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Messico, lì dove muoiono i giornalisti

domenica, settembre 25th, 2011

L’ultima a perdere la vita, in ordine di tempo, è stata Maria Elizabeth Macias, 39 anni, caporedattore del giornale Primera Hora. Ma il Messico, da qualche anno a questa parte, sta assistendo al dilagare di un fenomeno preoccupante: l’assassinio di giornalisti.

Verso la fine del 2009 il dato era allarmante: secondo un documento redatto da “Reporters senza frontiere” (Rsf), ”con 55 giornalisti uccisi e otto scomparsi dal 2000, il Messico è il paese più pericoloso del continente per la libertà di stampa“. Ma il numero di cronisti caduti è aumentato, in questi ultimi due anni, tanto da toccare addirittura quota 83. Lo scorso due settembre, inoltre, il paese ha pianto la scomparsa di Marcela Yarce e Rocio Gonzalez Trapaga, i cui corpi sono stati ritrovati privi di vita nel parco Iztapalapa, in un quartiere di città del Messico. La prima, fondatrice e direttrice delle relazioni pubbliche del settimanale Contralinea, e la seconda (freelance) lavorano indagando sul tasso di corruzione dilagante in Messico. Alla fine di agosto è stato ucciso anche Humberto Salazar, direttore di un quotidiano web, che si occupava prevalentemente di politica.

Neanche la creazione di una di una Procura speciale per i delitti contro i giornalisti (Feadp, 2006), l’associazione presieduta da Jean-Francois Julliard, ha migliorato la situazione. La colpa principale delle morti dei cronisti è del narcotraffico: dal 2006 al 2011 sono morti 41.000 uomini negli scontri tra cartelli della droga e forze di sicurezza, un dato che fa del Messico uno dei paesi più violenti al mondo.