Image 01

Archive for marzo 1st, 2017

Da Boccia a Chaouki e Lumia: ecco la squadra di Emiliano

mercoledì, marzo 1st, 2017

Michele_EmilianoHa deciso di rimanere nel Pd e correre per la guida della segreteria, giocando una partita senza esclusione di colpi. Come dimostrano le parole pronunciate non più tardi di 48 ore fa, quando ha detto tranchant che se qualcuno vuole togliersi dai piedi Matteo Renzi allora deve votare per lui. Lui è Michele Emiliano, governatore della Puglia che proprio non ci sta a fare l’agnello sacrificale lasciando campo libero all’ex premier e segretario dem uscente e al ministro della Giustizia Andrea Orlando. Anzi.

Così, come pure i suoi sfidanti, l’ex sindaco di Bari sta organizzando le truppe in vista della battaglia congressuale. Truppe che saranno formate da parlamentari, governatori, consiglieri regionali. Più la cosiddetta “società civile”. In molti per adesso non vogliono esporsi pubblicamente, anche perché la presentazione delle candidature alla segreteria scadrà il 6 marzo e non si possono commettere errori. Quel che è certo è che a tirare la volata del presidente pugliese c’è un pezzo da novanta del partito come Francesco Boccia, numero uno della commissione Bilancio di Montecitorio, secondo il quale “con Emiliano segretario del Pd tutte le anime della sinistra possono tornare a casa”. Schierato col governatore c’è anche un altro barese doc come Dario Ginefra, di cui il 5 giugno 2016 Emiliano, particolare succoso, è stato testimone di nozze.

Terza via – Non solo. Sempre dalla Camera arrivano anche altri quattro nomi. Si tratta di Simone Valiante (vicino all’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni), Antonio Castricone, Colomba Mongiello, pure lei pugliese, e Khalid Chaouki. Nome, quest’ultimo, che ha sorpreso non pochi, visto che nel mare magnum delle correnti del Pd il deputato di origine marocchina “nuota” in quella dei Giovani Turchi – o Rifare l’Italia – capitanata da Matteo Orfini e Orlando. Sarebbe stato logico, quindi, immaginare un suo appoggio a Renzi o al Guardasigilli. Invece Chaouki ha scelto la “terza via”. Poi, come detto, ci sono i governatori. Due in questo caso i nomi caldi, fra conferme e smentite: quelli di Mario Oliverio (Calabria), su cui però aleggia il punto interrogativo, e Rosario Crocetta, numero uno della Sicilia. In un primo tempo era stato tirato in ballo anche Nicola Zingaretti (Lazio), che però ha annunciato il proprio sostegno a Orlando. Un secco “no” è arrivato pure da Sergio Chiamparino (Piemonte): “Emiliano mi appare come l’altra faccia di Renzi, ne è speculare nell’idea che sembra avere della leadership”.   

In marcia – Dalla Sicilia vengono anche Pino Apprendi e il potente senatore della commissione Antimafia Giuseppe “Beppe” Lumia. Il primo, deputato dell’Ars, presiederà il comitato elettorale di Emiliano sull’Isola. Secondo quanto riferito a La Notizia da più fonti, anche il parlamentare, inseparabile di Crocetta, farà il “portatore d’acqua” per il presidente pugliese. In attesa che altri sposino la sua causa.

Articolo scritto il 1° marzo 2017 per La Notizia

Dj Fabo, parla Riccio, l’anestesista che aiutò Welby a morire: “Tradito il gesto di Piergiorgio, restiamo nel Medioevo”

mercoledì, marzo 1st, 2017

Riccio_MarioCiò che è accaduto a Fabiano Antoniani (Dj Fabo) è il segno dell’“arretratezza culturale” dell’Italia. Lo dice senza mezzi termini il Dottor Mario Riccio, l’anestesista che dieci anni fa aiutò Piergiorgio Welby a morire. “Mi auguro che l’Europa ci imponga di prendere in considerazione la questione dell’eutanasia”, aggiunge Riccio a La Notizia.

Il caso di Dj Fabo arriva dopo quelli di Welby, Englaro, Nuvoli, Piludu, Bettamin… Eppure quella legge tanto necessaria è ferma al palo.
L’Italia è l’unico Paese occidentale avanzato che sta ancora decidendo se un paziente può o non può rifiutare parzialmente o totalmente le terapie. Mentre il mondo discute di ben altro, noi continuiamo a vivere in una situazione di arretratezza culturale. Un Medioevo dal quale, prima o poi, mi auguro usciremo. Sa qual è il paradosso?

Qual è? Mi dica.
Paesi come il Canada, l’Olanda, il Belgio, dove l’eutanasia è legale, sono realtà ricche, che non hanno scelto questa via per “liberarsi” dei malati o perché costa troppo trattarli. Al contrario, questi hanno fatto il percorso inverso riconoscendo che in certe condizioni è giusto che lo Stato sostenga situazioni critiche e pesanti come quella di Dj Fabo.

Eppure il 60% degli italiani, dicono i sondaggi, è favorevole alla “dolce morte”. Quindi?
Trattando questo tema ormai da molti anni, posso dirle che la percentuale di cittadini favorevoli all’eutanasia è maggiore del 60%. Recentemente la sensibilità dell’opinione pubblica è maturata: molte persone che potrebbero trovarsi in disaccordo con la decisione presa da Welby o Dj Fabo capiscono che non possono impedire che altri facciano scelte diverse. 

Ma allora qual è il problema?
Esiste uno zoccolo duro, una componente culturale, politica e confessionale che ritiene assolutamente necessario combattere una battaglia per impedire che ognuno disponga di se stesso. È un discorso che prescinde dalla diversità di vedute, che pure va benissimo, sia chiaro, ma che cozza con la volontà del paziente.

Il ruolo della Chiesa quanto influisce in questo discorso?
Meno di quanto si possa immaginare. Certo, rimangono le posizioni oltranziste di alcuni prelati, ma all’interno della Chiesa la sensibilità è molto cambiata. Basti pensare alla posizione dello scomparso Cardinal Martini, che non condannava il rifiuto delle terapie, qualunque esse fossero. Lui stesso rifiutò di collegarsi al ventilatore.

Il vuoto normativo rappresenta un “tradimento” nei confronti di Piergiorgio Welby, che per primo ha lanciato un segnale al legislatore?
Senza ombra di dubbio. Fra l’altro, la proposta di legge sul testamento biologico di cui è relatrice Donata Lenzi del Pd, che dovrebbe arrivare in Aula nelle prossime settimane, presenta dei grossi limiti, che rischiano di limitare fino ad annullare la volontà del paziente. Per esempio, nel testo non si parla di sedazione palliativa profonda continua. Si parla invece di una pianificazione delle cure necessariamente da condividere assieme al medico.

Anche la Federazione Nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha delle responsabilità?
Personalmente, credo che la Fnomceo abbia la responsabilità di non aver mai preso una posizione su temi come questo. La classe medica se ne disinteressa, eppure la riguardano: è un grande vuoto, ci si è fatti sfuggire un’occasione permettendo che a parlare fossero altri. Mi piacerebbe che ci fosse uno scatto d’orgoglio. Vedremo.

Alla fine, il rischio è quello di un ennesimo intervento dell’Europa.
Sono un po’ démodé e ho fiducia nell’Europa. Mi auguro che, dopo quanto avvenuto con le unioni civili, l’Ue imponga all’Italia di prendere in considerazione la questione dell’eutanasia. Altrimenti continuerà ad alimentarsi un “turismo sanitario” che già adesso fa registrare numeri importanti.

Twitter: @GiorgioVelardi

Articolo scritto il 28 febbraio 2017 per La Notizia