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Archive for febbraio 10th, 2016

Sanzioni ai dissidenti, Di Pietro sta con Grillo: “Assurde le accuse di fascismo e razzismo, la polizza l’ho inventata io”

mercoledì, febbraio 10th, 2016

Nel 2010 l’allora leader dell’Idv fu il primo a mettere nero su bianco una misura anti-voltagabbana. Da far firmare ai candidati alle Regionali. Con una penale da 100 mila euro in caso di tradimento. Per evitare nuovi casi-Scilipoti. “Giusto punire chi usa il partito come un taxi”, dice l’ex pm di Mani pulite. Che poi dà un consiglio al fondatore dei 5 Stelle: “Stia attento alla forma, altrimenti si rischia un effetto boomerang com’è successo a me. Alla fine sono rimasto cornuto e mazziato”   

di-pietro-675Questa volta Beppe Grillo è arrivato secondo.La ‘polizza anti-voltagabbana’ l’ho inventata io nel 2010 alla vigilia delle elezioni Regionali – dice fiero l’ex leader dell’Italia dei valori (Idv), Antonio Di Pietro, parlando con ilfattoquotidiano.it –. Sono contento che il fondatore del Movimento 5 Stelle abbia preso spunto da me, è giusto che chi viene eletto rispetti il volere popolare. Però mi permetto di dargli un consiglio, anzi due. Innanzitutto ‘voltagabbana’ è chi si fa eleggere in un partito e poi lo lascia per andare in un altro o comunque per farsi gli affari suoi, mentre tutt’altro discorso è avere opinioni diverse all’interno dello stesso partito. Il che invece è ampiamente comprensibile. In secondo luogo, il mio amico Beppe stia attento alla forma: in casi simili, alla fine, si rischia l’effetto boomerang”. Mentre proseguono le polemiche a distanza fra M5S e Pd sul documento che il partito di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio farà firmare ai propri candidati alle comunali di Roma (che prevede una multa da 150 mila euro per i dissidenti), l’ex pm di Mani pulite interviene nel dibattito ricordando il precedente che sei anni fa lo vide protagonista in prima persona. E aggiunge: “Una legge sui partiti? Mi auguro proprio che la facciano. Ma che c’azzecca? Qui il problema è un altro. E si chiama etica”.

Onorevole Di Pietro, dunque Grillo e Casaleggio avrebbero preso spunto da lei. Ma come funzionava la sua ‘polizza’?
In maniera molto semplice: i candidati nelle liste dell’Idv, se eletti, dovevano rimborsare le spese elettorali sostenute dal partito, versando una quota mensile di 1.500 euro che veniva trattenuta dalle strutture territoriali del partito stesso per il suo funzionamento.

In caso di ‘tradimento’?
In che senso? Non è certo un tradimento pensarla diversamente. Altra cosa invece è abbandonare il partito dopo essere stato eletto, fregandosene degli impegni presi con gli elettori. In tal caso era prevista una penale da 100 mila euro. Il motivo è molto semplice: durante la campagna elettorale un partito prende degli impegni politici con i propri elettori e investe sui suoi candidati anche importanti somme di denaro. Ma chi usa il partito come un taxi per farsi eleggere e poi pensare agli affari propri deve essere sanzionato in qualche modo. Altro che vincolo di mandato.

Adesso anche lei verrà accusato di fascismo e razzismo…
Ma che c’entrano il fascismo e il razzismo in questa storia? Si tratta di coerenza.

Dovrebbe chiederlo al Pd, i renziani sono scatenati.
Parliamo dello stesso Renzi che con i suoi voti di fiducia ricatta continuamente il Parlamento, i cui rappresentanti sono stati nominati dalle segreterie di partito grazie ad una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta, e che se dovessero votare la sfiducia andrebbero a casa e nessuno li ricandiderebbe più? Per favore…

Quindi lei si schiera dalla parte dei fondatori del M5S. O sbaglio?
È ovvio, pur con le suddette precisazioni e anche qualche consiglio in più sul piano tecnico della stesura del documento di  impegno. A Grillo e Casaleggio va la mia solidarietà per gli attacchi che sono stati rivolti loro in queste ore. Partiamo da un presupposto: i cosiddetti ‘voltagabbana’ non solo tradiscono il partito che decide di candidarli, ma soprattutto compiono una vera e propria truffa nei confronti degli elettori. È un fenomeno che va contrastato a tutti i costi. Ma bisogna stare attenti.

In che senso?
Il documento che il M5S farà firmare ai propri candidati andrà stilato stando attenti alla forma, altrimenti si rischia un effetto boomerang, com’è successo a me…

Si riferisce al caso di quel consigliere regionale eletto a suo tempo nelle file dell’Idv in Puglia che, subito dopo il voto, lasciò il partito?
A lui e non solo a lui. Sa com’è finita? Che il giudice ha bollato l’atto di impegno firmato dal candidato come “vessatorio”, e quindi sarebbe stata necessaria una seconda sottoscrizione di conferma. Insomma, un cavillo giuridico che ci ha fatto perdere la causa.

A lei, sei anni fa, nessuno disse nulla?
Ci mancherebbe pure, alla fine sono rimasto cornuto e mazziato. Per questo dico a Grillo di stare attento affinché non succeda pure a lui.

Un fatto curioso. Intanto oggi il Pd, per bocca del vicesegretario Lorenzo Guerini, è tornato a chiedere una legge sui partiti. Cosa ne pensa?
Ben venga, ma servirà davvero a qualcosa? Il nocciolo della questione è l’etica. Se un eletto non sposa più la linea del partito per il quale è stato eletto si deve dimettere e, al giro successivo, si ripresenterà con un’altra formazione. Non fa in continuazione il salto della quaglia. In Parlamento c’è gente che ha cambiato sette-otto volte casacca. Ma si può?

Si riferisce a Dorina Bianchi (Ncd), recentemente nominata sottosegretario alla Cultura?
Lei, ma non solo. A Renzi va bene così. Sempre meglio guardare in casa d’altri che all’interno della propria.

Twitter: @GiorgioVelardi

(Articolo scritto il 9 febbraio 2016 per ilfattoquotidiano.it)

Primarie Milano, Civati e la sinistra sconfitta: “Mi hanno dato del pirla, ma ora tutti dicono che avevo ragione”

mercoledì, febbraio 10th, 2016

Il leader di Possibile punta il dito contro Sel: “Posizione incomprensibile, la sconfitta era assicurata”. E chiude sull’ipotesi di una sua candidatura a sindaco del capoluogo lombardo: “Serve un candidato civico, no a scelte calate dall’alto”. Ma in ballo c’è anche Roma: “Fassina farebbe bene a ritirarsi? Non spetta a me dirlo, ma si dovrebbe trovare un nome che rappresenti tutti quanti”

civati_675Il messaggio è chiaro. “Per mesi mi hanno dato del ‘pirla’, oggi molti mi dicono ‘avevi ragione’ – dice Giuseppe Civati ailfattoquotidiano.it –. Meglio tardi che mai…”. Il deputato ex Partito democratico, oggi leader di Possibilenon nasconde l’amarezza per come sono andate le primarie dem per la candidatura a sindaco di Milano. “L’ennesima prova del fatto che il centrosinistra si è ormai totalmente spostato al centro – attacca –. Peccato che qualcuno non lo abbia capito prima”. Quel “qualcuno”, manco a dirlo, sono i ‘compagni’ di Sinistra Ecologia Libertà (Sel). Che nel capoluogo lombardo hanno dapprima sostenuto Francesca Balzani (vice del sindaco uscente Giuliano Pisapia, suo main sponsor) salvo poi, a sconfitta acclarata, paventare l’ipotesi di una candidatura alternativa a quella dell’ex amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala. Il nome? Qualcuno ha addirittura tirato in ballo l’ipotesi-Civati.

Insomma, onorevole Civati, si candida a sindaco di Milano?
No, per una ragione molto semplice.

E cioè?
Sono contrario alla logica dei soggetti calati dall’alto. Personalmente, credo che serva un candidato ‘civico’ e non politico. Per cercare di mettere in difficoltà Sala, a Milano la sinistra deve trovare una sintesi costruendo un progetto politico ampio. Anzi: a dire la verità avremmo già dovuto costruirlo. Qualcuno però ha preferito fare di testa propria con i risultati che conosciamo. Per mesi mi hanno dato del ‘pirla’, oggi molti mi dicono che avevo ragione. Meglio tardi che mai…

Si riferisce a Sel?
La loro è una posizione che ho faticato a comprendere e che tutt’ora non condivido. Speriamo solo che quanto è accaduto a Milano sia da esempio.

La sua amarezza è tangibile.
Le primarie dello scorso fine settimana hanno dimostrato che ormai quello di Renzi è un partito di centro che ha poco a che fare con le proprie origini. Al contrario, a sinistra c’è un elettorato privo di rappresentanza che chiede attenzioni. Pisapia, Balzani, Majorino e la stessa Sel avrebbero fatto bene a capirlo invece di andare incontro ad una sicura sconfitta.

Sta dicendo che con il partito di Vendola i rapporti sono chiusi? Fassina ha aperto all’ipotesi di un ticket con Ignazio Marino in vista delle comunali di Roma.
Sono contento che Stefano la pensi così. Ma anche in questo caso siamo un tantino in ritardo.

Dunque, Fassina farebbe bene a fare un passo indietro, magari lasciando spazio al sindaco uscente o addirittura all’ex ministro Massimo Bray?
Non spetta a me dire cosa Fassina deve o non deve fare. Per ora, la sua candidatura non esclude sia quella di Marino sia quella di Bray. Ma si dovrebbe trovare un nome che rappresenti tutti quanti. A Roma, dove, come per Milano, la richiesta di rappresentanza è elevata, Possibile sta promuovendo un lavoro collettivo con tutti i soggetti interessati a portarlo avanti. Io sono per presentarci tutti insieme, loro non lo so.

A Napoli, invece, sia Possibile che Sel appoggeranno la ricandidatura di Luigi De Magistris.
Sì. Nei prossimi giorni ci incontreremo con il sindaco per definire gli ultimi dettagli.

Twitter: @GiorgioVelardi

(Articolo scritto il 9 febbraio 2016 per ilfattoquotidiano.it)