stavo guardando tranquillamente la televisione, ma quando le trasmissioni furono interrotte, cominciò a crearsi un clima surreale che avrebbe finito con lo sfociare persino nella paura. Tuttavia, sembrava che nessuno volesse accettare che quello cui si stava assistendo fosse un evento storico. Le immagini della tragedia, trasmesse in diretta, stavano a poco a poco richiamando gli incubi sopiti di ognuno di noi. Perchè non si poteva decidere nulla, perchè bisognava soltanto guardare, perchè si era impotenti di fronte alla morte. Nei pochi secondi in cui vidi quell’aereo, quel secondo aereo avvicinarsi a quelle vetrate, mi chiesi cosa ne sarebbe stato subito dopo. Nell’ultimo secondo, sperai che gli aerei potessero esplodere soltanto nei film. A colpirmi più di ogni altra cosa, però, non fu quello che accadde, ma la velocità con cui si verificò: fui costretto a capacitarmi di come la vita umana potesse tristemente lasciar spazio ad una nuvola di fumo rossa e svanire come se fumo lo fosse sempre stato. Il panico fu tale che chiunque poteva sentirsi coinvolto dall’attacco, ed il cielo divenne sinonimo di pericolo. Erano arrivati gli alieni, alieni umani che avevano deciso di farsi la guerra. Quel giorno, qualcuno mise il mondo in scacco. Nessuno, però, aveva il coraggio di dirgli che fosse matto».

Stefano: «Me lo ricordo, credo che non lo dimenticherò mai purtroppo. Eravamo a casa tua sg…ricordi? E soprattutto non dimenticherò mai la fuga verso casa, con il timore che mentre ero per strada potesse succedere qualcosa di tragico anche a Roma……Dio che brutti momenti!!! E’ triste ricordarli ma abbiamo il dovere di farlo, per rendere omaggio alla memoria di chi ha pagato ingiustamente il prezzo della follia umana».

Francesco: «Avevo 16 anni ed ero a letto con la febbre. me lo ricordo cm fosse stato ieri. ero a casa tranquillo a guardare la tv quando il programma che stavo guardando venne interrotto da un’edizione speciale del tg. vidi quelle immagini,della prima torre colpita dal primo aereo e mi venne la pelle d’oca, non riuscivo a credere a quello ke i miei occhi, anche un pò lucidi, stavano vedendo. poi in diretta il secondo aereo contro la seconda torre e da lì tutte le altre immagini. non smisi mai di guardare la tv quel giorno. e ancora oggi a volte vado alla ricerca di video di quel maledetto giorno e li guardo con sguardo malinconico con il pensiero rivolto a tutte le vittime di quella catastrofe. non possiamo dimenticare, non DOBBIAMO dimenticare quel giorno. E dopo 10 anni, io continuo a farmi la stessa domanda: sarà andata veramente come c’hanno fatto credere?? Io ho seri dubbi. L’america è troppo grande per poter essere attaccata in una maniera cosi “semplice”… Secondo me i parenti delle vittime avrebbero il DOVERE di sapere come sono andate realmente le cose. troppi dubbi, troppi particolari lasciati in sospeso. Mah….».

Umberto: «Avevo quasi 14 anni, una fase importante per me visto che ero a pochi giorni dall’inizio del mio primo anno di scuola superiore. In quel momento però mi godevo gli ultimi scampoli estivi, e mi accingevo ad andare ad allenarmi con la mia squadra (una delle cose che più amavo). Non dimenticherò mai lo sguardo di mia madre: le dicevo che stavo per andare agli allenamenti, ma lei non mi rispondeva, e rimaneva con lo sguardo fisso sulla tv, impietrito dall’incredulità. Resomi conto dell’inferno scoppiato a Manhattan, anche io non ho potuto far altro che fermarmi ed assistere a quello spettacolo terribile. Ci sono andato, poco dopo, a quell’allenamento. Ero in forte ritardo, come altri, ma al mio allenatore non ci fu bisogno di dir nulla, aveva già capito. Fu un allenamento svolto in un’atmosfera surreale: grande silenzio, nessuno aveva voglia di scherzare come al solito. Quel giorno, quell’11 settembre di 10 anni fa, il mondo si era fermato. E noi con lui».

Annarita: «Avevo 13 anni ed ero a casa in cucina, stavo stirando delle maglie e guardavo un programma su rai1 (non ne ricordo il nome, probabilmente “La vita in diretta”) quando ad un certo punto la trasmissione venne interrotta per far spazio ad un’edizione speciale del tg. Mi venne un sussulto, mi accade sempre anche adesso quando capita, pensai subito che era successo qualcosa di grave per interrompere una trasmissione. Effettivamente era così: davanti ai miei occhi increduli di bambina si stagliavano delle immagini surreali, quasi da film, immagini che non avevo mai visto e mai avrei pensato di vedere nella realtà. L’attacco alla prima torre c’era già stato, ma in mondo visione, tutti abbiamo assistiti al secondo attacco. Il panico di coloro che guardavano le torri da sotto era straziante, le telecamere dei cronisti accorsi si muovevano quasi fossero state colpite anche loro, la gente fuggiva, piangeva, moriva insieme alle migliaia di vittime di quella tragedia. Ciò che ricordo e che mi ha scioccato enormemente è stato vedere l’impotenza di fronte alla morte di tutti coloro i quali erano all’interno delle torri e sono stati costretti, nel vano tentativo di salvarsi o volendo semplicemente alleviare più velocemente il proprio dolore, a buttarsi giù nel vuoto, tra la polvere che avrebbe risucchiato qualunque cosa. Sono rimasta a guardare la televisione tutto il pomeriggio, ad ascoltare, o fingere di ascoltare i commenti dei giornalisti, ma la mia mente era offuscata, ero assopita da quella tragedia. Credo che il primo pensiero di ognuno sia stato a quanti erano all’interno delle torri, ma mi chiedevo se qualcuno avesse pensato a quanti erano nei 2 aerei, a quanti si sono sentiti dire tra la cabina di pilotaggio e il corridoio che sarebbero morti di lì a poco. Io ho il terrore dell’aereo (a seguito di una brutta esperienza) ma credo quasi certamente che sarei morta prima dello schianto, non avrei retto ad una tale notizia. Quindi il mio pensiero di oggi, dopo 10 anni, va alle vittime tutte, che possano riposare in pace ed essere accarezzati di tanto in tanto dai nostri ricordi».

Sandra: «Ero a casa, stavo guardando un telefilm con mia madre. Ero tornata in anticipo dalla scuola quando hanno interotto il programma: siamo rimaste così sospese alla tv. Era incredibile, all’inizio si pensava a uno scherzo. Nessuno parlava, c’era solo quest’immagine in diretta e poi all’improviso un altro aereo in diretta e io che strilavo: “Mamma devi venire a vedere, sta arrivando un altro aereo mamma”. L’abbiamo visto arrivare e non si poteva fare nulla per aiutare chi era nelle torri o vicino alle torri. Poi il crollo e finalmente il giornalista inizio a parlare. Si parlava di morti, della gente che si buttava dalle finestre. Non abbiamo lasciato la tv quel giorno».

Giorgio: «Avevo 11 anni e giocavo con un mio amico che aveva dormito da me, si aspettava l’inizio della scuola che di lì a poco sarebbe ripresa. Mamma mi disse di non vedere la tv per un pò e di pensare a giocare, ma noi testardi la abbiamo accesa e ci siamo incollati allo schermo su rai1 mentre ci fu il secondo schianto……».

Samuele: «Era la classica, sonnolenta giornata di fine estate, quella in cui hai talmente poche cose da fare che arrivi perfino ad accendere la tv nel primo pomeriggio… Sullo schermo cominciano a scorrere strane immagini. sembra quasi un film d’azione e ti chiedi: “Da quando la Rai ha cominciato a trasmettere action movie hollywoodiani a quest’ora?”. Poi fai caso all’icona del TG1 in basso a destra, alzi il volume, voci sconvolte commentano quanto accade e rimandano in loop lo scontro del primo aereo. Rimani spaesato, ti siedi a mezzo centimetro dalla tv e provi a capire… “Ma quella è New York!”… Trattieni il respiro, fai il giro delle principali emittenti ed è come un macabro show trasmesso a reti unificate… Fino a quando lo vedi arrivare, lo vedi schiantarsi sull’altra torre… vedi UN AEREO che entra dentro uno dei grattacieli più alti e famosi del mondo… In quell’istante realizzi che la storia, e probabilmente la tua stessa vita, cambieranno irrimediabilmente… Gli Stati Uniti, quelli che al cinema e in tv sono sempre apparsi come intoccabili, imbattibili, al di sopra di ogni altra nazione, sono ora in ginocchio, inermi davanti a un attacco tanto tragico quanto spettacolare… Chiami qualcuno vicino a te, lo inviti a guardare, a condividere con te una scena surreale, sperando che possa dirti: “No, tranquillo… è tutto finto”. Peccato che questo qualcuno sia sconvolto quanto te… Potrebbe essere altrimenti?! Perché del resto, come si fa a non rimanere senza parole, quando si capisce che la storia del mondo che hai da sempre conosciuto, è cambiata radicalmente? 11 Settembre, impossibile dimenticare…».

Norvegia, Breivik agì sotto l’effetto di stupefacenti

lunedì, agosto 8th, 2011

Dalla Norvegia continuano ad arrivare informazioni e dettagli sulla strage del 22 luglio scorso compiuta da Anders Behring Breivik, il fondamentalista cattolico e anti-islamista che ha ucciso 77 persone fra Oslo e Utoya.

In un’intervista al quotidiano VG, l’avvocato del killer Geir Lippestad ha reso noto che nel sague del 32enne sono state trovate tracce di sostanze stupefacenti. «I risultati non sono definitivi – ha precisato il legale – ma il mio assistito ha detto che aveva preso un cocktail di medicine».

Secca è arrivata la replica del procuratore Christian Hatlo: «Si tratta di droga». Il magistrato ha poi aggiunto come Breivik, interrogato per oltre trenta ore, continui a dichiarare di aver eseguito gli attacchi da solo.

Uccidere in cambio di una colazione

venerdì, luglio 29th, 2011

Solo pochi giorni fa ci siamo scandalizzati nel leggere e commentare le folli gesta di Anders Behring Breivik, il killer di Oslo e Utoya. C’è però un’altra storia che i giornali on line stanno proponendo in queste ultime ore, che ha proporzioni fortunatamente molto meno vaste alla voce “vittime” ma che fa comunque accapponare la pelle.

Siamo in Galles, nel distretto di Bridgend, noto alle cronache come “Death Town” per essere diventato negli ultimi anni il luogo principe dei suicidi giovanili (fra le fine del 2007 e il 2008 ventidue ragazzi tra i 15 e i 27 anni si sono tolti la vita). E anche stavolta il suo nome è legato ad un fatto di sangue. Joshua Davies, 16enne con la passione per i film violenti, ma anche molto bravo a scuola (un moderno “Dotto Jekyll e Mr. Hyde“) ha ucciso l’ex fidanzata Rebecca colpendola alla testa con una pietra grande quanto una palla da rugby, come riferiscono gli inquirenti.

I due giovani erano stati insieme tempo fa, poi lei aveva lasciato Joshua perchè era troppo invadente e geloso. «La ucciderò», si era promesso lui, tanto da chiedere agli amici cosa gli avrebbero dato in cambio se avesse davvero compiuto il folle gesto. «Una colazione», ha risposto uno di loro. Il 23 luglio scorso lui avvisa l’amico («Non dire niente ma stai per pagare il conto»), poi chiede a Rebecca di incontrarsi, la porta in un bosco, e la uccide. Il giovane abbandona il corpo dell’ex fidanzatina e cerca di crearsi un alibi postando su Facebook una serie di commenti in cui si dice preoccupato per la scomparsa della ragazza. Infine, il ritrovamento del cadavere di Rebecca e la tragica verità.

«Ho cercato di romperle il collo ma lei gridava, così ho preso la pietra. La parte peggiore è quando senti il cranio cedere», ha detto ai giudici del tribunale di Swansea, che giovedì 28 luglio lo hanno condannato per omicidio. Ora Joshua passerà buona parte della sua adolescenza dietro le sbarre: non si sa ancora quanti anni dovrà scontare, ma l’auspicio è quello che dopo un simile gesto non esca tanto facilmente dal carcere.

Cina, la nuova censura ora colpisce le reti Wi-fi

venerdì, luglio 29th, 2011

Che la Cina sia la fucina delle restrizioni delle libertà individuali, politiche e religiose è ormai cosa nota. L’ultimo stop riguarda ancora la rete Internet, e a finire sotto il colpo della scure stavolta sono i bar e i ristoranti che offrono gratuitamente ai clienti l’accesso alle reti Wi-fi.

La polizia di Pechino ha già fatto sapere che dalla capitale il regolamento verrà esteso a breve in tutto il paese, e che i gestori dei locali che offrono il servizio dovranno acquistare un software (costo: 2.200 euro circa) che permette di individuare gli internauti che stanno navigando all’interno degli esercizi commerciali. La violazione della privacy è evidente, e occorre un celere intervento degli organismi internazionali per fare in modo che la questione non cada nel dimenticatoio.

Ma perchè il governo cinese compie questa nuova mossa? Ufficialmente, fanno sapere dai veritici del partito comunista che poche settimane fa ha festeggiato i suoi 90 anni, è per «fermare i criminali che usano la rete per ricatti, traffici proibiti e giochi d’azzardo». In molti, proprio su Internet, parlano però di una paura di contagio della “primavera araba”, con Internet diventato il fulcro dei ribelli di Tunisia, Egitto, Libia etc… Non solo: c’è chi ipotizza che lo stop sia dettato dal fatto che il World Wide Web sia diventato il primo veicolo di protesta contro il governo per l’incidente fra due treni nella zona Orientale del paese di sabato 23 luglio. «Le autorità vogliono nascondere la verità sull’accaduto per proteggere i corrotti funzionari delle ferrovie», si legge su alcuni blog.

Nel “Paese di mezzo” sono già bloccati tutti i social network (YouTube, Twitter e Facebook): elemento che rende di fatto impossibile la condivisione di notizie interessanti, ma in dissenso con i principi del partito. L’ennesima brutta storia da raccontare di una Cina che negli ultimi anni è diventata uno dei giganti dell’economia mondiale.

Una prigione-premio per Anders Behring Breivik

giovedì, luglio 28th, 2011

Dopo la strage del 22 luglio scorso, l’Europa e il mondo intero hanno visto violata la tranquillità di un paese, la Norvegia, mai salito agli onori delle cronache per fatti simili. Ci si è meravigliati per quanto accaduto, per la morte di 76 persone, la maggior parte delle quali (68) freddate da un paranoico schizofrenico di nome Anders Behring Breivik, 32enne ultranazionalista, cattolico fino al midollo e con un odio viscerale nei confronti dell’Islam.

Ebbene ora si scopre che il killer di Oslo e Utoya potrebbe scontare i 21 o i 30 anni di carcere (i giudici stanno cercando di accusarlo di “crimini contro l’umanità“) nel penitenziario di Halden Fengsel, nella capitale. Non una prigione, ma una vera e propria isola felice, costata al governo la bellezza di 175 milioni di euro e inauguarata nel 2010. Trecentomila metri quadrati di comfort, con celle che sembrano vere e proprie stanze d’albergo e in cui sono presenti televisori con schermi al plasma, lettori Dvd, mobili in stile Ikea e connessione a Internet. Le guardie del carcere, quasi totalmente disarmate, sono in maggioranza donne, e arrivano addirittura a fare sport e mangiare con i detenuti.

Un atteggiamento amichevole turbato dalla crudeltà mostrata da Breivik nel compiere i suoi feroci atti. Il killer verrà processato non prima del 2012, e in cella (ora è rinchiuso nel carcere di Ila, sulla costa occidentale del Paese) ha già chiesto di avere uno psichiatra non norvegese, del cibo speciale e un computer portatile. Non solo: Breivik avrebbe anche preteso di potersi collegare al sito di Wikileaks e di avere accesso al suo delirante manifesto online, pubblicato poco prima delle stragi.

Una serie di privilegi concessi neanche al più disciplinato dei detenuti. Ecco perchè la sua potrebbe essere addirittura definita come una prigione-premio, alla faccia dei parenti delle 76 vittime della strage.

Prima di guardare in casa d’altri meglio badare alla propria

lunedì, luglio 25th, 2011

Nell’edizione di lunedì 25 luglio di uno dei più importanti giornali britannici, The Indipendent, arriva l’ennesimo attacco al nostro paese. Stavolta, a finire sotto accusa, è nientemeno che l’«ipocrita simpatia» degli abitanti della penisola.

Secondo quanto scrive l’ex corrispondente dall’Italia, Peter Popham, gli inglesi che vengono in vacanza in Italia non devono farsi ingannare da questa arma a doppio taglio, che riesce a penetrare anche la loro anima «burbera e severa». Il nostro è un paese dominato dalle corporazioni, chiuso verso gli immigrati, con le università dominate dai baroni (ma come, non è quello che diceva la Gelmini, ministro del Governo di quel Berlusconi tanto demonizzato?) che danno posti di lavoro ad amici e parenti, continua il giornalista. Per carità, Popham non sbaglia. Anzi, ha ragione su quasi tutta la linea.

Però? Qui è necessario usare questa nota congiunzione, perchè gli inglesi hanno da sempre espresso giudizi di valore sul nostro paese, senza mai badare prima a ciò che accade in casa loro. In questi giorni il loro primo ministro è al centro di uno scandalo di vaste proporzioni che ha coinvolto i vertici della polizia (che si sono dimessi) e che ha portato alla chiusura di uno dei più antichi giornali di cui il Regno Unito disponeva, il News of the World di Rupert Murdoch. «Quest’ultimo – dice Popham – vedrà ridimensionato il suo ruolo all’interno del circolo mediatico dopo quanto accaduto, mentre Berlusconi rimarrà al suo posto e continuerà a trattare l’Italia come un suo feudo privato». Siamo sicuri che il magnate australiano pagherà per quanto accaduto? Lui stesso, nei giorni scorsi, ha più volte ribadito che non lascerà la guida della News Corporation. Le previsioni e i pronostici di un pur bravo e attento giornalista, francamente, lasciano il tempo che trovano.

Noi aspettiamo i fatti, poi valutiamo. Magari, la prossima volta, prima di guardare se l’erba del vicino è più verde, si pensi ad annaffiare la propria. Si fa più bella figura.

Lo “Squalo” è pronto a “mordere” anche in Italia

lunedì, luglio 11th, 2011

Una parola, semplice e d’impatto: Italia. Dovrebbe chiamarsi così, secondo le indiscrezioni riportate sabato 9 luglio dal Corriere della Sera, il nuovo quotidiano che Rupert Murdoch è pronto a lanciare a breve nel nostro paese.

Dopo la chiusura del News of the World, e il polverone che nelle ultime ore si sta facendo sempre più denso (secondo il Daily Mirror sarebbero state spiate anche le vittime dell’11 settembre 2001), pare che il figlio James abbia chiesto al padre-magnate il parere su un’idea che ha comunque già preso forma (secondo il quotidiano di Via Solferino il nome della testata è già stato registrato, con firme e nomi mai riconducibili al tycoon australiano).

Perchè investire in Italia, viene da domandarsi? La risposta è semplice: nel nostro paese il gruppo News Corporation non possiede un giornale. In ambito televisivo c’è Sky Italia, che ha oltre 7.600 dipendenti, dal 2003 ad oggi ha fatturato 15,9 miliardi di euro, e propone ai suoi abbonati un’offerta in continua espansione. Ora, però, è tempo di cambiare rotta e cimentarsi (anche) in altro. James, dicono i ben informati, vede ormai prossima la fine della carriera politica di Silvio Berlusconi. Sarebbe questo uno dei motivi che ha portato a fugare ogni dubbio: non avere più al governo il “nemico” numero uno nel settore dell’editoria privata è di per sè un buon inizio. 

Sembra che Rupert Murdoch non sia così convinto del nuovo prodotto, ma la prossima settimana ci sarà un incontro con il figlio per capire il da farsi.

Murdoch annuncia la chiusura del “News of the World”

venerdì, luglio 8th, 2011

La notizia pura e semplice è questa: il News of the world, storico domenicale britannico nato nel lontano 1843 e controllato dalla News Corporation di Rupert Murdoch, chiude. E lo fa forzatamente, dopo essere stato travolto dall’ormai noto “hackgate“, che ha messo sul banco degli imputati il direttore esecutivo di News International Rebekah Brooks, l’ex Royal Correspondent Clive Goodman e l’ex portavoce del premier inglese Cameron Andy Coulson (che è stato arrestato quest’oggi con le accuse di intercettazioni illegali e pagamenti illegali alla polizia).

Lo scandalo che ha travolto il giornale è venuto alla luce pochi giorni fa. I giornalisti del settimanale avrebbero effettuato intercettazioni in maniera abusiva, e corrotto degli agenti di polizia, per avere informazioni strettamente riservate su politici, personaggi dello spettacolo, sulle famiglie di vittime degli attentati del 7 luglio 2005 a Londra e di altri importanti fatti di cronaca. Giovedì 7 luglio il figlio dello “Squalo”, James Murdoch, ha ufficialmente reso nota la chiusura del secolare organo di stampa, il cui ultimo numero sarà in edicola domenica prossima.

Lo scandalo, oltre alle tre figure indicate in precedenza, riguarda direttamente anche il primo ministro britannico David Cameron, visti i suoi rapporti con Coulson. Il leader dei conservatori si è detto «disgustato» dalla vicenda, ed ha annunciato l’apertura di due diverse inchieste sul caso: una a cura di un magistrato e l’altra incentrata sull’etica dei media. «Ci serve un sistema completamente nuovo e una commissione di inchiesta suggerirà le nuove regole che tengano conto del diritto delle persone alla privacy e quanto è nel pubblico interesse», ha concluso Cameron.

Secondo quanto riportato da alcune testate britanniche, pare che Scotland Yard avesse già indagato sull’hackeraggio, prima insabbiando le prove, poi ripartendo con le verifiche. Perchè tutto ciò? Un lato oscuro su cui occorre necessariamente fare luce.

Prigioni da ricchi

venerdì, maggio 27th, 2011

Sarebbe interessante intervistare i detenuti di tutto il mondo dopo avergli mostrato le immagini della lussuosa residenza in cui Dominque Strauss-Kahn, ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale arrestato per aver stuprato una cameriera del “Sofitel” di New York, passerà i domiciliari.

La moglie e giornalista Anne Sinclair, che non ha abbandonato il consorte in questo momento di grave difficoltà, ha deciso di affittare quella che potremmo definire una vera e propria reggia, che si trova nel cuore di Manhattan. Grandezza 1.200 metri quadri, costo 50.000 dollari al mese (per acquistarla servono “solo” 15 milioni). All’interno sono presenti una palestra ben attrezzata, due bar, una sala cinema con schermo da centoventi pollici e un terrazzo privato con vista panoramica. Strauss-Kahn rimarrà qui per quattro mesi, prima di essere processato e rischiare di finire dietro le sbarre per 25 anni.

In Italia, recentemente, si è avuto un caso simile: quello di Angelo Balducci, ex Presidente Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, indagato lo scorso anno nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del G8 della Maddalena. Nel luglio del 2010 Balducci ottiene gli arresti domiciliari, e dove va a scontarli? Nella sua enorme villa di Montepulciano, che sarebbe fra l’altro la prova della corruzione dello stesso dirigente. Pare infatti che la struttura sia stata pagata con i soldi elargiti da Diego Anemone, l’imprenditore che in pochi anni è riuscito ad accaparrarsi appalti milionari (senza mai partecipare ad una gara) in cambio di tangenti, escort e regali ai potenti di turno.

I detenuti intanto marciscono nelle carceri, ammassati gli uni sugli altri. Complimenti!

“Seminario” con sorpresa

venerdì, maggio 20th, 2011

Devo dire che quando ho letto questa notizia mi è venuto da ridere. Non per la vicenda in se, ma perché se fosse successo in Italia domani saremmo finiti sulle principali edizioni di giornali e telegionali internazionali.

Siamo in Germania, “il motore della ripresa economica mondiale“, come lo definiscono in molti. Ora, forse, si capisce perchè i tedeschi lavorano tanto (e meglio). Per premiare i suoi dipendenti più meritevoli, il gruppo di assicurazioni “Munich Re” ha organizzato un viaggio a Bucarest. La compagnia l’ha definito un semplice “seminario“, a cui hanno partecipato un centinaio di consulenti. In realtà, al seguito, c’erano anche venti prostitute. Sì, avete letto bene: venti escort (ora si chiamano così) che hanno allietato le giornate dei fortunati dipendenti.

Lo scoop lo ha firmato il giornale “Handelsblatt“, ma la notizia è stata confermata (in una e-mail) dalla stessa azienda. Ci sono pure i dettagli: pare infatti che le escort indossassero dei braccialetti colorati per distinguersi dalle semplici hostess. “Quelle con un braccialetto bianco erano assegnate ai manager ed ai migliori venditori“, ha rivelato un testimone, che ha poi aggiunto come un timbro sul braccio delle ragazze più apprezzate permetteva, a fine serata, di capire quali erano state le più richieste.

E per fortuna che i puttanieri siamo noi. Chapeau!