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Berlusconi a “Servizio Pubblico”, promossi e bocciati

gennaio 11th, 2013 by mercantenotizie

BERLUSCONI REPLICA A TRAVAGLIO,NESSUNO COME ME CONTRO MAFIADa Michele Santoro a Sandro Rutolo, le pagelle dei protagonisti della puntata di Servizio Pubblico di giovedì 10 gennaio 2013.

Michele Santoro – Adagio in crescendo

Parte male, con un intervento introduttivo troppo sofisticato e poco diretto. Poi, quando si accorge che le ragazze non tengono il confronto, è costretto ad intervenire. Si innervosisce quando Berlusconi gli rifila la battuta delle scuole serali. Ma d’altra parte, pur senza interromperlo, riesce sempre a tenere botta. Il Cavaliere provoca: «Ma siamo a Zelig?». Santoro risponde: «Lei è più Zelig di me». È sulle questioni economiche, però, che il contraddittorio, affidato alle voci registrate di Tremonti e Brunetta anziché a quella in diretta di un esperto della materia, non decolla. E per Berlusconi è una pacchia. Solo alla fine, rinfacciandogli l’editto bulgaro, lascia finalmente scorrere qualche goccia di quel sangue che, metaforicamente, i telespettatori volevano vedere. E che in fondo era la vera ragione che ha acceso tanto interesse intorno all’intera puntata. Qualcosa, del resto, ai telespettatori bisognava pur darla.

Marco Travaglio – Inappuntabile e pungente

Si concede, per una volta, un doppio editoriale: è l’unica variazione sul consueto canovaccio della trasmissione. Il primo punta a smontare l’idea del complotto che secondo il Cavaliere avrebbe portato all’avvicendamento del suo governo con quello di Monti. Imputando allo stesso tempo a Berlusconi il voto favorevole sull’Imu che ora, in campagna elettorale, promette di voler modificare. L’ex premier ne esce bene, approfittando del fatto (una scelta a monte?) che, finito di leggere il suo pezzo, Travaglio lo lascia replicare senza rispondere. Anche quando la faccenda finisce sul personale. «Che fa legge?»: per forza, è un editoriale (ma nessuno glielo spiega). E rivolto a Santoro: «Me lo lasci lì che voglio guardarlo in faccia mentre gli rispondo». Con il secondo la musica cambia. Il vicedirettore del Fatto ricorda, uno dopo l’altro, tutti gli uomini – ma soprattutto le donne – dell’ex presidente. Mangano? «Vabbè, capita, errori di gioventù. Poi, se ti serve uno stalliere…»; Ruby Rubacuori? «Appena la vedi ti viene in mente una parente di Mubarak, due gocce d’acqua. La tipica faccia di una che vuol metter su un centro estetico. Allora le compri il laser antidepilazione da 60 mila euro. E quale minorenne: ma se dimostrava 65 anni!»; Nicole Minetti? «Lei invece quando la vedi ti viene subito in mente l’igiene dentale, la pluri-laureata, altro che balle. E poi mica l’ho candidata io: hanno fatto tutto 5 scrutatori senza farmela neanche vedere. Chissà cosa scrutavano». E via discorrendo. Ma è la chiosa del secondo editoriale che indispettisce il Cavaliere: «Abbiamo perso 20 anni. Lei ha speso tutte le sue energie, la sua potenza mediatica e la sua influenza sulla gente a combattere non le mafie, l’evasione e la corruzione, ma chi combatteva le mafie, l’evasione e la corruzione. Se non avessimo perso questi vent’anni e tutti quei miliardi, sa oggi quante Imu potremmo togliere sulla prima casa, e anche sulla seconda e sulla terza? Se proviamo a fare il calcolo, ci verrà da piangere. A me, a tutti, e forse persino a lei». Silvio contrattacca con la «letterina» (scritta dal fido Bonaiuti?), in cui elenca tutte le cause per diffamazione del giornalista (tra l’altro confondendo procedimenti civili e penali), ma è una pallottola spuntata che scade nel ridicolo come l’omonimo film. Prima dell’ultima stoccata di Travaglio: «Se io fossi stato un criminale, lei mi avrebbe proposto la presidenza del Senato». Colpito e affondato.

Silvio Berlusconi Fotofinish fatale

Bene fino a quando recita la parte di… Berlusconi. Gela il conduttore rispondendo a tono alla prima domanda. «Da proprietario di un grande gruppo imprenditoriale si affiderebbe ad un uomo che ha più di settant’anni e ha già guidato il Paese per otto degli ultimi dieci anni?». «Sì, se questo si chiamasse Silvio Berlusconi». Poi viene “sciolto” e lasciato libero di eseguire il repertorio, anche perché di fronte ha due “cani da guardia” che non somigliano proprio a dei rottweiler: l’abolizione dell’Imu, l’Europa «germanocentrica», la teoria del complotto, Monti il dissanguatore delle famiglie, i comunisti al potere e persino Dell’Utri «persona perbenissimo perché c’ha 4 figli». Quando però si parla di giustizia e indossa i panni del “pubblico ministero”, imitando Travaglio, inizia il crollo (insieme al cerone). Legge la «letterina» scritta dal fidato braccio destro citando Wikipedia (sic!) e violando – a detta di Santoro – le regole concordate per evitare ciò che, alla fine, accade: il confronto degenera in rissa. Ottima la battuta sulle scuole serali (quando lo studio applaude sembra di essere in un’arena in cui gli spettatori tifano per il toro e non per il torero), con Santoro che accusa il colpo e più volte la ripete per rifarsi; quella su Zelig, invece, gli si ritorce contro, perché il giornalista è abile a controbattere. Alla fine cerca di abbracciare l’acerrimo nemico che si rifiuta persino di dargli la mano. Titoli di coda. Mentre si va in pubblicità, nel guadagnare l’uscita, dice ai presenti: «Non fatevi infinocchiare da questi qua». Segno che è vigile anche quando la competizione è terminata. Alla fine non è Servizio Pubblico a ridimensionarlo, ma è un compito che, dopo gli acuti iniziali, assolve benissimo da solo nel finale.

Giulia Innocenzi Non classificata

Un unico pistolotto: la prende alla larga (molto alla larga) per porre una domanda che si poteva fare in cinque secondi. Tipo così: «Cavalier Berlusconi, non crede di averla sparata grossa quando disse che in Italia non c’era la crisi perché i ristoranti erano pieni?». Invece sembrava una puntata di “Quark” che, partendo dall’homo sapiens, ha ripercorso tutta l’evoluzione della specie.

Luisella Costamagna Non pervenuta

Alzi la mano chi, a fine puntata, si ricordava ancora cosa avesse chiesto a Berlusconi. Si è persa nei tempi della trasmissione. Pare la stiano ancora cercando. Se l’intenzione era quella di schierare le Santoro’s Girls nel ruolo delle anti-veline per mettere in difficoltà il “Re del bunga bunga”, la mossa si è rivelata un boomerang. Del resto Berlusconi s’era allenato bene con  le Olgettine.

Sandro Ruotolo – Assente giustificato

Confinato in veranda nel ruolo del cronometrista/notaio nell’ingrato compito di verificare il tempo di parola del Cavaliere rispetto a quello degli altri partecipanti.

Servizio Pubblico – Share da record

La trasmissione è stata seguita da 8.670.000 spettatori (33,58% di audience). Al di là di come è andata, è stato un successo. E chi parla di trionfo di Berlusconi forse dovrebbe porsi una domanda: avrebbe ottenuto un risultato così alto se l’arena non fosse stata quella di Servizio Pubblico e al posto di Santoro e Travaglio ci fosse stato qualcun altro a tenergli testa?

a cura di Antonio Pitoni (direttore de Il Punto) e Giorgio Velardi

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