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La morte in un click – da “Il Punto” del 6/04/2012

lunedì, aprile 23rd, 2012

La vicenda di Teresa Sunna, la 28enne deceduta dopo aver ingerito nitrito di sodio scambiato per sorbitolo e acquistato online, riapre il dibattito sulle farmacie telematiche. Spesso dietro queste si nascondono organizzazioni criminali. Altre volte si tratta di vere e proprie truffe ai danni degli acquirenti. I Nas: «Mercato più redditizio della droga». LegitScript: «Su 40mila presenti, solo lo 0,6% sono sicure»

Chiedono «giustizia», i familiari di Teresa Sunna. Una studentessa modello, il cui sogno era quello di laurearsi in Economia e commercio. Un punto di riferimento per amici e parenti. Morta a soli 28 anni dopo aver ingerito nitrito di sodio, una sostanza altamente tossica utilizzata (in quantità minime) come conservante alimentare nei prodotti a base di carne. Scambiata, invece, per sorbitolo, uno zucchero che si estrae dalla frutta e che viene utilizzato per effettuare i test sulle intolleranze alimentari. Ma quella confezione l’ambulatorio privato di Barletta, dove Teresa si era recata per sottoporsi al Breath test al lattosio, non l’aveva acquistata in farmacia. Bensì su eBay, il più noto sito di compravendite online, che ne ha subito bloccato la distribuzione. Una pratica illegale, visto che nel nostro Paese l’acquisto di farmaci su Internet è vietato. Prodotto dalla sede italiana della multinazionale statunitense Cargill, il farmaco contraffatto è stato poi commercializzato dalla irlandese Mistral, che l’ha venduto anche in Francia, Belgio, Lettonia e Regno Unito. Altre due pazienti, la 62enne Addolorata Piazzolae la 32enne Anna Abbrescia, hanno rischiato di morire dopo la somministrazione della stessa sostanza, riuscendo fortunatamente a salvarsi. Teresa non ce l’ha fatta. Bastano infatti 2 grammi di nitrito di sodio per uccidere una persona che pesa 65 kg. Alle tre donne ne sono stati somministrati 5. Se il ministro della Salute Renato Balduzzi ha tenuto a tranquillizzare gli animi, dicendo che «in Italia, grazie ai controlli, abbiamo la percentuale di medicinali contraffatti più bassa d’Europa» (0,1 per cento contro una media europea dell’1 per cento, secondo l’Aifa), restano da comprendere a pieno i motivi per cui gli italiani comprano i farmaci in rete. Specialmente quelli per combattere i disturbi sessuali e per aumentare le prestazioni fisiche. Spesso dietro le finte farmacie telematiche si annidano vere e proprie organizzazioni criminali. Con conseguenze gravissime per la salute di tutti noi.

MERCATO IN CRESCITA – Secondo LegitScript, l’ente statunitense di verifica e controllo delle farmacie online, solo lo 0,6 per cento delle oltre 40mila farmacie censite sarebbe legale. Quelle potenzialmente legali sono il 2,7 per cento, mentre quelle completamente fuorilegge il 96,8 (38.947, in termini reali). Si tratta di un mercato in rapida crescita: “colpa“ di un vuoto normativo tangibile – la direttiva di riferimento, approvata nel febbraio 2011, dovrà essere recepita in tutti gli Stati membri entro 18 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta europea –, ma anche delle organizzazioni criminali, dedite alla frode e al phishing. Dal 2005 ad oggi i Nas (il Nucleo anti-sofisticazione dei Carabinieri) hanno sequestrato oltre 3.664.000 tra fiale e compresse contraffatte, arrestando 337 persone e segnalandone all’autorità giudiziaria altre 5.500. «Per ogni euro investito da queste organizzazioni nel commercio di farmaci contraffatti si genera un guadagno di 2.500 volte. Con la droga questa proporzione è di 1 a 16. Quindi il mercato dei medicinali falsi è circa 150 volte più redditizio rispetto a quello delle sostanze stupefacenti», ha evidenziato mesi fa il comandante dei Nas Cosimo Piccinno. Ad andare per la maggiore sono i farmaci anti-impotenza e gli anabolizzanti, tanto che da maggio 2011 i risultati delle voci «buyviagra» e «buyanabolic» su Google sono cresciuti rispettivamente del 203 e del 101 per cento. Spesso si comprano anche sostanze come il Melanotan II, corrispettivo sintetico di un ormone che stimola la produzione di melanina e che sembra avere effetti afrodisiaci ed erettivi, o anticoagulanti come l’eparina «cinese», che nel 2008 provocò 149 morti negli ospedali degli Usa.

IL PARERE DELL’AIFA – «C’è una disomogeneità nella normativa sulle farmacie online a livello europeo. Non è un problema che riguarda solo l’Italia», dichiara a Il Punto Domenico Di Giorgio, dirigente dell’Unità di prevenzione contraffazione dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. «La direttiva che ha armonizzato il mercato europeo era del 2001 – prosegue Di Giorgio –, a quel tempo il problema-Internet non era certo una questione prioritaria. Lo scorso anno è terminata la negoziazione di una direttiva, la 2011/62, alla quale il nostro Paese ha partecipato attivamente. Per la prima volta viene previsto un titolo specifico nella normativa che vincola tutti gli Stati membri a fare una regolamentazione delle farmacie su Internet. Ciò avviene attualmente in pochi Paesi, fra cui Inghilterra e Germania. Le farmacie online legali restano una minoranza, mentre la larga maggioranza sono illegali e difficilmente distinguibili da un utente inesperto». Quanti sono gli italiani che ricorrono a Internet per acquistare i farmaci? Di Giorgio risponde: «Dai nostri studi è emerso meno dell’1 per cento. Un dato significativo, anche se non allarmante come quello circolato sulla stampa mesi fa. Non è però un fatto di numeri, il caso di Barletta non può essere ridotto a una questione di statistiche. Ci sono stati, per errori di etichettatura di prodotti o frodi, due casi di uno sciroppo antitosse per bambini che cinque anni fa ha causato centinaiadi morti in Nigeria e a Panama». Quali sono i fattori che spingono le persone ad acquistare farmaci online? «Non sono solamente i costi molto bassi o il fatto che sia garantito l’anonimato. Questi sono quelli che stimolano la domanda. Il problema è che manca un filtro, c’è un’assenza di “percezione del rischio”, per questo motivo occorre puntare maggiormente sulla comunicazione», dice Di Giorgio. Come si distingue un farmaco “originale” da uno contraffatto? «Spesso anche noi esperti abbiamo bisogno di analisi di laboratorio per capire se il prodotto è buono o meno. Alcuni di quelli che recentemente abbiamo sequestrato insieme ai Nas avevano un aspetto esteriore estremamente professionale. Va specificata una cosa: coloro che acquistano farmaci su Internet vanno definiti “clienti”, più che “pazienti”. Si tratta di soggetti che vogliono steroidi ma non per scopo terapeutico, o che cercano di dimagrire senza passare per i consigli di un dietologo assumendo Sibutramina o altri prodotti “magici” con effetti collaterali pesantissimi, da fonti non controllate». Da tempo l’Aifa monitora il fenomeno in questione: «Sono almeno cinque anni. Abbiamo iniziato facendo i campionamenti con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e i Nas, comprando i farmaci da siti sospetti per analizzare la qualità dei prodotti. L’evoluzione del fenomeno è stata molto rapida: al tempo la maggior parte dei siti facevano frodi informatiche, la farmaceutica era uno schermo. Altri studi, che abbiamo compiuto con delle software house italiane, hanno analizzato la penetrazione nei social network o all’interno di siti istituzionali per guadagnare punteggio nei motori di ricerca. In una fase successiva abbiamo poi attaccato direttamente questi siti». Ma da un dato momento in poi lo schermo è caduto: «Sì, perché le organizzazioni criminali si sono “travestite” da Robin Hood, dicendo di battersi contro la farmaceutica costosa. E il problema, lo ribadisco, è la mancanza di una sufficiente percezione del rischio. Solo il 20 per cento dei cittadini sa che comprare medicinali online è illegale».

GLI ANTICONCEZIONALI – Ma sul web, come documentato da Doctor’s Life (il canale Sky curato dall’Adnkronos Salute), si può acquistare anche la “pillola dei cinque giorni dopo”, che in Italia sarà commercializzata da aprile. Già in vendita in Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna, la pillola acquistata in Internet permette di aggirare il “paletto” – che esiste solo nel nostro Paese – della presentazione obbligatoria di un test che escluda la presenza di una gravidanza già in atto. Ma anche in questo caso i rischi non mancano. E i costi sono addirittura molto più elevati: 60 euro contro i 35 stabiliti dall’Aifa per le farmacie italiane. «Si tratta di un farmaco impossibile da assumere senza un controllo medico. In particolare per quelle che possono essere le eventuali conseguenze» dice a Il Punto il ginecologo Massimo Salvatori. «Non si tratta di un farmaco antifecondativo o anticoncezionale, ma anti progestativo, per impedire cioè l’impianto dell’uovo fecondato. Se una donna assume la “pillola dei cinque giorni dopo” senza aver prima effettuato un consulto, e avverte dei sintomi che non sa interpretare proprio a causa di ciò, corre dei pericoli». Per bocca del presidente Nicola Surico la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) lancia l’allarme: «Le giovanissimecontinueranno a rivolgersi al web per bypassare la ricetta e il test di gravidanza. Noi abbiamo contestato subito la scelta di autorizzare la pillola con l’obbligo del test di gravidanza tramite analisi del sangue, ma la nostra critica non è stata recepita. E con l’uso di Internet non sapremo mai quante pazienti assumono il farmaco. L’Italia dovrebbe adeguarsi all’Europa».

Twitter: @GiorgioVelardi

Terremoto a orologeria – da “Il Punto” del 13/04/2012

lunedì, aprile 23rd, 2012

Lo scorso 24 febbraio, a “Il Punto”, l’ex ministro Galan aveva dichiarato di essere favorevole ad una «separazione consensuale» fra ex An e Forza Italia. Tutto tacque. Poi un mese dopo arriva l’intervista a “Il Giornale” in cui ribadisce il concetto, e il partito va nel caos. Mentre al suo interno c’è chi afferma che l’unità ritrovata sia in realtà una “tregua armata” in vista delle amministrative

«Per quanto mi riguarda, sono assolutamente favorevole ad una “separazione consensuale” con gli ex An e ad un ritorno a Forza Italia. Perché diciamocelo con sincerità: nei quattro anni del Predellino non ci siamo amalgamati. Secondo, e lo dico con amicizia nei confronti degli ex An, ci guadagneremmo entrambi in termini di voti». Così parlò Giancarlo Galan più di un mese fa. Sul numero de Il Punto del 24 febbraio, infatti, l’ex ministro di Agricoltura e Beni culturali manifestò la sua propensione ad un ritorno alla fase di progettazione. «Dov’è finita l’idea di partito innovatore e diverso che dicevamo di voler essere?», si domandò. Il colloquio è stato ignorato. Ma poi, esattamente trentasette giorni dopo, Galan rilascia un’intervista a Il Giornale. E dice: «Alle elezioni amministrative qualche esperimento qua e là lo si poteva anche fare. Una separazione consensuale. Con gli ex An dico che ci conviene, andremmo meglio divisi, restando in una federazione ma separati. La fusione tra An e Forza Italia non è riuscita». Scoppia il putiferio. Il vulcanico Ignazio La Russa invita il collega «a farsi un partito con Fini», Berlusconi convoca un vertice a Palazzo Grazioli e chiede ai suoi di stare uniti. Sorrisi e strette di mano all’uscita, ma c’è chi – presente alla riunione – rivela a Il Punto: «La tendenza è quella di tenere “sopita” questa spaccatura. È un’unità ritrovata in funzione delle prossime amministrative. Difficoltà ce ne sono: anche il tema della riforma della legge elettorale sarà un gran bel problema. Per fortuna non sono volati i coltelli, anzi Galan è stato pure applaudito nel corso del suo intervento. Certo, non da tutti» (facile capire chi abbia tenuto le mani saldamente incollate al tavolo). Quindi l’armistizio paventato dai pezzi da novanta del partito dopo l’incontro del 3 aprile scorso appare in realtà come una “tregua armata” per evitare che il partito si sfaldi a meno di un mese dall’appuntamento con le urne. Anche perché i temi sul tavolo di Angelino Alfano sono molteplici: dalle elezioni alla riforma della legge elettorale e del mercato del lavoro, dal proliferare di liste civiche con la dicitura «Forza» alla sospensione (che culminerà con l’espulsione?) dei 14 fra assessori e consiglieri regionali che a Verona hanno appoggiato la ricandidatura del leghista Flavio Tosi.

UN RITORNO DI «FORZA» – La prima è stata «Forza Lecco», nata in casa dell’ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. Poi, a seguire, sono arrivate anche «Forza Verona», «Forza Veneto» e «Forza Toscana». Ma di liste civiche come quelle appena sciorinate ne spuntano ormai ogni giorno (altre sono ancora in fase embrionale in altre città d’Italia). E dietro queste manovre – fanno sapere da ambienti interni al Pdl – c’è il benestare di Berlusconi. Tranne a Verona (se ne parlerà più avanti). A Lecco la corrente nata in opposizione al ruolo degli ex An nel partito ha ricevuto la benedizione nientemeno che dell’ex titolare della Funzione pubblica Renato Brunetta. A ribadirlo anche una nota diffusa dal coordinamento locale: «Brunetta, verso il quale proviamo profonda stima e ammirazione per l’eccezionale lavoro svolto alla guida del ministero, ha sottolineato la positività nella nascita della nostra associazione, indicandoci come “un laboratorio arrivato alle cronache nazionali, che è il benvenuto”». Analogo il discorso per «Forza Veneto», «un’area culturale nata per riportare nel Pdl il genuino spirito di Silvio Berlusconi», come ha dichiarato uno dei promotori dell’iniziativa, Alessandro Zanon. Anche qui, manco a dirlo, il motivo che ha portato alla nascita della nuova creatura sono le tensioni con gli eredi dell’Msi, che qualcuno – tranchant – chiama «ex fascisti». Espressione diversa, ma motivazioni identiche, hanno portato in Friuli-Venezia Giulia alla nascita di «Popolo di Gorizia». Una lista venuta alla luce in cambio della promessa della Lega Nord di appoggiare la rielezione del sindaco uscente, Ettore Romoli (Pdl). E che dire di Como? Alle primarie del partito vince Laura Bordoli (An più Comunione e Liberazione), con i laici che non digeriscono il risultato e tuonano: «I fascisti rimangono fascisti, se non ti uniformi a questa banda prendi i manganelli in testa». La partita è ancora aperta, malgrado la mediazione di La Russa e Verdini. Senza dimenticare i casi che riguardano Monza, Imperia e il Trentino Alto Adige, dove si sono formate addirittura due compagini («Forza Trentino» e «Forza Alto Adige», entrambe su spinta della berlusconiana Micaela Biancofiore). Infine c’è chi, come Isabella Bertolini, dopo aver tirato su «Forza Emilia Romagna» ha dichiarato a L’Opinione delle Libertà: «Bisogna chiedersi perché tantissimi di quelli che nel 1994 hanno votato Forza Italia l’anno prossimo avranno seri problemi a barrare il simbolo del Popolo della Libertà». Già, perché?

CASI LIMITE – Sono quelli di Verona e de L’Aquila. Nel capoluogo veneto, dopo un batti e ribatti durato mesi, si è andati incontro ad uno scenario che ha dell’incredibile. La nascita di «Forza Verona», formata da una cospicua fetta di amministratori Pdl uscenti che hanno deciso di appoggiare la ricandidatura del sindaco leghista Flavio Tosi – e non di Luigi Castelletti, scelto dal partito –, ha visto l’intervento diretto di Alfano, che ha sospeso i 14 “dissidenti”. Maroni non ha gradito la presa di posizione del segretario, tanto da etichettare il suo come «un atteggiamento da vecchio democristiano. Se sono traditori non puoi solo sospenderli, mi sembra una mezza misura che non capisco», ha aggiunto l’ex ministro dell’Interno. Dello stesso avviso anche Tosi: «Alfano non poteva fare di meno, non voleva fare di più». Poi c’è L’Aquila. E anche qui sono dolori. Perché il governatore della Regione, Gianni Chiodi, ha fatto da “padrino politico” al candidato sindaco dell’Mpa Giorgio De Matteis (attuale vicepresidente del consiglio regionale), uno che è riuscito nell’impresa di mettere insieme parti di Udc, Casa Pound e i Verdi. Scelta che però non viaggiava sulla stessa lunghezza d’onda di Alfano e Cicchitto, che hanno preferito Pierluigi Properzi (docente universitario), provocando una spaccatura evidente negli elettori di centrodestra di una città che vive ancora con i fasti del terremoto del 6 aprile 2009 negli occhi e nel cuore.

PERICOLO RIFORME – Quella del mercato del lavoro, prima di tutto. Ma anche le modifiche alla Costituzione e una nuova legge elettorale che cancelli il (mica tanto odiato) “Porcellum”. La paura che circola nelle stanze di via dell’Umiltà è quella che, in caso di tonfo alle amministrative, un’eventuale nuova diaspora lasci terreno fertile ai progetti del centrosinistra (che pure non se la passa tanto meglio) in tema di riforme. Ecco perché Alfano, dal palco di Taormina, ha fatto intendere che il nuovo mercato del lavoro va progettato e costruito prima di maggio. Perché quello che succederà dopo è ancora tutto da capire. Berlusconi ha parlato di una «nuova cosa» da presentare a margine della tornata elettorale – di che si tratti ancora non è dato sapere –, stoppando i malumori nati sul tema del nuovo sistema di voto dichiarando che il modello migliore «è un proporzionale alla tedesca, perché consente di correre da soli e di indicare il leader». Rendersi conto che nel Pdl ci sia bisogno di rinnovamento è come scoprire l’acqua calda. Nei sondaggi il partito oscilla fra il 20 e il 24 per cento, recuperando terreno dopo la caduta verticale dei mesi scorsi. Ma non basta. Perché quanto auspicato da Alfano nel giorno del suo insediamento come segretario («il partito degli onesti» e «la casa dei moderati») ha un cammino ancora lungo da percorrere. Ecco perché l’Udc e la “nuova” Lega di Maroni sono osservati speciali. E chissà che alla fine la «nuova cosa» non metta d’accordo tutti.

Twitter: @GiorgioVelardi